Il blocco del flusso di gas russo all’Europa attraverso l’Ucraina è più simbolico che altro. Rappresenta senz’altro una svolta storica, configurando il Paese invaso come cerniera anche economica e strategica tra Occidente e Russia. Nella realtà, tuttavia, le forniture di metano via Ucraina verso le nostre latitudini era già relativamente contenute.
Se l’Ue ha deciso di intraprendere questa strada, su primario impulso americano, è perché la guerra sta scivolando sempre più veloce verso gli annunciati negoziati. Ma quali sono le rotte e i gasdotti che portano l’energia agli Stati europei?
Il gas russo continua ad arrivare in Europa?
I Paesi del Vecchio Continente avevano ridotto drasticamente le loro importazioni di gas da Mosca dall’inizio dell’invasione, dunque ben prima dello stop ufficiale del 1° gennaio 2025. Si è passati da una dipendenza di oltre il 40% del fabbisogno di gas del 2021 a circa l’8% del 2024.
Con lo stop al transito dall’Ucraina, che si affianca al Nord Stream già chiuso (e sabotato), l’unica via di approvvigionamento per l’Europa dalla Federazione resta soltanto il TurkStream, il gasdotto che dai giacimenti russi passa dalla Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Ankara si conferma insomma sempre più centrale per gli equilibri eurasiatici, in un momento di grande fervore per l’imminente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Gli europei hanno deciso di ridurre al minimo la dipendenza dal gas moscovita obbedendo all’ordine americano di tagliare entrate utilizzabili per la guerra. Al contempo anche Mosca ha ridotto le sue esportazioni, come ritorsione alle sanzioni imposte da Bruxelles: ad agosto 2022 Gazprom ha interrotto il flusso di gas naturale tramite il Nord Stream, principale collegamento dalla Russia alla Germania e quindi all’Europa, denunciando la mancanza di risorse per la manutenzione. Subito dopo è stato annunciato anche lo stop all’entrata in funzione del Nord Stream 2, il raddoppio della pipeline che avrebbe dovuto assicurare una fornitura al Vecchio Continente attraverso il Baltico.
Quanto incide (davvero) lo stop ucraino al gas russo?
In tutto questo, il gas russo ha proseguito ad affluire negli stoccaggi dell’Ue. Lo stralcio dell’accordo di transito tra Mosca e Kiev, che è andato avanti per tre anni nonostante il conflitto, produrrà un impatto decisamente limitato per i Paesi europei. Secondo il think tank Bruegel, la riduzione effettiva sarà pari al 5% delle importazioni totali di gas europee, la cui linea di transito interessa principalmente Austria, Ungheria e Slovacchia. I tre Stati europei, cioè, che strizzano maggiormente l’occhio al regime di Vladimir Putin.
Allo stato attuale, in definitiva, l’Europa riceve gas dalla Russia tramite un’unica rotta: il TurkStream, che attraversa la Turchia e prosegue verso Bulgaria, Serbia e Ungheria. I dati sui flussi al 2023 mostrano che le forniture via TurkStream verso l’Europa sud-orientale siano aumentate fortemente a luglio 2024, raggiungendo il massimo mensile record di 1,29 miliardi di metri cubi. Il precedente livello record mensile era di 1,28 miliardi a dicembre del 2021.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, Norvegia e Stati Uniti sono diventati i principali fornitori di gas all’Ue, a cui si sono affiancati alcuni Paesi nordafricani, il Regno Unito e il Qatar. Tanto che nel 2023 il gas russo ha rappresentato soltanto il 15% dell’import totale dell’Europa (pari a 43 miliardi di metri cubi, di cui 18 miliardi di metri cubi di Gnl) rispetto a una quota che superava il 50% (circa 150 miliardi di metri cubi) prima del conflitto.
Ad oggi l’import dalla Russia è sceso ulteriormente all’8%, stando ai dati diffusi dal Consiglio europeo. Nel dettaglio, l’impatto economico dello stop ucraino al gas russo sarà restituito da due parametri fondamentali, considerando che le tariffe per il transito sono aumentate del 40% in questi tre anni di ostilità:
- la disponibilità di Gnl (Gas naturale liquefatto);
- il costo per il trasporto del Gnl ai Paesi colpiti.
Rotte e metanodotti, da dove arriva ora il gas all’Europa?
Alla vigilia del 2025, la Commissione Ue si era detta pronta all’interruzione del flusso del gas russo attraverso l’Ucraina, avendo lavorato “per più di un anno” per consolidare quattro rotte alternative. Tali percorsi si snodano attraverso Germania, Italia, Polonia, Grecia e Turchia. Le considerazioni sull’oro azzurro che arriva alle nostre latitudini non sono però finite.
Sulla carta, è in funzione ma in realtà chiuso il gasdotto Yamal che attraverso Bielorussia e Polonia giunge in Germania. Mentre il White Stream dall’Azerbaigian alla Romania attraverso il Mar Nero resta in sospeso, il Tanap si snoda dal Paese caspico e diventa Tap al suo arrivo in Italia, in Puglia. Al momento inattivo è anche l’EastMed, la pipeline che dalle acqua di Cipro passa per la Grecia e arriva anch’esso nello Stivale.
Da sud trasportano il gas anche TransMed e GreenStream: entrambi attraversano la Sicilia, ma il primo pesca in Algeria mentre il secondo in Libia. Ci sono infine i metanodotti che scendono da nord, dalla Norvegia e dai giacimenti baltici, fino in Svizzera. Nel 2023 gli Stati Uniti sono stati il principale fornitore di Gnl per l’Ue, coprendo quasi il 50% delle importazioni totali. Rispetto al 2021 le importazioni dagli Stati Uniti sono quasi triplicate. I maggiori importatori europei sono nell’ordine:
- Francia;
- Spagna;
- Paesi Bassi;
- Belgio;
- Italia.