Disastro Brexit, Gran Bretagna più povera e pentita: “Riavviciniamoci all’Ue”

Secondo un report indipendente ogni cittadino britannico si è impoverito di oltre 2.000 sterline nel 2023, l’economia britannica si sarebbe ristretta di ben 140 miliardi di sterline. L'appello di Londra: "Non sta funzionando, riavviciniamoci all'Ue".

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Quasi quattro anni dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, quella ‘Brexit’ che aveva scaldato i cuori di tanti euroscettici in giro per il continente, l’onda di entusiasmo sembra definitivamente evaporata. I numeri dei report economici riguardanti la Gran Bretagna, infatti, appaiono sempre più pessimistici, anche al di là dell’effetto inflazione che ha fatto male un po’ in tutta Europa. Tanto da aver portato persino il paladino della Brexit, Nigel Farage, ad ammettere come l’esito finale non sia quello sperato.

Il fallimento della Brexit

Intervistato dalla BBC, Nigel Farage ha ammesso candidamente come la Brexit sia stata un clamoroso fallimento. Stando a quanto si pensava di poter ottenere per l’intero Paese, i risultati sono stati inesistenti, o quasi. A fallire sono state le persone, che avrebbero dovuto realizzare il tutto in maniera ben differente: “I Conservatori ci hanno molto, molto deluso. Se c’è qualcosa che la Brexit ha dimostrato è che i nostri politici sono quasi inutili quanto i commissari di Bruxelles. Ogni aspetto dell’uscita è stato gestito male”.

L’ultimo report

A certificare la gravità della situazione, l’ultimo report commissionato dal sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan, alla Cambridge Econometrics. “È inutile continuare a nasconderci – ha detto -. La Brexit non sta funzionando. Sta danneggiando la nostra economia e la vita dei nostri cittadini”.

Numeri

Secondo il report, in seguito alla Brexit l’economia di Londra si sarebbe ristretta di ben 30 miliardi di sterline (oltre 36 miliardi di euro) e quella nazionale britannica di addirittura 140 miliardi di sterline (circa 160 miliardi di euro). I posti di lavoro persi ammontano a circa 1,8 milioni. Secondo Cambridge Econometrics, senza un intervento forte, potrebbero essere bruciati 350 miliardi dall’economia britannica entro il 2035.

Il cittadino britannico medio […] a causa della Brexit si è impoverito di circa 2mila sterline nel 2023, ma ancora peggio è andata ai londinesi: in media hanno perso 3.400 sterline (circa 4mila euro) l’anno scorso rispetto a quello precedente. Ciò, stando allo studio, a causa di inflazione e costo della vita esacerbati dalle “conseguenze dell’uscita dall’Ue”. Solo per quanto riguarda gli alimenti, la Brexit a Londra avrebbe contribuito al 30% del loro aumento dal 2019 al 2023.

Riavvicinarsi all’Ue

Da questi numeri l’appello lanciato dal sindaco di Londra per un riavvicinamento all’Ue. È inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Invece, dobbiamo avere una onesta e matura discussione. La Brexit non sta funzionando” – ha detto – “e questa sua versione dura sta affondando la nostra economia e aumentando il costo della vita dei cittadini: ha reso il cibo più caro, aumentando la pressione finanziaria sulle famiglie. Non solo: la Brexit sta avendo un effetto negativo su vari settori della nostra economia, come la ristorazione, l’ospitalità, l’edilizia e i servizi finanziari”.

Le conseguenze della Brexit possono essere mitigate solo se abbiamo un approccio maturo nei confronti di questa situazione e ci avvicineremo sempre di più ai nostri vicini europei”. […] Inoltre, ha concluso Khan, “abbiamo bisogno di migranti. Io non sono d’accordo con la politica delle frontiere aperte o di una immigrazione incontrollata. Allo stesso tempo, l’immigrazione non è parte del problema, ma parte della soluzione. È un argomento che deve essere sostenuto da fatti, non da pregiudizi, anche perché in questo momento a Londra abbiamo gravi carenze occupazionali. Abbiamo bisogno dei lavoratori britannici ma anche di quelli stranieri”.