Dal MES al debito: Giorgetti sull’attenti davanti all’Eurogruppo

Oggi è attesa la riunione l'Eurogruppo e dell'Ecofin. In focus l'Italia con le spiegazioni di Giorgetti sulla ratifica del Mes

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Parte in salita per l’Italia il confronto a Santiago di Compostela. Oggi tra i temi sul tavolo dell’Eurogruppo, che sarà seguito dall’Ecofin informale, c’è la ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità e Roma sarà chiamata a spiegare la sua posizione dal momento resta l’unico tra i venti Paesi aderenti a non aver ancora votato il trattato rivisto. In agenda anche gli sviluppi macroeconomici e, con tutta probabilità, anche il nuovo rialzo dei tassi al 4,5% annunciato dalla Bce. Tra i nodi da sciogliere per l’Ue spicca lo stallo sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. La presidente dell’istituto centrale Christine Lagarde sarà presente con Fabio Panetta e l’Eurogruppo dovrà anche confermare la nomina di Piero Cipollone in Bce al suo posto.

La posizione dell’Italia sul Mes

Per l’Italia il problema, nella ratifica della riforma del Mes, non è procedurale, ma politico. La Lega è, infatti, in gran parte fermamente ostile alla ratifica della riforma. Una riforma che venne negoziata principalmente dal ministro dell’Economia del Conte uno, Giovanni Tria, anche se poi fu Roberto Gualtieri (Conte due) a chiuderla. Ma anche la premier Giorgia Meloni che a partire dal 2019 ha definito la riforma del Mes “negativa per gli interessi italiani”, ora si trova in imbarazzo di fronte al pressing per la sottoscrizione della riforma. L’Ue, tuttavia, chiede che l’Italia rispetti gli impegni presi in sede internazionale come hanno fatto tutti gli altri 19 Paesi.

La riforma del Patto di stabilità e crescita

Il tempo stringe per la riforma del Patto di stabilità e crescita, ovvero delle regole che sono alla base della gestione dei conti pubblici da parte dei Paesi Ue. Entro fine anno serve un’intesa, ma le trattative sono in stallo, e non solo per la lunga pausa estiva. La Germania chiede un taglio annuo al debito dei Paesi più indebitati. La Francia cerca come evitare un aggiustamento che rischia di essere ‘monstre’. E l’Italia punta a tutelare gli investimenti strategici chiedendo un trattamento diverso per gli investimenti per la transizione verde e digitale, e per la difesa dal momento che il ministro Guido Crosetto ha osservato che il Paese farà fatica a rispettare il target del 2% del Pil fissato dalla Nato proprio a causa dei vincoli di bilancio Ue. In assenza di incentivi a fare questo tipo di investimenti il rischio è, infatti, che i Paesi dal bilancio meno elastico, come l’Italia, semplicemente non li facciano, pregiudicando così gli obiettivi comuni dell’Ue. La presidenza spagnola ha messo il sostegno agli investimenti tra i quattro pilastri del negoziato, ma la partita per poterli scorporare dal conteggio del deficit è tutta da giocare.

La questione alto debito

Sul fronte della governance economica Ue, per l’Italia resta il nodo dell’alto debito, destinato a peggiorare con il Superbonus. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è già detto a favore di un rientro, ma il tema resta trovare una via perché il taglio sia responsabile, serio ma realistico. Ma sui paletti dell’Ue sulla spesa per tener sotto controllo i conti pubblici non vi è accordo.