Nonostante l’inflazione galoppante, che, seppur in lieve diminuzione ma in ripresa a marzo, è ancora lontanissima dall’innescare una vera discesa dei prezzi, e a fronte di un’estate che si attende rovente, con la siccità che porterà a nuovi rincari record, qualche buona notizia a marzo per i prezzi del carrello della spesa c’è.
Sul fronte dei prezzi al consumo, resta elevata a marzo l’inflazione dei beni alimentari, che conservano una crescita del +12,9%, in linea con il dato di febbraio, con alcune delle città più care sempre più care.
Tuttavia, secondo l’ultima fotografia scattata da Unioncamere nella sua rilevazione mensile dei prezzi dei beni alimentari, proseguono i segnali di rallentamento già avviati a gennaio per alcuni dei principali comparti dell’agroalimentare nazionale.
In particolare, sono in miglioramento (per le tasche degli italiani) il settore lattiero-caseario, quello di cereali e oli di semi, a cui si aggiungono gli ortaggi, tornati in calo dopo i rialzi di febbraio.
Indice
Verdura
Se osserviamo la frutta, a marzo i prezzi all’ingrosso sono scesi parecchio rispetto a inizio anno. Tuttavia, i prezzi restano comunque in crescita rispetto allo scorso anno. Dal punto di vista dei consumi, marzo si caratterizza per uno spostamento della domanda verso prodotti primaverili e, in alcuni casi, già anche estivi.
Per via dei grandi arrivi di partite dalla Spagna e dal Sud Italia, che hanno contribuito ad una saturazione del mercato, in forte calo i prezzi di quasi tutte le colture protette: melanzane (-44,3 %), peperoni (-15,6%), pomodori (-12,7 %) e zucchine (-32,2%). Discorso simile per le insalate (-15,4 %) e per i carciofi (-27,6%), in piena produzione durante il mese di marzo e con quantità in aumento a causa dell’ingresso di partite dalla Tunisia. In netto calo le zucche (-7,6%), ormai fuori stagione.
Tra gli ortaggi da cottura si registrano rispetto a febbraio importanti diminuzioni di prezzo per bietole (-19,1%), broccoletti (-10,6%), cicoria (-10,2%) e spinaci (-23,3%), dovute principalmente ad un fisiologico calo della domanda durante la primavera.
Schizzano in alto invece i prezzi delle cipolle (+40,3%) per via degli scarsi quantitativi disponibili e il ritardo dell’arrivo nei mercati delle produzioni estere. Anche le patate (+14,7%) risentono di un contesto simile.
Stabilità, invece, per gli altri ortaggi a lunga conservazione, che sono soggetti ad un minor peso della domanda.
Gli asparagi (+56,1 %), al contrario dei piselli (+5,2%), sono entrati in campagna produttiva con prezzi superiori alla media, anche annuale, per via dei bassi quantitativi ancora presenti in commercio. I fagiolinipresentano invece una certa stabilità, ma con costi di produzione molto superiori rispetto al 2022, per via degli aumenti dei costi di gestione e di manodopera necessari, tanto che su base annua sfiorano il +56,3%.
Frutta
Per quanto riguarda la frutta, per gli agrumi, rispetto a febbraio, si osserva una normalizzazione delle quotazioni per clementine (-2,9%), arance (-3,8%) e mandarini (1,6%), ormai a fine campagna e soggetti ad una minore richiesta da parte dei consumatori. Piuttosto stabili anche pompelmi (+4%) e limoni (-1,1), che non sono influenzati da domanda stagionale.
Anche le fragole (-3,3%) non registrano particolari cambiamenti di prezzo, a fronte di un inizio campagna con quotazioni più alte della media: i grandi quantitativi presenti nei mercati hanno poi bilanciato la domanda ancora scarsa. Va detto però che i prezzi sono più alti rispetto al 2022, a causa del freddo tardivo, che ha causato maggiori costi di gestione per le colture protette.
Nessuna particolare variazione per mele (+1,5%), pere (+3,4%) e kiwi (+3,2%). In lieve calo i frutti tropicali, fra cui ananas (-5,1%) e banane (-1%), con i livelli delle quotazioni che sono comunque in netto aumento rispetto al 2022, per via delle spese di trasporto aumentate decisamente.
Latte
Giù i prezzi del latte, sia a livello nazionale che continentale: un calo che prosegue praticamente costante da novembre. Il mese di marzo si chiude con una flessione media del -9%.
