Manovra, non ci sono soldi e Meloni abbozza: “Riforme senza sprechi”

La Premier conferma che le risorse sono poche e per fare cassa non è esclusa la strada delle privatizzazioni

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Redazione

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“Mi auguro che vi siate riposati abbastanza perché abbiamo tanto lavoro da fare e un’agenda estremamente impegnativa. La legge di bilancio dovrà essere seria, come è stata quella dello scorso anno, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese. Finora abbiamo conseguito risultati molto importanti, superiori a quelli della Germania e della Francia, i mercati hanno premiato le nostre scelte, lo spread è basso, i dati sull’occupazione sono ottimi, il Pil nel primo semestre ha sorpreso tutti gli analisti, l’andamento delle entrate fiscali e’ positivo. Ma dobbiamo tenere i piedi ben piantati a terra. Tutti gli osservatori ci dicono che la congiuntura si sta facendo più difficile, a partire dal rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in tutta Europa e sul nostro tessuto industriale. Quindi le risorse disponibili devono essere usate con la massima attenzione“. È quanto ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aprendo la prima riunione del Consiglio dei ministri dopo tre settimane di pausa estiva. Il governo – ha sottolineato Meloni – dovrà affrontare “un anno molto impegnativo che culminerà con le elezioni europee e la presidenza italiana del G7”. Sfide che richiedono “il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione”.

Qui qualche dettaglio in più sulla prossima Manovra. Delle sfide che attendono il Governo Meloni abbiamo dato conto qui.

Le linee guida della manovra

La legge di bilancio entrerà nel vivo dopo la riunione di maggioranza in programma il 6 settembre. Ma già la presidente del Consiglio ha voluto chiarire le direttive da seguire e i paletti, all’insegna della prudenza. Deve essere, ha aggiunto, una manovra “seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese”. Ma deve anche essere politica. “Dobbiamo consolidare la direzione del taglio del cuneo, un provvedimento concreto che – ha detto Meloni – arriva ogni mese nella busta paga”, e degli interventi a favore della famiglia, con l’obiettivo di contrastare la denatalità. La priorità non è più il caro-energia. “Gli sgravi – ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – torneranno di attualità nella misura in cui i prezzi di gas e elettricità lo consiglieranno”.

Le grandi riforme

Questo – ha annunciato Meloni – dovrà anche essere “l’anno delle grandi riforme”. Tra queste figurano l’autonomia differenziata, la giustizia, la delega fiscale. È, inoltre, “pronta” la proposta di Elisabetta Casellati sul premierato. “Dà stabilità ai governi e – ha detto Meoni – fa decidere ai cittadini chi debba governare”.

Risorse scarse

La priorità del governo per delineare le risorse su cui costruire la manovra è “evitare sprechi e inefficienze”. Le risorse sono “poche”, ha detto Meloni, e bisogna ancora capire quante in base – ha precisato Giorgetti – dell’andamento del negoziato a livello europeo sul nuovo Patto di stabilità. Per fare cassa non è esclusa la strada delle privatizzazioni, sollecitata da Forza Italia, perché “potrebbero esserci partecipazioni da cui è necessario disinvestire”. Lo scenario sarà più chiaro quando fra un mese l’esecutivo varerà la Nadef. Palazzo Chigi e Mef stanno esaminando i desiderata dei vari ministeri, che complessivamente supererebbero i 40 miliardi, ben oltre i 30 miliardi, la cifra attorno a cui potrebbe aggirarsi il monte risorse complessivo.

Le critiche al Superbonus

Durante il Cdm Meloni ha puntato il dito contro il Superbonus. “Non possiamo permetterci sprechi, stiamo pagando in maniera pesante il disastro del Superbonus 110% e invito Giorgetti a illustrarci i numeri di questa tragedia contabile che pesa sulle spalle di tutti gli italiani. Nel complesso dei bonus edilizi introdotti dal Governo Conte 2, compreso il bonus facciate, i documenti dell’Agenzia dell’Entrate ci dicono esserci più di 12 miliardi di irregolarità. Alla faccia di chi accusa il centrodestra di essere amico di evasori e truffatori. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato” ha detto Meloni. (Qui abbiamo dato conto di quanto è costato il Superbonus 110% allo Stato).

Non si è fatta attendere la risposta del presidente M5s Giuseppe Conte. “Per continuare nella direzione nel segno dell’austerità e della ingiustizia sociale Meloni e la sua cricca hanno bisogno di strumenti di distrazione di massa, di capri espiatori. La premier costruisce oggi il castello di carte con cui domani giustificherà una manovra improntata agli zero virgola, senza nulla per lavoratori e imprese. È questa l’unica plausibile ragione per cui oggi Meloni è tornata sul passato muovendo ridicole accuse al Superbonus già spazzate via dal Rapporto annuale della Guardia di Finanza e dal consigliere economico del ministro Giorgetti del Mef – ha commentato sui social Conte –. Cerca capri espiatori per una manovra da zero virgola. Giorgia Meloni – aggiunge Conte – ha omesso di riferire che la Guardia di Finanza ha accertato che dal novembre 2021 al giugno di quest’anno sono stati sequestrati crediti fiscali inesistenti legati al Superbonus per soli 360 milioni, ovvero solo lo 0,5% del valore totale dei crediti fiscali da Superbonus. Oggi abbiamo la certezza che Giorgia Meloni è disperata, al punto da dover imbastire una narrazione di comodo sulla manovra già negli ultimi giorni di un agosto che gli italiani ricorderanno per la speculazione governativa sul caro-benzina e per l’indifferenza governativa per il caro-vita”.

Il Dpcm su Tim

“Dopo aver trovato una soluzione seria per Ita con un accordo con Lufthansa, Commissione Ue permettendo, e che a volte solleva problemi che difficilmente capiamo, ora è venuto il momento di dare una prospettiva a quello che è stato uno dei campioni internazionali delle telecomunicazioni – ha affermato la premier parlando del Dpcm su Tim –. La direzione intrapresa dal Governo è quella che il centrodestra ha sempre auspicato e sostenuto: assumere il controllo strategico della rete di telecomunicazioni e salvaguardare i posti di lavoro”.