Concessioni balneari, Meloni pronta a fare un passo indietro

Ultimatum Ue all'Italia per la liberalizzazione del settore, il governo questa volta sembra intenzionato a scaricare la 'casta' che ha sosteniuto fino ad oggi.

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Redazione

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I detentori di concessioni balneari lo sospettano da tempo: “Il governo finge di stare con noi, ma prima o poi cederà alle richieste Ue e la proroga delle concessioni salterà”. Un timore, quello dei proprietari dei cosiddetti ‘bagni’ distribuiti sulle spiagge italiane, che riguarda un ambito piuttosto delicato per il governo Meloni. Che da un lato ha in alcune precise categorie – balneari e tassisti compresi – lo zoccolo duro del proprio elettorato, dall’altro non può e non vuole rischiare di perdere soldi in arrivo dall’Europa sacrificandoli sull’altare dei monopoli italiani. Messi sotto pressione nelle ultime ore da un nuovo ultimatum dell’Unione.

Serve concorrenza

La Ue insiste perché il governo italiano riveda la sua posizione sulle concessioni balneari con una soluzione che favorisca la concorrenza. La proroga al 2024 dello status quo è già stata bocciata dal Consiglio di Stato e Bruxelles è pronta a inviare, già nelle prossime quarantotto ore, un parere motivato con la richiesta all’Italia di adeguarsi entro due mesi alle regole imposte dalla direttiva Bolkestein. Il passo successivo sarebbe il deferimento alla Corte di Giustizia Ue, con la possibilità che si debba pagare una maxi multa oltre che mettere in pericolo i fondi del PNRR.

Le posizioni sono chiare: la Commissione Ue ritiene che tutte le concessioni debbano andare a gara, rompendo un regime di sostanziale monopolio da parte di chi ha già in mano gli spazi sulle spiagge, che sono patrimonio del Demanio. Il governo, spinto dalle istanze della forze della maggioranza, Lega in testa, sostiene invece che vada difesa la posizione di tante piccole imprese familiari italiane. In mezzo, insieme al principio basilare della concorrenza, ci sono anche i rapporti complessivi tra Roma e Bruxelles.

Meloni vede Breton

Proprio in quest’ottica il governo sarebbe pronto – come temono i gestori – a fare un passo indietro. La battaglia è stata fatta, ora però non si può realmente mettere a rischio il già teso rapporto con Bruxelles per una mancata liberalizzazione di un settore bloccato da decenni.

La questione è stata dibattuta nell’incontro di giovedì sera a Palazzo Chigi tra Thierry Breton, il Commissario con delega per il Mercato Interno, e Giorgia Meloni. Breton aveva già lanciato un avvertimento al ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto, ma il governo e il parlamento avevavo deciso di tenere il punto, senza ascoltare i rilievi di Bruxelles, del Consiglio di Stato e persino del Quirinale. Ora però sembra che anche la premier abbia preso atto che la situazione deve essere sanata mettendo a gara le concessioni balneari.

La Commissione è infatti intenzionata a fare il passaggio successivo: emettere un parere motivato. A quel punto il governo avrà due mesi di tempo per conformarsi alla richiesta, dopodiché l’esecutivo europeo potrà chiedere alla Corte di Giustizia di avviare un procedimento nel merito. E potrebbero essere dolori.

Rischio deferimento

“L’Italia rischia di essere deferita alla Corte di Giustizia UE per la proroga delle concessioni balneari, dopo 28 mesi di procedura d’infrazione”, ha denunciato Riccardo Magi, segretario di Più Europa, avvertendo che gli italiani “saranno costretti a pagare le scelte anti concorrenza del governo, preoccupato a difendere gli interessi di pochi piuttosto che il bene di tutti”.

La Direttiva Bolkestein, così battezzata dal nome del suo autore, l’allora commissario al mercato Interno Frits Bolkestein, è stata emanata nel 2006 per disciplinare i settore dei servizi nel mercato europeo comune, assicurare una completa liberalizzazione e garantire la concorrenza. La direttiva punta a garantire il libero accesso ai mercati ed ha investito il settore dei balneari così come quello degli ambulanti, frutto di concessioni statali da assegnare mediante gara.