Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che l’interpretazione della legge con cui è stata istituita Ape Sociale, l’anticipo delle pensioni dei lavoratori in difficoltà, è sbagliata. Fino a oggi infatti, per ottenere questo sussidio era necessario aver ottenuto il sussidio di disoccupazione o Naspi.
La Corte ha però stabilito che questa interpretazione non ha basi nella legge stessa. Chi ha ottenuto la Naspi dovrà comunque attenderne la fine prima di poter ottenere Ape Sociale ma chi non l’ha avuta potrà saltare completamente questo passaggio e accedere direttamente all’anticipo pensionistico.
La Corte di Cassazione cambia Ape Sociale
Con la sentenza numero 24950 del 24 settembre 2024 la Corte di Cassazione ha cambiato il modo in cui si può accedere all’anticipo pensionistico per i lavoratori in difficoltà, la cosiddetta Ape Sociale. Non sarà infatti più necessario aver ottenuto il sussidio di disoccupazione per poter avere accesso a questa norma.
“Il diritto all’Ape sociale, in applicazione dell’articolo 1, comma 179, legge n. 232 del 2016, richiede, tra gli altri requisiti, uno stato di disoccupazione in capo al beneficiario, ma non postula che lo stesso abbia anche beneficiato dell’indennità di disoccupazione, prevedendo soltanto che, ove l’interessato abbia beneficiato della detta indennità, la stessa sia cessata”, scrive la Corte nella sentenza.
La legge specifica infatti che i lavoratori che chiedono Ape Sociale debbano trovarsi: “In stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ovvero per scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato a condizione che abbiano avuto, nei trentasei mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno diciotto mesi, hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni”.
Le motivazioni della sentenza della Cassazione
Nelle motivazioni della sentenza la Cassazione è stata molto chiara nel motivare le ragioni per cui non è necessario aver ottenuto la Naspi per accedere all’Ape Sociale. Secondo i giudici, quella data fino a questo momento dallo Stato e dall’Inps era “una interpretazione letterale e logica della norma milita nel senso che è richiesto il requisito della distanza temporale tra la disoccupazione e l’Ape sociale solo dove sia stata fruita concretamente l’indennità di disoccupazione, laddove tale fruizione non condiziona affatto il diritto all’Ape.”
“La norma, peraltro, non collega l’Ape all’indennità di disoccupazione anche perché, se ciò avesse voluto fare, avrebbe posto in continuità le due prestazioni, laddove invece impone una cesura tra le stesse. Invero, proprio il richiamo alla cessazione della fruizione dell’indennità di disoccupazione evidenzia, alla base dell’intervento previdenziale di sostegno, uno stato di bisogno della persona, che evidentemente il legislatore ritiene meritevole della tutela e della protezione con la prestazione in discorso. Ciò tanto più in considerazione che il soggetto beneficiario maggiormente della tutela in discorso è proprio il soggetto che non ha fruito neppure dell’indennità di disoccupazione”, ha concluso la Corte.
Questa decisione non significa però che chi ha ricevuto la Naspi possa semplicemente accedere ad Ape Sociale immediatamente. Se, infatti, si riceve ancora il sussidio di disoccupazione, bisogna aspettare che questo finisca prima di poter accedere all’anticipo pensionistico.