Le famiglie italiane spendono sempre di più, ma per meno articoli. Secondo i dati dell’Istat, nel 2023 la spesa media mensile per nucleo familiare è schizzata fino a 2.738 euro, segnando un incremento del +4,3% rispetto all’anno precedente. La cifra però non corrisponde a un maggiore potere d’acquisto. Al contrario, a fronte dell’aumento di spesa, si compra meno. Il motivo? L’inflazione continua a mordere, rosicchiando risparmi e capacità di spesa delle famiglie.
Continua l’aumento dei prezzi
Se da un lato vediamo crescere i numeri sulla spesa media mensile, dall’altro i carrelli della spesa sono sempre più vuoti. Infatti l’aumento della spesa mensile non corrisponde a un aumento dei consumi, quanto più a una contrazione.
L’inflazione, con un +5,9%, ha infatti eroso il potere d’acquisto, facendo scendere la capacità reale di spesa dell’1,5%. E a soffrire di più sono proprio le famiglie meno abbienti. Le famiglie con redditi più bassi hanno visto la loro spesa ridursi dell’1,6%, mentre quelle più ricche dell’1,7%. Insomma, l’aumento nominale è solo una facciata: dietro si cela un bel colpo alle finanze domestiche.
La geografia delle spese: Nord ricco, Sud in difficoltà
Le differenze territoriali si fanno sentire, anche se leggermente meno rispetto agli anni scorsi. Se guardiamo ai numeri, il Nord-Ovest resta l’area con la spesa più alta, toccando i 2.979 euro al mese per famiglia. A Sud, invece, la cifra scende drasticamente a 2.203 euro. Nonostante la riduzione del divario tra Nord e Sud, che passa dal 36,9% al 35,2%, il gap resta significativo.
Chi vive al Nord riesce ancora a spendere di più, magari potendo permettersi qualche sfizio, mentre al Sud si tende a fare molta più attenzione al portafoglio.
Settori dove si risparmia (e non): alimentari in testa
La voce di spesa che pesa di più sui bilanci familiari sono gli alimentari e le bevande analcoliche, che nel 2023 hanno rappresentato ben il 19,2% della spesa totale, con una media di 526 euro al mese. Questo valore è cresciuto rispetto all’anno precedente, ma non perché si mangi di più o meglio. Anzi, è esattamente il contrario.
Con l’inflazione che ha colpito duramente anche il settore alimentare (+10,2%), molte famiglie hanno dovuto rivedere le proprie abitudini. Secondo i dati, circa il 31,5% delle famiglie italiane ha ridotto la qualità o la quantità di cibo acquistato.
Il fenomeno è preoccupante e conferma una tendenza ormai diffusa: si spende di più, ma si compra meno. Con un costo della vita in aumento e stipendi che non tengono il passo, molte famiglie scelgono di rinunciare a prodotti di qualità superiore o a quantità maggiori.
Ci sono però dei settori che non vedono crisi. Uno di questi, che invece ha visto un boom di spesa nel 2023, è quello della ristorazione e dell’alloggio, con un balzo del +16,5%. Le famiglie italiane, pur facendo attenzione ai costi, non hanno rinunciato al piacere di uscire a cena o di fare qualche viaggio, magari più breve e meno costoso. Non senza problemi: l’aumento dei costi in questi settori ha fatto lievitare il conto, che si è riflettuto direttamente nelle tasche degli italiani.
Tasche vuote: la scomparsa dei risparmi
Se da un lato aumenta la spesa, dall’altro c’è un dato che dovrebbe farci riflettere: si risparmia sempre meno. La propensione al risparmio delle famiglie italiane, nel 2023, è scesa al 6,3%, molto al di sotto del livello pre-pandemia (che nel 2019 era all’8%). Questo significa che per far fronte all’aumento dei prezzi, molte famiglie hanno dovuto attingere ai propri risparmi.
La tendenza è pericolosa soprattutto nel lungo periodo, perché una volta esauriti i risparmi, le famiglie avranno meno margine per fronteggiare nuove crisi o imprevisti economici. È un circolo vizioso in cui molte famiglie rischiano di trovarsi bloccate: da un lato devono affrontare un aumento del costo della vita, dall’altro non riescono più a mettere da parte denaro per il futuro.