Def al buio, i tecnici bloccano il Governo: cosa rischia l’Italia

Il Governo vuole presentare un Def al buio, senza previsioni sulla finanza pubblica: quali rischi corre l'Italia

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Il Governo potrebbe presentare un cosiddetto “Def al buio“. Si tratta di un documento di economia e finanza senza previsioni sugli obiettivi di finanza pubblica, ma soltanto con il dato macroeconomico tendenziale. Il piano dell’esecutivo sarebbe quello di attendere un cambio della commissione europea a Giugno, sperando in migliori alleati in Europa per strappare una maggiore flessibilità.

La decisione però, in queste circostanze, sarebbe senza precedenti nella storia della Repubblica italiana e potrebbe avere conseguenze immediate già prima di giugno. In particolare, gli investitori che comprano il debito pubblico italiano, senza dati ufficiali, potrebbero ipotizzare il peggio e gli interessi sul debito aumenterebbero. Anche i tecnici del ministero dell’Economia non sarebbero d’accordo su questa scelta.

Cos’è il Def e cosa significa compilarlo “Al buio”

Il Documento di economia e finanza, abbreviato a Def, viene presentato ogni anno ad aprile dal ministero dell’Economia ed è composto da due parti fondamentali. La prima è quella del quadro macroeconomico tendenziale. Questi dati presentano la situazione del Paese dal punto di vista economico a legislazione vigente, considerando quindi le stime già fatte dal Governo.

La seconda parte del Def è invece quella più delicata. Il ministero deve indicare al governo gli obiettivi di finanza pubblica, alla luce dei dati macroeconomici tendenziali. Si tratta di previsioni sull’andamento del debito e di conseguenza della spesa pubblica e dell’eventuale eccesso della stessa rispetto alle entrate annuali, il cosiddetto deficit.

Questi dati sono importanti per due entità in particolare. Una è l’Unione europea, che li utilizza per stabilire se il Paese abbia rispettato i parametri stabiliti per quanto riguarda la spesa pubblica. L’altra sono gli investitori, privati e istituzionali, che comprano i titoli di debito italiano prestando soldi allo Stato, quelli che nel linguaggio politico sono spesso identificati come “i mercati“. Il Def, e la sua nota di aggiornamento a novembre, delimitano quindi i parametri entro cui il Governo può lavorare nella compilazione della legge finanziaria.

Fare un Def “al buio”, significa omettere questa seconda parte. Sarebbe questa l’intenzione del Governo di Giorgia Meloni, in una mossa senza precedenti per un governo che prevede di gestire la prossima manovra finanziaria. Anche il Governo di Mario Draghi infatti aveva compilato il proprio Def “al buio”, ma aveva la sicurezza non avrebbe stilato anche la legge di bilancio, date le elezioni imminenti. In questo caso, compilare in toto il documento di economia e finanza avrebbe significato costringere l’esecutivo successivo a rispettare parametri decisi da altri.

Il piano del Governo e i rischi per l’Italia

La ragione per cui il ministero dell’Economia e quindi il Governo vorrebbero evitare di compilare la seconda parte del Def, quella relativa agli obiettivi di finanza pubblica, sarebbe il deficit eccessivo. L’esecutivo infatti potrebbe aver sottovalutato la situazione della finanza pubblica italiana, in particolare in relazione a quanto lo Stato deve a chi possiede crediti fiscali generati dai bonus edilizi come il Superbonus. Presentare il Def al buio permetterebbe di nascondere questa situazione, in attesa di un momento politico migliore.

Secondo gli osservatori, il Governo spererebbe soprattutto nell’elezione di una Commissione europea in cui i partiti della maggioranza italiana abbiano maggiore peso. Questo potrebbe permettere di strappare all’Ue più flessibilità, anche alla luce di un deficit che comunque porterà il Paese in infrazione delle norme europee. L’esecutivo potrebbe essere anche costretto a una cosiddetta “manovra correttiva”, cioè a un taglio delle spese straordinario per ridurre il deficit.

Il piano però non solo, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa, non piacerebbe ai tecnici del Mef, ma avrebbe anche alcuni rischi significativi. Il primo è che i mercati, non avendo cifre certe, ipotizzino il peggio. Questo potrebbe portare gli interessi sul debito pubblico a salire, peggiorando ulteriormente la situazione dei conti pubblici italiani e vanificando l’intera operazione.

Inoltre non è detto che in Europa la situazione volga a favore dei partiti che compongono il Governo. La destra europea, alleata soprattutto di Giorgia Meloni, non vede infatti di buon occhio la spesa pubblica. Al contrario, i partiti che compongono i gruppi parlamentari conservatori hanno una politica fiscale molto restrittiva. Una Commissione più spostata a destra, o addirittura senza il sostegno del Partito Socialista Europeo, potrebbe risultare un inconveniente, più che un alleato, nella ricerca di flessibilità che l’esecutivo sta portando avanti.