Enoturismo, tra esperienze, natura e qualità il comparto si rafforza nel 2024

La destagionalizzazione serpeggia come un mantra tra gli addetti ai lavori. L’enoturismo può aiutare a soddisfare questa esigenza creando percorsi turistici differenti, e il 2024 potrebbe essere un anno record.

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

L’enoturismo rappresenta un comparto strategico per l’Italia, caratterizzato da diversità e trasversalità territoriale, con una tradizione economica e culturale, che, combinate con le naturali ricchezze che il nostro territorio offre, rendono l’Italia un museo del vino a cielo aperto.

Il vino fa parte della nostra tradizione e della nostra cultura, della nostra storia, con una passione tutta italiana, che trova nelle cantine, anche in quelle di piccole dimensioni, una delle maggiori espressività del nostro turismo.  L’accoglienza, ovvero quell’esperienza immersiva fortemente legata al vino e al territorio, è l’elemento fondamentale del successo dell’enoturismo, che si connota come sostenibile e responsabile, enfatizzando la qualità a favore dell’enoturista.

Le cantine, anche le più piccole, hanno ormai focalizzato la loro attenzione sul turismo, ampliando le offerte esperienziali, spaziando dalla ristorazione alla ricettività, legandosi sempre più fortemente al territorio e puntando su benessere e natura, così come sulla formazione e crescita degli addetti ai lavori, rispondendo alle esigenze dell’enoturista con nuove competenze, tecniche e relazionali, dove la cura, tout court, dell’ospite diventa essenziale perché questi scelga di tornare e consigli l’esperienza, diventando ambassador.

12 milioni di turisti del vino nel 2024

Forte di questi nuovi trend e motivazioni, il 2024 rafforza l’importanza di questo segmento del turismo e si stima che saranno 12 milioni i turisti del vino nel 2024, con un incremento del 20% rispetto al 2023. Questi dati, frutto di una indagine congiunta di CNA Turismo e Commercio e CNA Agricoltura, evidenziano anche che non saranno meno di 18 milioni i pernottamenti collegati direttamente al fenomeno.

È interessante notare che i due terzi degli enoturisti saranno italiani e il restante stranieri, con una predominanza di turisti che arrivano dagli Stati Uniti d’America, seguiti da tedeschi, britannici, svizzeri, olandesi, austriaci. In crescita anche coloro che giungeranno da Asia, Oceania e America del Sud.

Il profilo dell’enoturista

Secondo l’indagine, l’enoturista:

  • è un vacanziere di fascia medio-alta
  • oltre alla spesa diretta per il viaggio acquista prodotti (vino e specialità enogastronomiche) per sé e la propria famiglia
  • spende in regalistica diretta o tramite voucher più del turista generico medio
  • nel periodo della vendemmia, ama dedicarsi ad attività esperienziali e con piacere si fa coinvolgere in attività agricole e artigianali.

L’enoturista, per l’indagine, è colui che non si limita a una gita fuori porta, ma pernotta almeno una notte fuori casa. L’enoturismo genera un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro, vale 14 miliardi di euro alla produzione e quasi 8 di export.

La classificazione delle cantine

Le cantine registrano 15 milioni di accessi ogni anno e ricavano sul fronte enoturistico mediamente il 7% del loro business enoico. E’ possibile classificarle in base all’offerta enoturistica proposta. Nel dettaglio:

  • piccola cantina con accoglienza familiare (39%)
  • cantina con rilevanza storica, architettonica o artistica (14%)
  • brand famoso/marchio storico (12%)
  • cantina con rilevanza paesaggistica o naturalistica (11%)
  • cantina organizzata per l’incoming (11%)
  • cantina dotata di offerta innovativa (11%)

Strategie per sostenere questo trend

Sicuramente gli obiettivi che è necessario porsi per mantenere questo trend e performare ancora di più negli anni a venire sono:

  • garantire l’apertura delle cantine anche durante i weekend. Molte, forse ancora troppe, rimangono aperte dal lunedì al venerdì, quando l’enoturismo si concentra maggiormente durante il weekend
  • sostenere la transizione digitale anche in questo segmento. Le tecnologie sono fondamentali per amplificare l’esperienza dell’enoturista, non solo quando è in loco, ma anche nella fase di organizzazione del viaggio. Sarebbe già un ottimo passo avanti garantire le prenotazioni delle visite con apposite app e consentire pagamenti elettronici
  • diversificare. Se questa attività è un must nel mondo del turismo in generale, lo è ancora di più nell’enoturismo. In questo caso potrebbe voler dire attivare parallelamente a percorsi più convenzionali attività come visite guidate, corsi di cucina, attività laboratoriali
  • creare sinergie. Fare sistema diventa indispensabile per rafforzare gli sforzi fatti e per dare una immagine coesa verso l’estero, anche a livello comunicativo.

L’offerta enoturistica per avere successo deve essere il frutto di un piano strategico molto complesso e multidisciplinare, consapevole dei principi del turismo rurale, che si accompagna alle realtà locali italiane.

Il vino, passione e patrimonio della nostra cultura

Il vino rappresenta uno dei patrimoni più antichi dell’alimentazione e della cultura italiana e, nonostante la volubilità degli stili di vita e il succedersi delle fasi economiche, preserva un ruolo fondamentale nel panorama della vita socioeconomica e culturale italiana. Questa certezza è emersa con vigore a Vinitaly, l’evento Italiano per eccellenza legato ai vini, da poco concluso nella sua edizione 2024.
E’ evidente il cambiamento nella produzione e nelle preferenze dei consumatori, che si accompagna a una tendenza generale positiva per i vini bianchi e rosati, che arrivano al 50% delle scelte, e una diminuzione dei vini rossi, fermi al 38%.

I dati definitivi dell’ultima vendemmia attestano che l’annata è stata la più leggera dal dopoguerra, con 38,3 milioni di ettolitri e un calo del 23,2% rispetto al 2022. Questa situazione impone che ci si ponga con concretezza e coraggio di fronte alle tematiche del cambiamento climatico e l’impatto che questo ha sulla viticoltura, facendosi supportare dalla tecnologia e dai Sistemi di Supporto alle Decisioni (DSS) e, al contempo, tenendo conto degli obiettivi europei di riduzione dei principi attivi del 50% entro il 2030 senza che vengano fornite alternative valide.