Cambia lo Statuto del Contribuente: tutte le novità

Il governo Meloni ha cambiato il volto dello Statuto del Contribuente. Sono state introdotte alcune importanti novità che impatteranno sulla vita dei cittadini

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Prende corpo la riforma fiscale del governo Meloni. Sicuramente uno dei momenti più importanti è stato il licenziamento di un secondo decreto attuativo, attraverso il quale è stato rinnovato lo Statuto del Contribuente. L’obiettivo, nemmeno tanto nascosto di questa novità, è quello di semplificare le procedure tributarie, ma soprattutto introdurre dei nuovi strumenti di autotutela.

Il rinnovo dello Statuto del Contribuente è arrivato, nello specifico, attraverso il decreto attuativo della legge delega fiscale: la legge n. 111/2023. Grazie a questa normativa lo strumento è stato rivisto ed aggiornato. Il legislatore ha voluto semplificare le procedure fiscali ed introdurre una serie di nuovi strumenti che possano agevolare le relazioni tra l’amministrazione finanziaria ed i contribuenti. Una novità molto importante è costituita dal Garante Nazionale del Contribuente, il quale, almeno sulla carta, avrà delle competenze più ampie rispetto a quelle attribuite in questo momento dal Garante del Contribuente.

L’importanza dello Statuto del Contribuente

Uno dei passaggi più importanti della legge delega di riforma fiscale è costituito dal rinnovo dello Statuto del Contribuente. I diritti dei cittadini italiani davanti al fisco sono stati formalizzati attraverso la Legge n. 212 del 27 luglio 2000, che è stata denominata Disposizioni in materia di Statuto dei Diritti del Contribuente. A ventitré anni di distanza il governo targato Giorgia Meloni ha provveduto ad intervenire con una serie di aggiornamenti e rinnovi, il cui scopo è quello di adeguare il documento ai cambiamenti sociali ed economici.

Grazie al nuovo decreto attuativo, il quadro legislativo entro il quale lo Statuto del Contribuente si muove risulta essere molto più forte. Lo Statuto del Contribuente è stato ufficialmente equiparato alla Costituzione. Questo ha comportato una novità particolarmente importante: in campo fiscale non si dovrà fare riferimento agli articoli della Costituzione che risultino essere rilevanti in campo fiscale. Sarà possibile sostituirli con quelli dello Statuto del Contribuente, utilizzando un approccio più ampio ed armonizzato con i valori e gli standard comunitari ed internazionali.

A cosa serve il nuovo Statuto

Lo Statuto del Contribuente assume un ruolo determinante nel momento in cui ci siano dei dubbi interpretativi. Ma soprattutto costituisce un’importante risorsa per imprese e cittadini che debbano affrontare una qualsivoglia questione fiscale. Lo Statuto dei Contribuenti serve a garantire:

  • la protezione dei diritti. I contribuenti hanno a disposizione uno strumento legale che tutela i loro diritti. Ma soprattutto che serve a garantire che le autorità fiscali rispettino i principi minimi di legalità ed equità;
  • la risoluzione delle controversie. Nel momento in cui dovessero sorgere delle questioni di stampo fiscale, questo strumento mette a disposizione una base legale per procedere alla risoluzione di un qualsiasi conflitto in maniera giusta ed imparziale;
  • la trasparenza fiscale. Il processo fiscale deve essere sempre trasparente e deve essere garantito ai contribuenti la comprensione chiara del modo in cui vengono calcolate le tasse;
  • la richiesta di informazioni. Uno dei diritti dei contribuenti è quello di richiedere informazioni sulle tasse e sui procedimenti fiscali, in conformità alle disposizioni dello Statuto.

I livelli essenziali delle prestazioni

Perché è importante lo Statuto dei Contribuenti? Abbiamo davanti un documento giuridico che stabilisce ufficialmente quali siano i diritti ed i doveri dei contribuenti nei confronti dell’autorità fiscale. Ma soprattutto provvede a fornire un quadro legale per proteggere i contribuenti e, soprattutto, per assicurare che il processo fiscale risulti essere equo e trasparente.

I principi che sono sanciti direttamente dallo Statuto del Contribuente sono stati portati al rango di: Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Questi principi, in estrema sintesi, dovranno essere garantiti in tutta Italia: non ci dovranno essere delle disparità regionali o locali.

Viene rafforzata l’autotutela

Lo Statuto del Contribuente, tra l’altro, si inserisce a pieno titolo nell’evoluzione dei rapporti tra i contribuenti ed il fisco, così come sono voluti direttamente dal governo Meloni. Questi si esplicano, infatti, attraverso una più chiara e dettagliata autotutela.

Nel caso in cui l’amministrazione finanziaria compia un errore evidente ha la possibilità di ritirare l’atto in tempi molto più veloci: sia quando lo fa su propria iniziativa sia quando è sollecitata dal contribuente.

Quello che abbiamo appena citato è un meccanismo che permette di correggere eventuali errori o ingiustizie in maniera efficiente e veloce, rispetto a come si era abituati in passato. Lo strumento dell’autotutela, inoltre, costituisce un vero e proprio passo avanti nella tutela dei diritti dei contribuenti. Costituisce, inoltre, uno strumento in mano a quest’ultimo per monitorare, contestare o correggere errori o irregolarità riscontrate nelle procedure fiscali. Senza la necessità di ricorrere a delle dispute legali che sono sempre lunghe e costose.

Le novità dello Statuto dei Contribuenti

Tra le novità più importanti dello Statuto del Contribuente troviamo il principio del ne bis in idem, il quale permette all’amministrazione finanziaria la possibilità di effettuare le attività di accertamento una sola volta per ogni periodo d’imposta. È stato, inoltre, introdotto il principio di proporzionalità dell’azione degli uffici amministrativi: l’azione compiuta deve essere necessaria per l’attuazione di un tributo, ma deve eccedere rispetto le finalità. Ma soprattutto non deve limitare i diritti del contribuente oltre a quanto è strettamente necessario.

Gli interpelli a pagamento

Un’altra importante novità ha già fatto discutere, perché andrà ad impattare sui rapporti tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate. Le eventuali richieste di chiarimento inviate all’AdE utilizzando l’interpello saranno condizionate al versamento di un contributo.

In altre parole vige la regola che chi sbaglia paga, ma anche chi pone delle domande per non sbagliare è tenuto a pagare.

Il Garante Nazionale del Contribuente

Il dialogo tra il contribuente ed il fisco verrà costantemente monitorato da un garante nazionale, che avrà delle funzioni e un’organizzazione diversa rispetto a quello attuale, che è regionale.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze individuerà un professionista del settore giuridico ed economico, che, per quattro anni, avrà il compito di vigilare sulla presenza di eventuali ostacoli nel dialogo tra cittadini e Amministrazione e di intervenire per rimuoverli.