I dazi di Trump sono stati bocciati, la Corte Usa rimuove le imposte

La giustizia federale ha fermato i dazi straordinari di Trump dichiarandoli illegittimi, ma restano attive le tariffe su acciaio e Cina fondate su altre leggi, mentre la Casa Bianca prepara il ricorso

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 29 Maggio 2025 09:41

La Corte americana per il commercio internazionale ha bloccato l’uso di uno degli strumenti più identitari della presidenza Trump: i dazi imposti su decine di Paesi facendo leva su una legge nata per gestire crisi internazionali. Il riferimento è all’International Emergency Economic Powers Act del 1977, una norma pensata per fronteggiare situazioni estreme e mai per disegnare la politica economica di una superpotenza. Trump l’aveva trasformata in una clava da usare contro chiunque.

Ma i giudici hanno deciso che quel metodo va fermato. Hanno dato dieci giorni di tempo per revocare tre ordini esecutivi: uno che colpiva praticamente tutto il mondo, uno che aumentava le tariffe in caso di ritorsioni, e un terzo rivolto a Canada e Messico, con la scusa del fentanyl.

La Corte ha stabilito che nessuno di questi interventi può reggersi sulla legge d’emergenza citata, poiché eccede le prerogative conferite al presidente e non affronta in modo diretto le minacce addotte.

La decisione nasce da due cause parallele: una promossa da piccoli imprenditori sostenuti da un team legale di area conservatrice, l’altra da Stati democratici convinti che il presidente abbia oltrepassato i confini delle sue attribuzioni.

Quali dazi sono stati colpiti dalla sentenza contro Trump

La pronuncia della Corte riguarda in particolare tre provvedimenti emanati dall’ex presidente Trump: il primo aveva esteso dazi a quasi tutti i Paesi, il secondo prevedeva un incremento per quelli che avevano risposto con contromisure, mentre il terzo mirava a colpire Messico e Canada per motivi legati alla diffusione di sostanze illecite. Tutti e tre sono stati giudicati incompatibili con i limiti imposti dalla legge del 1977.

Restano invece in vigore le tariffe introdotte con altri strumenti legislativi, come quelle del 25% su acciaio e alluminio e parte delle misure commerciali contro la Cina.

Il futuro degli accordi commerciali con l’Europa e altri partner

La scelta della giustizia americana potrebbe avere conseguenze dirette sugli attuali tavoli negoziali tra Washington e le principali economie globali. Il Vecchio Continente, in particolare, aveva intensificato il dialogo con l’amministrazione Usa per trovare una soluzione ai conflitti commerciali che Trump aveva messo in atto. Ora, con la sospensione delle imposte doganali, il quadro cambia. Non è chiaro però se questa sentenza porterà a una distensione o a un nuovo irrigidimento delle trattative.

La sentenza della Corte potrebbe avere due effetti opposti, ma al momento non è possibile prevedere quale dei due prevarrà. Da un lato, la rimozione dei dazi potrebbe aprire uno spiraglio e favorire un clima più favorevole al dialogo tra gli Stati Uniti e i partner commerciali. Dall’altro, l’irritazione dell’amministrazione americana e l’eventuale reazione dura di Trump (ad esempio con un nuovo ricorso o con misure alternative) potrebbe rendere ancora più tesi i rapporti, rendendo le trattative ancora più difficili.

Allo stato attuale, resta in sospeso la possibilità che la Casa Bianca decida di congelare anche le imposte legate alle misure energetiche straordinarie. Alcuni strumenti normativi, come la Sezione 122 del Trade Act del 1974, permetterebbero comunque l’imposizione provvisoria di tariffe fino al 15% per un periodo di 150 giorni nei confronti dei Paesi con cui si registra un saldo commerciale negativo.

Le motivazioni della bocciatura da parte dei giudici

Secondo il pronunciamento della Corte, la legge utilizzata come fondamento giuridico per l’introduzione delle imposte straordinarie non può essere interpretata come una fonte di potere illimitato da parte dell’Esecutivo. Di conseguenza, “sospende i dazi che sono stati imposti e sui quali è stato presentato ricorso”. Il pronunciamento ha mantenuto valide le tariffe imposte attraverso la Sezione 232 del Trade Expansion Act del 1962. Questa norma consente al presidente di introdurre misure doganali quando ritiene che le importazioni minaccino la sicurezza nazionale. È la base legale che Trump ha usato, per esempio, per giustificare il famoso 25% di dazio su acciaio e alluminio.

Il tribunale ha concesso dieci giorni per eliminare le misure contestate, anche se l’amministrazione ha già preannunciato l’intenzione di ricorrere in appello. È possibile che l’entrata in vigore della sentenza venga sospesa nel frattempo, qualora il giudice d’appello accolga la richiesta del governo.

Il ruolo del Congresso e i limiti del potere presidenziale

Il punto principale della questione è che a differenza di paesi come Francia o Russia, dove il presidente è quasi come un monarca, negli Stati Uniti il presidente ha un potere che non è illimitato. Il tribunale ha messo in discussione la possibilità che il Congresso ceda troppo potere al presidente in materia di imposte doganali. Secondo i giudici, questa scelta riduce il ruolo del Parlamento e rischia di concentrare troppo controllo nelle mani dell’esecutivo.

Il portavoce della Casa Bianca, Kush Desai, ha replicato che gli squilibri nei rapporti commerciali hanno danneggiato l’economia statunitense e colpito in particolare i lavoratori e l’industria della difesa. Ha poi ribadito che l’amministrazione intende usare tutti i mezzi a disposizione per rispondere a quella che considera una minaccia.

Uno dei ricorsi presi in esame era stato avviato da un’associazione legata a piccole aziende, secondo cui il disavanzo commerciale non rappresenta una vera emergenza. L’altro ricorso proveniva da Stati governati dai democratici, che hanno accusato l’ex presidente di essersi appropriato di competenze che spetterebbero al Congresso.

Reazione immediata: appello annunciato dalla Casa Bianca

I legali del governo federale hanno già dichiarato l’intenzione di impugnare la sentenza.

Si tratta della prima vera battuta d’arresto giuridica per la dottrina commerciale portata avanti da Trump. A promuovere il ricorso erano stati diversi Stati americani contrari all’uso estensivo delle tariffe.

Le ripercussioni sui mercati finanziari

Dopo la pubblicazione della decisione, i contratti future sugli indici azionari statunitensi hanno segnato un netto incremento, con un balzo dell’1,4%.

Gli operatori finanziari hanno letto la notizia come un segnale di possibile allentamento delle tensioni commerciali, soprattutto nei rapporti con partner strategici come l’Unione Europea e il blocco asiatico.