Gli ultimi dati del Milk Market Observatory della Commissione Europea evidenziano la graduale inversione di tendenza dei prezzi medi del latte alla stalla in Europa in atto da inizio anno (secondo -4% consecutivo a febbraio dopo quello di gennaio). Le pressioni al ribasso sui prezzi continuano a provenire dal buon andamento della raccolta tra i principali produttori continentali, con la Germania che, secondo gli ultimi dati Eurostat, guida il recupero produttivo: a gennaio +4% su base annua.
Burro
Tra i prodotti invece in aumento a marzo c’è il burro, che recupera parzialmente terreno dopo aver toccato a febbraio i minimi degli ultimi anni.
Dopo 5 mesi consecutivi con segno “meno”, i prezzi all’ingrosso del burro rimbalzano rispetto ai minimi raggiunti a febbraio, guadagnando a marzo il +8% su base mensile. Le quotazioni, comunque, si sono stabilizzate nella seconda parte del mese.
Olio
Equilibrio per l’olio di oliva (+0,4%), seppur in corrispondenza di livelli di prezzo elevati rispetto agli anni precedenti. Il mercato, spiega Unioncamere, resta esposto al rischio di brusche oscillazioni a seconda delle condizioni climatiche che si manifesteranno nella fase cruciale di fioritura delle piante attesa nelle prossime settimane, con particolare attenzione allo sviluppo delle coltivazioni nel bacino del Mediterraneo, e soprattutto Spagna e Italia.
Scende al +35% la variazione tendenziale con i prezzi che, seppur in equilibrio, continuano a mantenersi ai massimi degli ultimi anni.
Prosegue la discesa delle quotazioni nazionali degli oli di semi (-9% a marzo), giunti all’11° mese consecutivo di ribassi. La prolungata fase ribassista sta riportando il comparto su livelli di prezzo che non si registravano dal 2020, con lo shock prodotto dalla guerra della Russia in Ucraina ormai totalmente riassorbito.
Tra i principali prodotti, deboli sia l’olio di girasole che l’olio di soia, mentre l’olio di palma evidenzia a marzo una leggera ripresa rispetto ai minimi di febbraio. Crolla però la variazione su base annua delle quotazioni che raggiunge il -44%.
Formaggi
A marzo si notano anche nuovi ribassi per i formaggi a lunga stagionatura (-1% a marzo dopo il -1,7% di febbraio) trainati in particolare dal Grana Padano (-1,6%), mentre si confermano stabili i formaggi freschi.
Come nei mesi precedenti, continua invece a spiccare la performance del Pecorino Romano, che si mantiene al di sopra della soglia record dei 14 €/kg (stagionatura 5 mesi) mai raggiunta in precedenza.
Uova
Grazie a un aumento della domanda, sia interna che estera, ancora superiore all’offerta disponibile, le uova ottengono un ulteriore leggero rialzo delle quotazioni, che avanzano a marzo del +1,4% rispetto a febbraio.
Cereali
Continuano a scendere invece a marzo i cereali: 5° mese consecutivo di ribassi, in particolare, per i listini della semola, che perdono un ulteriore -4,7%, complici i ribassi del grano duro.
Discorso simile per la farina di grano tenero (-1,4% su base mensile), sulla quale pesano una domanda di materia abbastanza debole e un’ampia disponibilità di grano estero.
Significativo il confronto rispetto allo scorso anno, che passa dal +18,3% di febbraio al -7,9% di marzo, anche per effetto del confronto con gli elevati prezzi che si registravano nello stesso periodo del 2022.
Riso
Tra i prodotti in aumento a marzo si segnala il riso, forte di una maggiore domanda ma anche dei timori legati all’emergenza idrica nelle regioni del Nord-Ovest sul prossimo raccolto.
La dinamica emersa già nella seconda metà di febbraio si è confermata a marzo con un rincaro del +3% su base mensile. Resta estremamente positivo lo scarto annuo (+66%).
Sul fronte dei prezzi al consumo, gli ultimi dati diffusi da Istat riferiscono di un’inflazione in progressivo aumento raggiungendo a marzo il +41,7% (+38,2% il dato di dicembre).
Carne
Prosegue nel mese di marzo anche la crescita dei prezzi della carne, in particolare i tagli di carne suina, seppur in misura più lieve rispetto ai dati di febbraio (+5,1%).
