Indagine Antitrust su Amica Chips e Pata: presunto accordo sui prezzi

L'Autorità garante del mercato ha avviato un'istruttoria sull'ipotesi di un'intesa anti-concorrenziale sui prezzi delle patatine tra Amica Chips e Pata

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 27 Settembre 2024 06:00

L’Antitrust apre un’indagine su un presunto “patto delle patatine”. L’Autorità garante per il mercato ha comunicato di aver avviato un’istruttoria, in seguito a una segnalazione, sull’ipotesi di cartello tra due noti marchi di snack, Amica Chips e Pata, che si sarebbero messe d’accordo per evitare i farsi concorrenza sui prezzi.

L’istruttoria

Da quanto dichiarato in un comunicato dalla stessa Agcm, gli accertamenti avrebbero preso il via da una notizia arrivata da parte di un cosiddetto “whistleblower“, soggetto di solito interno alle organizzazioni di cui segnala comportamenti illeciti, frodi o attività non etiche, spesso in maniera anonima.

In seguito alla segnalazione, il Garante ha dunque avviato un’istruttoria nei confronti di Amica Chips e Pata “per una presunta intesa restrittiva della concorrenza relativa alla produzione e alla commercializzazione di patatine a marchio privato prodotte per conto delle catene della GDO”.

Si tratta di due noti marchi di patatine, tra i principali produttori in Italia di un settore dal valore di 580 milioni di euro, con fette di mercato del 29% per Pata e del 24% di Amica Chips, la prima presente nei supermercati Coop, Pam, Tigre, Conad, Eurospin e Despar, mentre la seconda come fornitore di catene come Esselunga, Lidl, Carrefour, Selex e Crai.

Secondo l’ipotesi su cui si basa l’indagine dell’Antitrust, che dovrebbe concludersi entro il 30 giugno 2026, le due società “si sarebbero coordinate per ripartire tra di loro la clientela, mantenendo in tal modo i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale“.

Come riferito dall’Autorità, nella giornata di mercoledì 25 settembre i funzionari dell’Agcm, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno svolto ispezioni nelle principali sedi delle due aziende e di un altro soggetto ritenuto in possesso di elementi utili all’istruttoria.

La reazione delle associazioni dei consumatori

La notizia dell’istruttoria su un possibile cartello tra i due giganti delle patatine ha subito provocato la reazione delle associazioni dei consumatori, già sulle barricate dopo l’indagine dell’Antitrust su Shein per presunta pubblicità ingannevole.

Si faccia subito chiarezza“, ha sollecitato Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori. “È evidente che in caso di intesa restrittiva a pagarne le conseguenze sono i consumatori – ha aggiunto il presidente dell’associazione – che finiscono per pagare un prezzo esagerato, superiore a quello di mercato, alla legge della domanda e dell’offerta. Purtroppo in Italia queste intese abbondano, specie nei settori dove c’è meno concorrenza, dove ci sono meno competitori, ma non sono facili da provare”.

Parole a cui fa eco la nota di Codacons: “Qualsiasi intesa restrittiva della concorrenza ha effetti negativi diretti sui consumatori, determinando un rialzo illegittimo dei prezzi al dettaglio – si legge – In attesa che l’indagine aperta dall’Antitrust accerti eventuali accordi illegittimi tra le due società va evidenziato che le vittime di intese finalizzate a ridurre la concorrenza sono sempre i consumatori. Tali pratiche hanno infatti come conseguenza diretta quella di impedire la riduzione dei prezzi al dettaglio, e mantenere artatamente i listini sopra determinati livelli, costringendo gli utenti a maggiori esborsi economici”.

“Trattandosi di un prodotto a larga diffusione in Italia e molto acquistato presso le catene della Gdo sul territorio, abbiamo deciso di intervenire nel procedimento aperto dall’Antitrust a tutela di tutti i consumatori italiani di patatine”, ha annunciato infine Codacons.

“Forte preoccupazione” riguardo all’istruttoria è stata espressa dal Movimento Difesa del Cittadino, che ha ribadito come “un accordo tra le due aziende potrebbe limitare la concorrenza e portare a un aumento dei prezzi e a una riduzione della qualità dei prodotti offerti”.