Il 2025 delle sfide, dall’effetto Trump alla Francia osservata speciale

Il Documento previsionale di Assiom Forex passa in rassegna le tematiche che potrebbe condizionare i mercati nel 2025

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 26 Novembre 2024 10:38

In attesa di comprendere come si materializzerà la nuova “Trumpeconomics”, il 2025 si prospetta come un anno di opportunità e sfide per i mercati azionari globali, caratterizzato in particolare da rapide rotazioni settoriali ed aumento della volatilità. E’ quanto emerge dall’ultimo Documento previsionale di Assiom Forex, l’Associazione degli operatori finanziari, che elenca i punti di attenzione e le possibili reazioni dei mercati.

Azionario Usa a gonfie vele

“Nonostante i potenziali rischi di una nuova guerra commerciale – si sottolinea – riteniamo che anche per il 2025 le azioni statunitensi saranno da sovrappesare, pur mantenendo l’attenzione anche verso le azioni di specifici Paesi europei. Sarà inoltre fondamentale prestare attenzione alle azioni cinesi, che potrebbero finalmente tornare a essere interessanti per gli investitori”.

Secondo gli esperti di Assiom Fporex, i mercati azionari statunitensi seguiranno conattenzione l’agenda “Trusk”, con tasse e tariffe fra i principali elementi di interesse. Il mercato Usa se ne avvantaggerà soprattutto se il nuovo Presidente non intraprenderà una vera e nuova guerra commerciale, ma utilizzerà questa minaccia solo come tattica negoziale.

Focus anche sullo sviluppo dell’Intelligenza artificiale  “multimodale”, che innescherà una rivoluzione in molti settori economici e finanziari, attirando ulteriormente capitali e interesse a livello mondiale.

Europa al centro della rosa dei venti: dazi e riforme

L’Europa trarrà vantaggio soprattutto dalla Bce, che potrà adottare politiche monetarie ulteriormente accomodanti, sostenendo in particolare i settori ciclici. Tuttavia, uno dei principali rischi per l’Unione Europea nel 2025 sarà rappresentato dalla nuova politica commerciale dell’amministrazione Trump. E’ importante ricordare che circa il 50% del Pil europeo dipende dal commercio estero, con gli Stati Uniti come primo partner commerciale dell’Ue, generando un interscambio annuale di circa 800 miliardi di euro. Un’ipotetica imposizione di nuovi dazi statunitensi del 10% sui prodotti europei potrebbe ridurre il Pil dell’Eurozona di circa l’1%.

Fra i punti di attenzione anche la debolezza della leadership politica europea, anche se  le elezioni anticipate in Germania potrebbero sorprendentemente fungere da catalizzatore positivo, aprendo la strada ad una nuova politica orientata alla crescita. La Germania e più in generale l’intera Europa, si trovano di fronte a sfide strutturali che richiedono risposte da una nuova politica economica. In questo contesto, riteniamo che l’agenda Draghi possa rappresentare una guida strategica per incentivare investimenti privati, migliorare la  competitività e promuovere una politica di difesa comune.

Dai PIGS ai PIGF: Francia osservata speciale

Assiom Forex si mantiene “estremamente cauta” sugli spread dei governativi europei anche per effetto della maggiore offerta di bond  dovuta al Quantitative Tightening della Bce, che creerà pressione sugli spread. I collocamenti di titoli governativi nell’area euro saranno in linea con il 2024 (circa 1,3 trl). In uno scenario senza shock significativi sui deficit di bilancio, i Paesi che avranno le emissioni lorde più consistenti (escludendo i bond short term) saranno Francia (330 mld) Italia (320 mld) Germania (265 mld) e Spagna (160 mld).

La Francia al momento è il Paese che desta maggiore preoccupazione, in quanto il governo ha dichiarato di voler finanziare i 330 mld di emissioni lorde (nette oltre 200 mld) con un ammontare significativo di collocamenti a breve scadenza (BTF). Una scelta che vedrà salire i rendimenti, soprattutto nella parte breve della curva (bear flattening). E’ molto probabile che la prossima estate ci saranno nuove elezioni in Francia, dove la possibilità di vittoria della Le Pen saranno molto elevate. In quel contesto vi sarà un aumento dello spread della Francia contro Bund nel range 90/110 bps.

L’Italia guarda agli investitori esteri

Nel 2025 l’Italia dovrà finanziare tra 100 e 110 mld di emissione al netto dei bond in scadenza, che senza i reinvestimenti dei programmi di acquisto della Bce diventano circa 170 mld. Inoltre il contributo degli investitori retail è previsto in netta diminuzione perché i portafogli degli italiani sono già notevolmente sovraesposti sui BTP (65% del totale) livello record rispetto ai minimi, tra il 20% e il 30%, toccati dal 2012 al 2016.

Si stima che l’anno prossimo il Tesoro potrà contare su circa 40 miliardi di investimenti retail rispetto ai 125 mld del 2023 e ai 54 mld del 2024. Pertanto,  il ruolo degli investitori esteri dovrà essere preponderante, pari a circa il 60% delle emissioni nette, una percentuale molto ambiziosa ma teoricamente raggiungibile in un contesto di volatilità stabile, dato che le recenti emissioni (BTP 7 e 30 anni) hanno avuto una domanda record (200 miliardi) collocata per l’80% all’estero.

Commodities e valute

La debolezza della crescita globale e gli effetti (selettivi e ancora incerti) dei dazi avranno un impatto anche su commodities e valute. I riflessi dello slowdown ciclico recessivo mondiale (Cina ma anche Europa) potrebbero avere il risultato di rallentare le quotazioni delle materie prime limitando l’upside del Dollaro Canadese, Australiano e Neozelandese.

Gli esperti ritengono anche che il picco dell’oro sia probabilmente alle spalle e siano probabili prese di profitto entro fine anno grazie alla rimozione dell’incertezza sulle elezioni statunitensi, e consolidamento nel 2025, probabilmente in un intervallo di 2.450-2.650 USD/oncia. Al contrario, vi sono maggiori rischi di rialzo nel 2026 e negli anni successivi perché tutti i driver di lungo periodo restano validi: rischi di deflazione in Cina, aumento del debito negli Stati Uniti, pressioni inflazionistiche, persistenti rischi geopolitici.

Quanto al petrolio, domanda e offerta raggiungeranno nuovi record nel 2025, ma difficilmente il mercato fisico riuscirà ad assorbire la crescita attesa dei volumi, e quindi si potrebbe registrare un modesto surplus già nel secondo semestre 25. Tuttavia, i rischi geopolitici in Medio Oriente dovrebbero contribuire a mantenere le quotazioni internazionali del greggio su livelli relativamente elevati: il Brent potrebbe attestarsi vicino a una media di 76/78 dollari al barile nel 2025, mentre il WTI intorno a una media di 72/74 dollari.