Il nuovo Patto di Stabilità sarà un percorso molto simile al PNRR, dove gli impegni (obiettivi e riforme) costituiscono la contropartita per la concessione di prestiti agevolati, e sarà ispirato ai principi di “flessibilità” e “semplicità”. E’ questa la proposta che la Commissione europea si appresta a presentare , anche se l’iter di approvazione potrebbe essere un po’ lungo a motivo dei negoziati e delle differenze di visione in seno all’Eurogruppo.
“Semplicità e “fattibilità” sono i concetti ribaditi anche dal Ministro Giorgetti, che in questi giorni ha debuttato a Bruxelles come nuovo Ministro dell’Economia.
Ma ecco le principali novità che Bruxelles si appresta ad introdurre nel patto di stabilità, che era stato sospeso durante la pandemia, in ragione dell’eccezionalità del momento e deve ora essere riformato a causa dei vincoli stringenti proposti dal vecchio modello.
Flessibilità sui target
Un Patto di stabilità flessibile sul modello del Recovery, che non sancirà il superamento dei target del 3% quanto sul rapporto deficit/PIL e del 60% rispetto al debito/PIL, ma piuttosto traccerà un percorso di aggiustamento “su misura” per ogni singolo Paese, tenendo conto delle sue caratteristiche, delle problematiche e degli impegni assunti sulle riforme.
Un iter che prevede la realizzazione dei target in un arco temporale più rilassato di 4 anni (non più anno per anno), ma gli Stati membri potranno ottenere un tempo più lungo, fino a sette anni, se si assumeranno degli impegni relativi alle riforme o dei target compatibili con le raccomandazioni del semestre europeo e con le priorità fissate dalla Commissione quali la transizione ecologica e digitale.
Piani che il Consiglio europeo approverà e la Commissione europea si impegnerà a verificare anno dopo anno.
La necessità di semplificazione
Bruxelles punta anche ad una decisa semplificazione delle regole: gli Stati membri potranno infatti patteggiare un percorso ad hoc, senza subire gli effetti di regole uguali per tutti.
Ib più, il percorso di aggiustamento dei conti pubblici non verrà più collegato al deficit strutturale (calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum), ma alla spesa primaria netta. In questo modo si supereranno molte delle eccezioni fatte al vecchio patto di stabilità. che si basava sull’output gap cioè sulla differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale.
In caso di non rispetto degli impegno, la procedura per deficit eccessivo scatterà in automatico, in relazione al livello di sostenibilità del debito del singolo Stato membro.
Sanzioni più contenute
Fra le novità emerse da Bruxelles vi sono anche le nuove sanzioni, a carico dei Paesi che non rispetteranno le regole, che saranno molto più contenute che in passato e quindi più “credibili”.
La Commissione non fornirà cifre precise, ma si ritiene che la “multa” sia nell’ordine di qualche milione, perché su criteri analoghi a quelli adottati per gli Stati che manipolano dati statistici, non più pari allo 0,2% del PIL come i passato, cioè così alta da non essere mai stata applicata (solo minacciata) sino ad oggi.