Amartya Sen: il rapporto tra etica ed economia

Analisi del pensiero economico e sociale del premio Nobel per l'economia: scopriamo il paradosso di Amartya Sen

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nato nel 1933, Amartya Sen è un celebre economista e filosofo indiano. Nel corso della sua ricca carriera ha insegnato in numerose università di gran prestigio, tra le quali Harvard, Oxford e Cambridge. Nel 1998 è stato inoltre insignito del premio Nobel per l’economia.

Rapporto tra etica ed economia

Amartya Sen ha sviluppato un approccio tutto proprio alla teoria dell’eguaglianza e della libertà. Il tutto partendo da un esame critico dell’economia del benessere. Ha elaborato la teoria dei funzionamenti, in alternativa alle concezioni più diffuse di un benessere economico inteso come appagamento dei desideri.

Si passa di fatto dagli aspetti soggettivi del benessere alla realizzazione di dimensioni oggettive, che Sen definisce stati di fare o di essere, o anche genericamente funzionamenti. Parliamo dei risultati raggiunti dal singolo su piani come la salute, la nutrizione, l’istruzione e la longevità.

Nel suo testo Lo sviluppo è libertà leggiamo come i livelli di reddito della popolazione siano importanti, consentendo l’acquisto di beni e servizi, godendo del tenore di vita corrispondente: “Accade spesso però che il livello di reddito non sia indicatore adeguato di aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un decente impiego o vivere in una comunità libera dal crimine”.

Sen sottolinea la necessità di mediare tra la prospettiva di discorso utilitarista e una dottrina fondata sui diritti. Ciò che conta per l’utilitarismo sono gli stati di cose. L’individuo non è riconosciuto come tale, ma unicamente come tramite per progetti collettivi. In quest’ottica Sen è in accordo con John Rawls, che individua, in questo quadro di visione complessiva dato dall’utilitarismo, numerosi soggetti svantaggiati. È necessario che le istituzioni si adoperino rispetto a tali situazioni. Egli infatti valuta il miglioramento del benessere sociale non sulla base dello sviluppo del benessere generale, ma sulla base di quello dei più svantaggiati.

Meriti e il paradosso di Sen

Il grande merito del pensiero di Sen è quello d’aver usato categorie nuove, in grado di andare oltre i limiti delle analisi economiche tradizionali. Ha aperto una porta enorme su un nuovo concetto di sviluppo, che si differenzia in maniera netta da quello di crescita.

In questa visione, dunque, lo sviluppo cessa di coincidere con un aumento del reddito. Segue invece di pari passo l’aumento della qualità della vita del singolo soggetto. Cambia tutto, dunque, quando l’attenzione si sposta di colpo dalla quantità alla qualità. Ecco cosa caratterizza più di tutti gli scritti di Amartya Sen.

Il vero limite è stato non riuscire a prevedere il cambiamento dell’intero panorama mondiale. Ciò ha portato a un netto aumento delle derrate agricole, così come a un accentuarsi del pericolo di una nuova grande fase di carestia.

Passiamo infine a quello che viene considerato il paradosso di Sen. L’economista dimostra come uno stato che miri a far rispettare efficienza paretiana e libertà, ci sia spazio per situazioni in cui al più un individuo ha garanzia dei suoi diritti. Dimostra in maniera matematica come sia impossibile perseguire l’efficienza ottimale, vista secondo l’ottica di Vilfredo Pareto, insieme con il liberalismo.

Ciò che conta, ed è qui il paradosso, è la negazione dell’ottimo paretiano. Ciò consiste nel superamento di un concetto che ritiene il mercato bastevole, da solo, a sviluppare una società liberale.