Il mercato delle auto elettriche europeo sarà sempre più dipendente dalle importazioni provenienti dalla Cina. Lo riporta uno studio di Transport & Environment, che ha calcolato che le auto a batteria costruite a Pechino diventeranno il 25% di quelle vendute entro la fine del 2024.
L’Unione europea sta provando a difendersi da questo mutamento, ma le sanzioni costano quasi 6 miliardi di euro e potrebbero non essere abbastanza efficaci da fermare l’avvento delle aziende cinesi in Europa. Le compagnie del vecchio continente preparano una risposta competitiva, ma potrebbe non essere abbastanza per contrastare il vantaggio che le case di Pechino hanno accumulato.
L’arrivo delle auto elettriche cinesi in Europa
Nel 2023 già il il 19,5% delle auto elettriche vendute in Europa erano state costruite in Cina. Non si parla esclusivamente di brand cinesi, come MG e BYD, ma anche di aziende europee come BMW o Renault che hanno stabilimenti in estremo oriente e che poi importano i loro modelli, progettati nel Vecchio Continente ma assemblati in terra cinese, per risparmiare sui costi. Alla percentuale partecipa anche Tesla da quando ha cominciato ad utilizzare il suo stabilimento a Shanghai per fornire parti alla sua fabbrica in Germania.
Continuando così, secondo uno studio pubblicato de Transport & Enviorment, entro la fine del 2024 questa percentuale salirà al 25,3%, oltre un quarto del totale. Nonostante la maggior parte di queste vetture avrà ancora marchi occidentali, siano essi europei o americani, non bisogna sottovalutare il ruolo che le aziende cinesi stanno avendo in questa rincorsa.
BYD, la più famosa della case di auto elettriche cinesi, che punta su modelli a prezzi molto abbordabili, guida il gruppo. Nel 2019 rappresentava solo una parte marginale del mercato elettrico europeo, oggi invece è all’8% da sola e trascina le case di Pechino al 11% del totale.
I metodi per contrastare l’ascesa delle case cinesi
La preponderanza sia delle auto prodotte in Cina che delle stesse aziende cinesi all’interno del mercato dei veicoli elettrici europei preoccupa sia le società del settore che le istituzioni. Lo studio suggerisce che una tassa in entrata del 25% su questi prodotti potrebbe aumentare la competitività delle aziende che producono in Europa, dando loro una possibilità contro quelle che preferiscono la delocalizzazione.
La scelta dei dazi ha però anche effetti negativi, per primo quello sui consumatori. Minore concorrenza favorirebbe le aziende ma potrebbe accentuare uno dei problemi principali del mercato delle auto elettriche in occidente: quello dei prezzi d’entrata troppo alti. Inoltre il costo stimato di questa misura per l’Unione europea sarebbe di circa 6 miliardi di euro ed esporrebbe le aziende continentali alle ritorsioni cinesi.
Infine, anche le sanzioni non sono un metodo perfetto e sono aggirabili con relativa facilità. BYD ha già in progetto di costruire una propria fabbrica all’interno dell’Unione europea, in Ungheria per la precisione, in modo da prepararsi ad eventuali dazi doganali spostando una parte della catena produttiva direttamente in loco. Inoltre le aziende europee che oggi producono in Cina subirebbero i dazi risultandone svantaggiate. Una situazione non facile, visto che già in media le aziende cinesi vendono auto ad un prezzo che è del 28% inferiore rispetto alla concorrenza europea.