Auto, non solo elettrico. Governo pensa a incentivi per benzina e diesel

C'è l'ipotesi di spostare parte dei fondi inutilizzati destinati a elettriche e ibride per un nuovo Ecobonus dedicato alle auto termiche.

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Redazione

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Dopo la sonora sconfitta rimediata in ambito europeo, dove la Commissione Ue ha aperto agli e-fuel ma non ai biocombustibili sostenuti dall’Italia per il mantenimento dei motori endotermici all’interno del paradigma che vira sull’elettrico, il governo italiano pensa ora al mercato interno con una rimodulazione degli incentivi che guardi non solo alle automobili “a spina” ma anche a quelle a scoppio.

Probabilmente per posizione ideologica, ma anche per un ragionamento alquanto logico: se le BEV (le automobili completamente elettriche) si vendono poco perché costano tanto, è comunque fondamentale svecchiare il parco circolante, anche con dei motori Euro 6 termici che possano rimpiazzare i troppi Euro 2-3-4 ancora in circolazione, specie se diesel.

Rimodulazione degli incentivi

Ecco che quindi si apre la strada alla ricollocazione degli incentivi. il Governo sta infatti valutando la possibilità di rimodulare l’Ecobonus, destinando nuove quote ai motori termici benzina e diesel. “Bisogna incentivare chi ha bisogno dell’auto. I soldi dello Stato devono servire per svecchiare il parco auto, togliendo dalla strada gli Euro 0-1-2-3”, ha detto alla Camera il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso. L’obiettivo del Governo è “aiutare chi non si può permettere di cambiare la vecchia auto, non chi ha le facoltà per comprarsi se vuole un’auto elettrica”, ha continuato il ministro Urso.

Incentivi auto, torna la rottamazione

“Per il periodo 2022-2026 – ha detto il ministro Urso alla Camera rispondendo al question time – abbiamo destinato circa 2 miliardi di euro del fondo automotive per incentivi all’acquisto di veicoli a basse emissioni di CO2. La risposta del mercato è stata eterogenea: su endotermiche a basse emissioni in breve tempo sono stati utilizzati tutti gli incentivi messi a disposizione, mentre gli incentivi sull’elettrico puro non hanno avuto un buon riscontro”.

“Per quanto riguarda il 2023, i 150 milioni per l’acquisto di veicoli con motore endotermico e consumo medio di CO2 tra 61 e 135 gr/km sono terminati in poche settimane mentre dei 425 milioni complessivamente stanziati per le auto elettriche e ibride sono stati utilizzati ad oggi soltanto 33 milioni, meno dell’8%” (qui abbiamo spiegato come avere gli ecobonus previsti per il 2023).

In Parlamento Urso ha espresso la volontà di finanziare un esteso piano di rottamazione riguardante oltre 11mila veicoli circolanti nel nostro Paese, sostenendo che “bisogna incentivare chi ha bisogno dell’auto, i soldi dello Stato devono servire per svecchiare il parco auto, togliere dalla strada gli Euro 0 1-2-3, e per aiutare chi non se lo può permettere, non chi ha le facoltà di comprarsi se vuole, e noi lo auspichiamo, un’auto elettrica” (qui abbiamo parlato del calo del prezzo delle “super auto elettriche”).

Fondi inutilizzati

A oggi, dei 190 milioni di euro destinati all’acquisto di veicoli con emissioni comprese tra 0 e 20 g/km CO2 al chilometro (elettrici), ne restano ancora disponibili quasi 162 milioni. Per le ibride, con emissioni di anidride carbonica tra 21 e 60 g/km, rimangono ancora in cassa oltre 214 milioni di euro sui 235 stanziati. I 150 milioni di euro riservati ai veicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 g/km di CO2 al chilometro sono invece stati esauriti nel giro di poche settimane dall’inizio dell’Ecobonus, partito lo scorso 10 gennaio.

Gli Euro 4

La reintroduzione degli incentivi per le auto a combustione potrebbe essere decisa già entro la fine di aprile. Il percorso coinvolgerà le associazioni di categoria, che punteranno a inserire nel programma di rottamazione anche i veicoli Euro 4, immatricolati prima del 2009, che pesano sul parco auto italiano col circa 10 milioni auto. L’Anfia (associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) chiede anche di aumentare il contributo per l’acquisto di auto elettriche, arrivando fino a 7.000 euro, invece dei 3.000 o 5.000 euro previsti oggi, rispettivamente senza o con rottamazione.