Il Pnrr italiano, sottoposto a revisione e successivamente approvato venerdì dalla Commissione europea, è stato elogiato con fierezza dalla premier Giorgia Meloni.
Tuttavia, l’approvazione del nuovo Pnrr ha portato a una drastica riduzione di 100.000 posti negli asili nido, come segnalato dalle opposizioni. Di fronte a ciò, il governo ha prontamente annunciato misure correttive. In particolare, è stato comunicato che sarà implementato un primo Piano asili, con un finanziamento di circa 530 milioni provenienti dalle risorse già previste nel cosiddetto dl Caivano.
Il secondo piano del Governo
Fonti governative hanno chiarito che successivamente verrà attuato un secondo Piano asili, che utilizzerà anche i circa 900 milioni di euro provenienti da risorse nazionali rimodulate da altri piani di edilizia scolastica ammessi a finanziamento nell’ambito del Pnrr dalla Commissione.
In seguito alle critiche e alle riduzioni dei posti negli asili nido a seguito della revisione del Pnrr, il governo ha annunciato il suo impegno a continuare gli investimenti in questa area. L’obiettivo è incrementare il numero complessivo dei posti disponibili, rispondendo alle richieste del Consiglio dell’Unione europea del 2021, che ha fissato la meta del 45% di copertura del servizio a livello nazionale entro il 2030. Questo impegno sottolinea la volontà del governo di assicurare un adeguato supporto alle famiglie attraverso l’ampliamento dei servizi di asilo nido e il raggiungimento degli standard raccomandati a livello europeo.
Le modifiche agli asili nido
La Commissione europea, durante la valutazione della proposta di revisione del Pnrr, ha approvato una modifica significativa del target finale per gli asili nido e le scuole dell’infanzia, riducendo il numero da 264.480 a 150.480 posti.
Fonti governative hanno spiegato che questa modifica è stata necessaria a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e del fatto che la Commissione non ha ritenuto ammissibili alcuni interventi, come quelli legati alla messa in sicurezza, demolizione e ricostruzione, così come i centri polifunzionali precedentemente selezionati nel 2021-2022 dal governo precedente.
Il governo ha dichiarato che questa rimodulazione è stata influenzata da varie considerazioni, tra cui l’adeguamento ai costi in aumento e le restrizioni imposte dalla Commissione su determinati tipi di interventi. Tuttavia, nonostante la riduzione del target, il governo ha assicurato che nessun intervento già aggiudicato sarà definanziato. In sostanza, si sottolinea l’impegno a mantenere gli impegni già presi nonostante le modifiche apportate alla proposta iniziale del Pnrr.
Si aggrava il divario tra Nord e Sud
Secondo quanto riportato da Repubblica, il taglio proposto nel Pnrr sembra avere un impatto che “tiene lontano il Sud dal Nord”, con conseguenze più pesanti per il Mezzogiorno. Questo è particolarmente evidente nella regione della Campania, che attualmente riesce ad accogliere solo l’11,7% (dato Istat) dei bambini della fascia 0-2 anni negli asili nido, rappresentando la percentuale più bassa in Italia. Secondo i calcoli della Svimez, questa percentuale è addirittura inferiore, attestandosi al 6,5%.
La situazione nel Mezzogiorno è ulteriormente complicata dalla percezione che il Sud rischia di scollarsi ulteriormente dal resto del Paese. L’inflazione, in particolare, si è fatta sentire in modo più pronunciato rispetto ad altre regioni, contribuendo ad alimentare la delusione e le preoccupazioni riguardo agli asili nido. Questi fattori evidenziano la necessità di affrontare le disparità regionali e garantire che le politiche adottate nel quadro del Pnrr siano equamente distribuite per evitare ulteriori squilibri tra le diverse aree del Paese.