Il capo economista della Banca centrale europea Philip Lane ha confermato in un’intervista che l’istituto abbasserà i tassi di interesse, invertendo l’atteggiamento tenuto fino ad ora a seguito dell’innalzamento dell’inflazione dopo il 2022. Una mossa in anticipo rispetto alle altre banche centrali delle principali economie mondiali grazie anche alla situazione particolarmente stabile dei prezzi nel continente europeo.
Anche il membro del board della Bce Piero Cipollone ha confermato questa aspettativa, che potrebbe avere un significativo impatto sull’economia europea ma anche sui risparmiatori. Tra le conseguenze più dirette di un abbassamento dei tassi di interesse c’è infatti la riduzione del costo dei mutui a variabili, che potrebbero quindi iniziare a tornare sotto controllo dopo un anno di rialzi.
Philip Lane conferma il ribasso dei tassi di interesse
In un’intervista al quotidiano inglese Financial Times, il capo economista della banca centrale europea Philip Lane ha confermato che a giugno i tassi di interesse per l’area euro potrebbero cominciare a scendere. La decisione seguirebbe quelle di banche centrali minori come quella svizzera e quella svedese ma contravverrebbe a quanto ci si aspetta da parte di quelle delle altre maggiori economie mondiali, come Usa e Giappone.
La ragione per cui la Bce potrebbe far scendere i tassi in anticipo rispetto gli Usa è la migliore situazione dell’inflazione, a fronte di un peggior quadro economico dell’area euro. A marzo i prezzi sono cresciuti in media del 2,4% in Europa e del 2,7% in Usa, in aumento rispetto a febbraio per Washington. Le strade di euro e dollaro dovrebbero quindi dividersi, con la valuta americana che potrebbe superare in valore la moneta unica molto presto.
Lane ha imputato il diverso comportamento dell’inflazione in Europa principalmente all’impatto molto più significativo della crisi energetica del 2022 nel continente. La dipendenza dell’Ue dal gas russo ha avuto un costo altissimo al momento del distacco forzato causato dalle sanzioni imposte a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Rientrata questa emergenza però, l’inflazione di fondo, quella al netto dei prezzi energetici e del cibo, si è dimostrata molto meno alta del previsto e ormai in linea con le aspettative per un’economia sana.
Il capo economista della Bce ha confermato però che il 2024 rimarrà un anno restrittivo. Non bisogna quindi immaginare un calo netto dei tassi fino ai livelli precedenti alla crisi inflazionistica del 2022. Lane ha ribadito però che la Banca centrale europea potrà muoversi all’interno di questo ambito restrittivo verso una politica più espansiva, per stimolare l’economia europea che si sta allontanando rapidamente da quella americana.
Cipollone rilancia: “Mi aspetto che la Bce abbassi i tassi il 6 giugno”
Anche Piero Cipollone, membro del board della Bce, ha confermato al Festival dell’Economia di Trento di aspettarsi un abbassamento dei tassi di interesse a partire dal 6 giugno: “Considerati gli attuali dati dell’inflazione nella prossima riunione della Bce mi aspetto una prima mossa per ridurre i tassi. Non credo di svelare nessun segreto perché è una convinzione diffusa. I dati recenti vanno in questa direzione e rafforzano la nostra certezza nel fatto che potremo ridurre l’orientamento restrittivo della nostra politica monetaria” ha dichiarato.
“Dobbiamo intraprendere le azioni necessarie quando l’inflazione si discosta dal nostro obiettivo di medio termine. È quello che la Bce ha fatto a partire dal luglio 2022, contribuendo alla rapida discesa dell’inflazione dal suo picco del 10,6% dell’ottobre 2022 al 2,4% il mese scorso. Salvo ulteriori shock, ci attendiamo che nei prossimi mesi l’inflazione oscilli intorno ai livelli attuali, per poi diminuire fino a raggiungere il nostro obiettivo il prossimo anno. Con il venir meno degli shock dell’offerta si può finalmente tornare a perseguire contemporaneamente il calo dell’inflazione e l’aumento del tasso di crescita” ha continuato Cipollone.
Secondo la teoria economica infatti, l’intervento delle banche centrali ha il potere di accelerare o rallentare l’economia a seconda della diminuzione o dell’aumento dei tassi di interesse. Una riduzione della crescita è auspicabile quando ci si trova davanti al rischio di inflazione molto alta, che comprometterebbe il potere d’acquisto dei consumatori e, a lungo andare, la crescita stessa. Al contrario, quando i prezzi sono sotto controllo, una politica monetaria espansiva con tassi bassi permette più facilmente agli imprenditori di investire per migliorare la produttività e di conseguenza la crescita economica.
Le conseguenze dell’abbassamento dei tassi di interesse
La diminuzione dei tassi di interesse però non ha soltanto conseguenze macroeconomiche. Si tratta infatti di una decisione che influenza anche al vita quotidiana di milioni di persone, soprattutto coloro che hanno stipulato un mutuo per l’acquisto di una casa. Questo tipo di prestiti sono i più comuni per le cifre a cui permettono di avere accesso ma negli ultimi mesi sono diventati molto costosi proprio a causa dell’aumento del costo del denaro. Chi ne aveva stipulato uno a tasso variabile si è dovuto confrontare con un aumento significativo della propria rata, che ora però dovrebbe abbassarsi.
Altra conseguenza dell’abbassamento dei tassi di interesse potrebbe essere una parziale ripresa del mercato immobiliare. In Italia la compravendita di case è rallentata propri a causa della difficoltà da parte dei cittadini di accedere al credito. Una diminuzione dei tassi di interesse potrebbe risolvere questo problema riportando le transazioni a un ritmo più simile a quello degli anni passati.
Come sottolineato però dagli economisti che hanno commentato questa possibile svolta nella politica monetaria europea, l’abbassamento del costo del denaro comporta sempre un rischio. L’inflazione, pur sotto controllo rispetto ai picchi raggiunti durante gli scorsi anni, è ancora relativamente alta e non è possibile sapere quale effetto avrà esattamente l’abbassamento dei tassi di interesse sui prezzi al consumo.
Infine, la conseguenza più indiretta della diminuzione dei tassi di interesse sull’euro in anticipo rispetto alle decisioni della Fed sarà un periodo di maggior valore del dollaro nei confronti della moneta unica. Questo dovrebbe favorire le esportazioni, una buon notizia per l’Italia che ha negli Usa un importante mercato di sbocco per i propri prodotti. Si dovrebbe però verificare al contempo un aumento del costo delle importazioni. Di recente, l’Ue e l’Italia in particolare ha aumentato l’acquisto di beni energetici dagli Usa. Un aumento del loro prezzo dovuto alla debolezza dell’euro potrebbe ripercuotersi su tutta l’eocnomia.