Superbonus, “impatto devastante”: a rischio 750mila italiani e 10mila cantieri

I dati del governo, uniti a quelli di CNA e ANCE, parlano chiaro: il Superbonus ha creato danni. Cosa si rischia se non si interviene subito

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Gli analisti sono ormai piuttosto concordi nell’affermare che il Superbonus non andava fatto. Ma visto che è stato fatto, ora serve trovare un’exit strategy che sciolga l’intricatissimo nodo dei crediti incagliati, scongiuri il fallimento di migliaia di imprese e salvi dal baratro le famiglie italiane che hanno creduto nelle promesse a 5 Stelle di Conte e i suoi. Già l’ex premier Draghi – di cui si percepisce palpabile l’assenza – aveva denunciato che quel 110% era un regalo che ci sarebbe costato molto caro, per nulla equo e occasione più che mai ghiotta per truffe, raggiri e aumenti sconsiderati dei prezzi. Esattamente com’è stato.

Superbonus, un buco da 37,8 miliardi

Dal canto suo, il governo Meloni, che sta pasticciando su più fronti, su una cosa ci ha visto giusto: bloccare il Superbonus. C’erano 37,8 miliardi di buco, l’ha detto chiaramente il ministro dell’Economia Giorgetti, cui il solo pensiero della misura “fa venire il mal di pancia”. Proseguire anche quest’anno con il bonus al 110% avrebbe significato generare altri 30 miliardi di deficit, che sarebbero diventati 60 considerando il periodo 2021-2023.

Le continue modifiche normative dei bonus edilizi hanno prodotto confusione sia tra le imprese che tra i cittadini, “mentre certezza e stabilità del quadro normativo sono il principale requisito per l’efficacia della misura” come più volte sottolineato dalla CNA-Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. I tira e molla hanno generato il grave problema dei crediti incagliati nei cassetti fiscali delle imprese che ancora non ha trovato soluzione, nonostante l’impegno del governo che a inizio anno aveva aperto un tavolo tecnico.

Dopo lo stop improvviso al 110% lo scorso novembre, rischiano di saltare molti contratti per i quali i cantieri non sono stati ancora avviati, anche a causa delle difficoltà di reperimento dei materiali, esacerbata dalla guerra in Ucraina. Per questo la CNA ha chiesto una proroga per i condomini che hanno presentato la Cilas entro il 25 novembre 2022.

Serve riordinare il sistema degli incentivi del comparto casa per renderlo sostenibile per le finanze pubbliche e il mercato. E in effetti i bonus per la riqualificazione energetica delle case, e in particolare il Superbonus, sono stati fortemente ridimensionati già con l’ultima legge di Bilancio sia in termini di percentuali sia nella platea dei potenziali beneficiari, oltre alla cancellazione dell’opzione della cessione del credito, che sembrava, sì, una manna dal cielo, ma solo in apparenza.

L'”impatto devastante” del Superbonus: i dati

Chiaro è che questi interventi da parte del governo hanno però impresso una brusca frenata al comparto costruzioni, che è stato il protagonista della accelerazione dell’economia nel biennio 2021-2022. Ma questo stop era necessario. I crediti fiscali incagliati ad oggi sono 30 miliardi: i dati del governo non mentono.

Secondo le stime dell’ANCE-Associazione Nazionale Costruttori Edili, i lavori in difficoltà che potrebbero non finire mai a causa del blocco della cessione del credito sono circa 95mila, tenendo in considerazione il fatto che i condomini stanno aumentando la loro incidenza sul complesso degli interventi.

Negli ultimi mesi, infatti, i condomini hanno rappresentato più del 95% dell’importo dei lavori e più dei tre quarti degli interventi e la nuova proroga fissata dal ministro dell’Economia Giorgetti del termine per fruire del 110%, riferita agli interventi sulle unifamiliari già iniziati da tempo, “è positiva ma non sufficiente per risolvere il problema” spiega Ance.

Secondo la CNA sono 10mila i cantieri a rischio: se la proroga del Superbonus 110% prevederà davvero una percentuale di avanzamento lavori al 60% – requisito indispensabile per ottenere il beneficio per tre mesi ancora nel 2024, invece della scadenza naturale del 31 dicembre 2023 – oltre il 50% dei cantieri avviati non riuscirà a terminare i lavori (qui cosa si può fare se l’impresa non finisce i lavori).

A rischio ci sono ben 350mila famiglie, per un totale di 752mila persone: in pratica, poco meno della popolazione di Torino e poco più di quella di Palermo. Emblematico, a proposito di Torino, ma per nulla isolato, il caso di una famiglia la cui testimonianza è stata raccolta da La Stampa, che si è vista recapitare “una sorpresa da 400 mila euro”: in un secondo, “abbiamo bruciato tutti i nostri risparmi”.

La Presidente dell’ANCE, Federica Brancaccio, parla di “impatto devastante”: una cura drastica può peggiorare la situazione e se non si risolve il problema dei crediti incagliati molti lavori saranno lasciati a metà, con gravi conseguenze sociali ed economiche, denuncia. In un’intervista a La Repubblica, Brancaccio ha chiarito che “noi non siamo i paladini del Superbonus, è stata sicuramente un’agevolazione nata durante un momento drammatico per l’economia italiana che non poteva essere stabilizzata negli anni, ma detto ciò, questo incentivo ha dato uno shock all’economia contribuendo a un Pil eccezionale”. Preso atto del fatto che i costi del Superbonus sono stati sottostimati, allo stesso tempo la Presidente dei costruttori afferma che “ora la cura non può ammazzare il paziente e bisogna stare attenti a non generare un boomerang a danno di imprese e famiglie”.

Superbonus, cosa serve fare subito

Per la CNA è necessaria una proroga per i condomini che hanno avviato i cantieri per gli interventi del Superbonus e che hanno già raggiunto uno stato di avanzamento lavori a settembre pari al 30%. Solo così si può scongiurare il peggio.

Per l’Ance è indispensabile riaprire il più velocemente possibile l’acquisto dei crediti da parte delle società partecipate dallo Stato e assicurare una proroga di almeno 6 mesi del Superbonus per gli interventi sui condomini già avviati al 17 febbraio 2023, per i quali operano ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura, a condizione che, al 31 dicembre 2023, siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo.

Questo – spiega l’associazione degli edili – anche alla luce del mancato avvio della piattaforma di cessione dei crediti, annunciata dal Governo come soluzione al problema dei crediti incagliati, in occasione dell’approvazione del dl Blocca cessioni della primavera 2023.

Intanto da Bruxelles Paolo Gentiloni abbraccia la linea Meloni sullo stop al Superbonus. L’ex premier oggi commissario europeo per gli affari economici e monetari della Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen ha spiegato che “noi abbiamo sempre sollecitato tutti i Governi, nei modi che ovviamente ciascuno sceglie a livello nazionale, a eliminare le misure straordinarie che erano state introdotte sia per il Covid che per i prezzi dell’energia. Per la ragione molto semplice che queste misure non solo hanno un costo economico che nel tempo è difficile sostenere, ma anche perché sono misure che nel medio periodo rendono più difficile la riduzione dell’inflazione, che è nell’interesse dell’economia europea e di tutte le famiglie”. Quello sul Superbonus “fa parte di questo discorso generale di misure che sono state considerate come misure straordinarie prese in momenti straordinari e che gradualmente è giusto eliminare”.