Fed e BCE pronte a nuovo rialzo: nuova stangata sui mutui

Le prossime riunioni di politica monetaria confermeranno un costo del denaro in crescita e si riverseranno sul mercato dle credito facendo rincarare le rate dei mutui

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Redazione

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Pubblicato: 1 Febbraio 2023 09:47

La Fed e la BCE si preparano ad annunciare, fra oggi e domani, altri aumenti dei tassi di interesse, per combattere l’inflazione che ancora corre. Una nuova stretta che si tradurrà in un ulteriore raffreddamento del mercato dei mutui ed in nuovi aggiustamenti dei tassi praticati sull’acquisto di nuove abitazioni. Ma vediamo cosa è accaduto e cosa ci si attende per i prossimi mesi.

Fed: tempi maturi per rallentare a 25 punti

La Federal Reserve americana, partita per prima,  dovrebbe iniziare a tirare il fiato e rallentare il ritmo di aumento dei tassi d’interesse, che in precedenza ha portato avanti ad un passo di 75 punti a volta.

A questo proposito gli analisti di Le Francaise AM si attendono che il FOMC aumenti i tassi di 25 punti base, portandoli a un range di 4,50%-4,75%, e che il presidente Jerome Powell ribadisca l’impegno a ripristinare la stabilità dei prezzi nonostante la decelerazione del ritmo di aumento dei tassi e l’impegno amantenere i tassi alti finché “il lavoro non sarà finito” e cioè finché l’inflazione non sarà tornata all’obiettivo del 2%.

Per il mese di marzo, la probabilità che la Fed aumenti ancora i tassi di 25 punti viene “prezzata” all’80%, ma gli analisti ritengono che Powell potrebbe anche tenere aperta la porta a una sospensione dei rialzi dei tassi nella riunione di marzo, a condizione che vengano valutate le prospettive sia dell’inflazione che dell’attività economica reale.

In ogni caso il picco dell’inflazione sarà raggiunto in un  intervallo di 5%-5,25% entro la fine del 2023, secondo l’ultima previsione media dei policymaker.

La BCE pronta per altto aumento di 50 punti

Anche il meeting della BCE potrebbe destare poche sorprese, perchéa Francoforte c’è “molto lavoro da fare” per riportare l’inflazione in linea con l’obiettivo del 2%.

L’Istituto do Francoforte è partito con un certo ritardo rispetto alla controparte americana e deve quindi recuperare il terreno perduto. All’interno del Board c’è anche un certo contrasto fra chi avrebbe voluto mantenere la marcia più alta e continuare ad alzare i tassi di 75 punti a volta e chi propende per una decelerazione e sostiene un aumento di 50 punti.

Molto probabilmente l’Eurotower alzerà i tassi di 50 punti sia a febbraio che a marzo, dando una chiara indicazione che si continuerà su questa strada per buona parte del 2023. Nei suoi recenti commenti da Davos, la presidente della Bce Christine Lagarde ha ribadito il messaggio della conferenza stampa di dicembre, confermando che la banca centrale “manterrà la rotta”.

L’inflazione infatti è scesa nuovamente sotto il 10%, ma con un tasso del 9,2% non consente ancora di dormire sonni tranquilli, mentre il PIL del 4° trimestre è risultato anche migliore delle aspettative con una crescita dello 0,1% su trimestre e dell’1,9% su base annua. Dati che consentono di respirare, ma non di adagiarsi.

Al contrario della Fed, la BCE non ha ancora dato una guidance precisa su quello che potrebbe essere il picco dei tassi di interesse, ma si è sempre parlato di un “livello sufficientemente restrittivo da  garantire un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%”. C’è quindi ancora incertezza su quello che potrebbe essere il livello massimo.

Il mercato dei mutui in UE sconta la politica restrittiva

Secondo un sondaggio condotto dalla BCE sul mercato dei prestiti bancari, emerge che a fine 2022, l’Eurozona ha registrato un inasprimento sostanziale degli standard creditizi per tutte le categorie di prestiti e questo ha portato ad una diminuzione della domanda di prestiti da parte delle imprese e ad un crollo della domanda di mutui.

Per il primo trimestre del 2023 le banche dell’Area Euro prevedono un ulteriore inasprimento degli standard creditizi  sia per i prestiti immobiliari che per il credito al consumo. Il calo della domanda netta di mutui per l’edilizia abitativa è stato il più forte mai registrato, mentre anche la domanda di credito al consumo e altri prestiti alle famiglie è diminuita fortemente in termini netti, sebbene in misura minore rispetto ai mutui per l’edilizia abitativa.

Un report di Facie.it segnala che, se domani 2 febbraio la BCE dovesse confermare un nuovo incremento dei tassi di 50 punti base, la rata di un mutuo medio a tasso variabile sottoscritto a inizio dello scorso anno potrebbe salire nei prossimi mesi di quasi 35 euro rispetto ad oggi. In poco più di dodici mesi, quindi, il mutuatario si troverebbe a pagare una rata mensile più pesante di 197 euro, vale a dire circa il 43% in più rispetto a quella iniziale.

La corsa dei tassi potrebbe non fermarsi, però, con l’annuncio di febbraio: guardando alle aspettative di mercato (Futures sugli Euribor), gli esperti prevedono che l’Euribor a 3 mesi cresca ancora arrivando a giugno 2023 intorno a 3,4%: se le previsioni fossero corrette, la rata del mutuatario preso in esame arriverebbe a ben 711 euro, 255 euro in più rispetto a quella sottoscritta a gennaio 2022.