Il segno “più” dei listini si deve alla forte richiesta di vivo da parte dei macelli, che continua a mantenersi superiore all’offerta, ma anche alla domanda in crescita, legata all’avvicinarsi delle festività pasquali e ad un maggior consumo di tagli da barbecue.
Dopo 3 mesi consecutivi di ribassi tornano a crescere anche i listini dei conigli, che registrano un +7,8% rispetto febbraio, sostenuti da una maggiore domanda tipica del periodo pre-pasquale e dalla minore disponibilità.
Inversione di rotta anche per i prezzi della carne di pollo (+3,8% su base mensile), mentre continua ad arretrare la carne di tacchino (-3,8%).
Rispetto al 2022, la differenza è di ben il 20% sia per la carne di pollo che per quella di coniglio. Fase di staticità invece per le carni bovine, complice la debolezza dei consumi.
Pesce
Per il pesce, catture stagionalmente in crescita a marzo, il che genera effetti al ribasso sulle quotazioni, in particolare per i crostacei freschi e per il comparto dei surgelati.
Crollano tra i pesci freschi di mare i prezzi delle alici (-20%) e delle sarde (-27%) in virtù dell’avvio delle catture del pesce azzurro con il metodo della circuizione, con conseguente aumento del pescato. Se paragonati con i prezzi di marzo 2022, le specie maggiormente in calo risultano i cefali (-38%), merluzzi (-17%), orate (-15%) e sarde (-23%), mentre gli sgombri evidenziano un aumento del +28% su base annua grazie ai minori volumi di catture rispetto allo scorso anno.
Nella categoria “crostacei freschi” gli scampi arretrano a marzo del -9% rispetto alle medie di febbraio, spingendo la variazione tendenziale oltre il -30%. In netto calo rispetto allo scorso anno anche le quotazioni dei gamberi rosa (-21%) e delle cannocchie (-32%) mentre i gamberi rossi, specie attualmente meno presente nei mari nazionali, archiviano una crescita annua del +37%.
Segno “più” a marzo per le quotazioni dei molluschi freschi, in particolare i calamari (+22% rispetto a febbraio), in questo periodo poco presenti sul mercato nella taglia commerciale. I mitili continuano a registrare una variazione tendenziale particolarmente ampia (+21%) anche a causa della scarsa disponibilità di prodotto nazionale prospettata per quest’anno a causa della siccità invernale.
Poco mossi a marzo i prezzi dei pesci freschi di mare di allevamento, mentre tra i pesci freschi di acqua dolce accelerano le quotazioni del salmone (+14% rispetto a febbraio) a causa, in particolare, dei rincari dei mangimi.
Stabile il comparto dei surgelati, sia i pesci che i frutti di mare, con i crostacei surgelati, che conservano una variazione su base annua vicino al -20%, rispecchiando l’andamento del prodotto fresco. Nella categoria “Pesci e frutti di mare secchi, affumicati o salati” si registrano marcati rialzi per il baccalà secco (+7% rispetto a febbraio, +17% su base tendenziale), complici le minori catture del merluzzo – materia prima del baccalà – nei mari del Nord..
Vino
Senza particolari variazioni il comparto dei vini sfusi che, nel complesso, conferma i valori di febbraio (-0,2%).
A guadagnare qualcosa sono solo i bianchi comuni e gli spumanti, mentre la performance peggiore è stata registrata dai DOP-IGP rosati. Su base tendenziale continuano a esserci importanti ribassi con punte di -30% per i rosati comuni.
Quali cibi costano di più a marzo
Ecco i 10 cibi che a marzo all’ingrosso sono aumentati di più di prezzo, rispetto a febbraio:
- Asparagi +56,1%
- Cipolle +40,3%
- Calamari freschi +21,7%
- Scalogno +18,7%
- Patate +14,7%
- Salmone fresco +14,4%
- Vongole fresche +9,6%
- Pesce spada fresco di pescata +9,1%
- Sogliole fresche di pescata +8,8%
- Seppie fresche +8,8%.
Quali cibi costano di meno a marzo
Ecco i 10 cibi che a marzo all’ingrosso sono diminuiti di più di prezzo, rispetto a febbraio:
- Melanzane -44,3%
- Cavolfiori -34%
- Zucchine -32,2%
- Carciofi -27,6%
- Sarde fresche di pescata -26,8%
- Spinaci -23,3%
- Cavoli broccoli -21%
- Alici fresche di pescata -19,7%
- Bietole -19,1%
- Peperoni -15,6%.