Bollette della luce più care, la proroga aumenta i costi nascosti

La proroga delle concessioni ai distributori di elettricità, inserita nella Legge di Bilancio, aumenterà i costi nascosti per i consumatori

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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L’Arera, l’autorità che si occupa della sorveglianza sul mercato dell’energia in Italia, ha evidenziato che un provvedimento del Governo, inserito nella Legge di Bilancio del 2025, potrebbe far aumentare i costi nascosti nelle bollette dell’elettricità a partire dai prossimi anni.

Nella finanziaria, l’Esecutivo ha rinnovato le concessioni ai distributori dell’energia elettrica per 20 anni, ma ha anche imposto loro un costo accessorio da pagare allo Stato per mantenere il privilegio di gestire la rete senza dover subire la concorrenza.

Arera avvisa che, con ogni probabilità, questo “balzello” sarà scaricato sui consumatori.

Cosa sono i distributori di energia elettrica

I distributori, che si vedranno rinnovate le concessioni automaticamente a partire dal 2030 per i successivi 20 anni, non sono i venditori – cioè le aziende il cui nome compare sulle bollette.

Si tratta di società che si occupano di far arrivare l’energia dal produttore fino al consumatore attraverso l’utilizzo della rete elettrica nazionale. Per questo utilizzo, devono pagare una concessione.

La legge Bersani del 2006, che ha liberalizzato moltissimi aspetti dell’economia italiana, ha stabilito che, dal 2030, questa concessione doveva essere messa a gara. In questo modo, lo Stato avrebbe ottenuto offerte migliori e i consumatori prezzi più vantaggiosi.

Il governo Meloni ha però deciso, con la Legge di Bilancio del 2025, di rimandare questa gara, concedendo per altri 20 anni dopo il 2030 l’utilizzo della rete agli stessi distributori.

L’80% dell’energia elettrica italiana viene distribuita da Enel, l’ex azienda elettrica di Stato, che è anche tra i più importanti venditori.

Perché la proroga aumenterà le bollette

Il rinnovo delle concessioni stabilito dal Governo non è gratuito. Lo Stato chiederà infatti un nuovo onere ai distributori. Secondo Arera, però, questo costo aggiuntivo verrà scaricato sui consumatori.

Il costo di una bolletta elettrica non dipende solo da quanta energia si consuma. Circa il 20% del totale è dovuto ai cosiddetti costi nascosti, più esattamente gli oneri di sistema.

Questa spesa è divisa in:

  • una quota energia, che si applica a tutti i consumatori in proporzione all’energia consumata;
  • una quota fissa, che non è legata ai consumi ma che si applica solo alle abitazioni non di residenza.

Il timore dell’autorità che regola il mercato dell’energia è che i distributori aumentino i prezzi dei loro servizi per i venditori e, di conseguenza, questi scarichino il costo sui consumatori attraverso queste voci di spesa.

Le denunce di Arera e delle associazioni

In una dichiarazione rilasciata al quotidiano La Repubblica, il presidente dell’Arera Stefano Besseghini ha spiegato:

Questa previsione si pone in contrasto con i principi generali di tariffazione basata sui costi efficienti del servizio e, a tutela degli interessi di utenti e consumatori, è opportuno minimizzare, se non annullare, l’impatto dell’onere di rimodulazione in bolletta.

Stefano Besseghini, presidente di Arera
ANSA
Stefano Besseghini, presidente di Arera, che ha denunciato gli aumenti

Di fatto, Besseghini ha chiesto allo Stato di non aumentare gli oneri delle concessioni per i distributori. Sedici associazioni dei consumatori hanno sostenuto questa proposta, ma nessuno sembra spingere perché le concessioni vengano messe a gara.

La ragione è che, rispetto al 2006, il mercato dell’energia in Italia è cambiato molto. Con la diffusione delle rinnovabili, i produttori sono diventati moltissimi.

Gestire la rete è diventato più complicato e le forniture di gas si sono rivelate al contempo molto più soggette ai cambiamenti internazionali di quanto ci si aspettasse. La liberalizzazione rischierebbe di mandare la distribuzione nel caos.

Al momento allo Stato fa comodo il quasi monopolio di Enel, che garantisce una gestione italiana dell’energia sulla rete e una conoscenza profonda del mercato da parte del distributore principale.