Dal 1° gennaio 2026 la Bulgaria adotterà ufficialmente l’euro, diventando il 21° Stato membro dell’area euro. La decisione è stata formalmente approvata dal Consiglio dell’Unione europea già a luglio, con la fissazione del tasso di conversione irrevocabile tra la valuta nazionale e la moneta unica: 1 euro per 1,95583 lev.
L’ingresso nell’eurozona rappresenta un passaggio storico per il Paese, ma arriva in un contesto interno complesso. Molti temono l’aumento dei prezzi, tanto che metà della popolazione si era detta contraria all’ingresso dell’Euro.
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Quando entrerà l’euro in Bulgaria?
Dal 1° gennaio 2026 la Bulgaria inizierà a utilizzare l’euro. L’ok definitivo all’adozione dell’euro è arrivato dopo anni di preparazione. La Bulgaria aveva aderito agli Accordi europei di cambio (Aec II) il 10 luglio 2020, ma era rimasto nella. “sala d’attesa” dell’euro insieme alla Croazia. Da allora, il lev è rimasto ancorato all’euro al valore di 1,95583, lo stesso tasso che verrà applicato dal 1° gennaio 2026.
Prima dell’ingresso, dal 2020, le banche bulgare sono state sottoposte alla vigilanza diretta della Banca centrale europea nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico.
Cosa cambierà in meglio: la posizione della Bce
Per la Bce, l’adozione dell’euro da parte della Bulgaria rappresenta un’opportunità economica e politica. In una nota diffusa nei mesi scorsi, Francoforte ha definito l’ingresso nell’eurozona “un traguardo storico”, sottolineando come la transizione possa garantire maggiore stabilità economica, migliore operatività per imprese e cittadini e una più forte integrazione europea.
La Bce ha anche assicurato che, insieme alle autorità nazionali, è in corso un lavoro di pianificazione dettagliato per garantire una transizione fluida, con particolare attenzione alla stabilità dei prezzi, uno dei principali timori dell’opinione pubblica.
I timori sull’inflazione
L’ingresso nell’euro non convince una parte significativa della popolazione. Secondo Eurobarometro, quasi 1 bulgaro su 2 (il 49%) avrebbe preferito mantenere il lev. Il timore è l’aumento del costo della vita. I dati dell’istituto statistico nazionale indicano che a novembre i prezzi al consumo sono cresciuti del 5% su base annua, mentre lo stipendio medio supera di poco i 1.200 euro mensili.
Il timore principale riguarda quindi un possibile effetto prezzi legato al cambio di valuta, anche se la Banca centrale europea ha più volte ridimensionato l’impatto atteso. La presidente Christine Lagarde ha parlato di aumenti modesti e temporanei, stimati tra lo 0,2% e lo 0,4%, sottolineando al contempo i benefici.
Soddisfatte le imprese, secondo le quali i commerci saranno più fluidi, con minori costi di finanziamento e prezzi più stabili. Sono stati stimati risparmi annui in circa 500 milioni di euro tra commissioni di cambio per le imprese e un possibile impulso al turismo. Solo questo è attesa in crescita, con un valore di circa l’8% del Pil.