I buoni pasto in Italia, per un lavoratore su due, non sono sufficienti a coprire il costo del pranzo. È questo il dato più significativo che emerge dall’indagine condotta da Altis-Università Cattolica per Anseb, l’Associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto (85 per cento del mercato nazionale). Ad utilizzare i buoni pasto nel 2023 sono stati 3,5 milioni di lavoratori, di cui il 20 per cento (700mila persone) fa parte del settore pubblico. Sono invece 150mila le imprese che offrono ai propri collaboratori i buoni pasto, i quali vengono accettati da oltre 170mila esercizi convenzionati.
Buoni pasto, chi li usa in Italia
In base ai dati raccolti da ltis-Università Cattolica per Anseb su 15.957 percettori e 2.379 esercenti, è possibile disegnare il profilo del percettore tipo dei buoni pasto in Italia. Si tratta di lavoratori del settore privato, specie nell’industria, con un maggiore utilizzo del benefit aziendale da parte degli uomini rispetto alle donne. Il 61 per cento dei fruitori di buono pasto, infatti, sono di sesso maschile: il 75 per cento è over 35, il 46 per cento è in possesso di un diploma e nel 53 per cento dei casi lavora nelle Regioni del Nord d’Italia.
Buoni pasto, quanto valgono in Italia
Nel 2023 il valore medio dei buoni pasto in Italia concessi dalle aziende ai dipendenti è stato di 6,75 euro, con il ticket che viene rilasciato nel momento in cui il dipendente svolge una giornata lavorativa. Non mancano anche i casi in cui il benefit viene concesso ai lavoratori in smart working. Appare evidente che, specie in un periodo contraddistinto da un’elevata inflazione come quello che viviamo da diversi anni, il valore medio dei buoni pasto non corrisponda ad una totale copertura delle spese per la pausa pranzo dei lavoratori.
Secondo una ricerca BVA Doxa, nel 2023 un panino, una bevande e un caffè hanno un prezzo medio di 8,10 euro, con la somma che sale a 9,80 euro sostituendo il panino con un piatto di pasta e a 11,60 euro nel caso di un secondo piatto abbinato a una bevanda e un caffè. Un menù completo, invece, ha un costo medio di 15 euro.
Il buono pasto non copre le spese del pranzo
Il quadro in precedenza descritto fa comprendere come in Italia un solo buono pasto non possa considerarsi come una copertura totale delle spese dei lavoratori per il pranzo. Più nel dettaglio, lo studio Altis-Università Cattolica per Anseb mostra che nel 48 per cento dei casi, circa un lavoratore su due, il buono pasto copre soltanto il 50-80 per cento dei costi di un pranzo, mentre nel 25 per cento dei casi copre almeno l’80 per cento della spesa, nel 18 per cento meno della metà del costo e solo nel 9 per cento assicura la copertura dell’intero costo. I clienti che usano il buono pasto nella rete commerciale che li accetta, dunque, devono integrare la spesa con altro denaro. E ancora, il 16 per cento dei lavoratori effettua la pausa pranzo nella ristorazione utilizzando almeno un buono pasto, con la percentuale che sale al 19 per cento nei punti vendita alimentari. Interessante infine notare che ben l’89 per cento del campione preso in esame abbia dichiarato di utilizzare il buono pasto per fare la spesa al supermercato, così nei negozi di generi alimentari (22 per cento).