“Russia in guerra con l’Occidente”: Putin annuncia mobilitazione parziale. E la Cina?

A sette mesi dall'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio, il presidente russo Vladimir Putin annuncia una svolta radicale

Pubblicato: 21 Settembre 2022 14:25

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

A sette mesi dall’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio, in una fase delicatissima del conflitto che vede la Russia soffrire di fronte alla controffensiva ucraina, il presidente russo Vladimir Putin annuncia una svolta radicale: l'”uomo forte” di Mosca proclama una mobilitazione parziale in Russia. In un discorso televisivo alla nazione, Putin ha detto che i russi stanno difendendo i territori russi e che l’Occidente vuole distruggere il loro Paese.

Putin annuncia in Russia la mobilitazione parziale

Ma cosa significa mobilitazione parziale? L’ha spiegato lo stesso Putin. “Solo i cittadini che sono attualmente nella riserva dell’esercito saranno soggetti alla leva e, in particolare, coloro che hanno prestato servizio nelle forze armate, che hanno una certa specializzazione militare e esperienza rilevante”.

Una mobilitazione totale significherebbe che qualsiasi militare, riservista, dai 18 ai 60 anni, non potrebbe lasciare la Russia e dovrebbe arruolarsi nell’esercito. Ma non è questa la decisione del presidente russo. Si tratta, ad ogni modo, di una palese escalation, che si porta dietro la consapevolezza che Mosca potrebbe aver bisogno di più truppe e più forze in Ucraina per raggiungere gli obiettivi militari che si era posta.

Il referendum delle 4 regioni ucraine controllate dai russi

Il discorso di Putin arriva il giorno dopo che le regioni controllate da Mosca nell’Ucraina orientale e meridionale hanno annunciato l’intenzione di tenere un referendum per entrare a far parte integrante della Federazione russa. I referendum, in realtà previsti sin dai primi mesi di guerra, inizieranno venerdì 23 settembre nelle regioni di Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia e Donetsk, in parte già controllate dai russi.

Dal canto suo, l’Ucraina ha criticato il voto, bollandolo come un falso tentativo di legittimare l’invasione russa, e esprimendo preoccupazione per possibili votazioni “finte”.

Putin sta anche alzando il tiro sul nucleare. “L’Occidente ha superato i limiti dell’aggressione alla Russia. Sono loro a ricattarci sull’uso delle armi atomiche. Ma all’Occidente dico: abbiamo tantissime armi con cui rispondere” ha detto in uno dei più preoccupanti passaggi del suo discorso. Se l’integrità territoriale sarà minacciata, per difendere la Russia e il suo popolo, “useremo tutti i mezzi che abbiamo”. Questo non è un bluff“, ha detto perentorio.

E oggi, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu è andato anche oltre, utilizzando per la prima volta la parola “guerra” al posto di “operazione speciale”, come finora è sempre stata definita l’invasione dell’Ucraina. E aggiungendo: “Oggi non siamo tanto in guerra con l’Ucraina e l’esercito ucraino, quanto con l’Occidente tutto”.

La Russia taglia il gas alla Cina?

Intanto, la Cina frena i bollenti spiriti di Putin e prova a rallentare la corsa, a questo punto non più così impossibile, verso l’arma atomica. E non a caso, nello stesso giorno del discorso di Putin, Gazprom ha comunicato che interromperà le forniture di gas russo proprio a Pechino dal 22 al 29 settembre.

Si tratta del gas che transita attraverso il gasdotto Power of Siberia. Secondo il colosso del gas russo, sarebbe ancora una volta – ufficialmente – un regolare periodo di manutenzione previsto ogni anno in primavera e autunno, come previsto dal contratto.

Difficile dire quali pedine si stiano davvero muovendo sullo scacchiere geopolitico, ma gli osservatori internazionali non prevedono al momento un’interruzione totale delle forniture attraverso il Power of Siberia alla luce delle relazioni tra Cina e Russia e del fatto che Mosca, colpita dalle sanzioni occidentali, starebbe anzi proprio guardando a un aumento delle forniture alla Repubblica Popolare.

Qui abbiamo parlato dei 4 assi nella manica di Putin.

Il ruolo dello yuan, la moneta cinese

Ciò che, a questo punto, della ridefinizione dell’ordine mondiale diventa interessante notare è anche, tra gli altri aspetti, come la moneta cinese, lo yuan, stia rapidamente guadagnando popolarità in Russia proprio per via delle sanzioni occidentali. Alla Borsa di Mosca, la valuta è aumentata di oltre 50 volte quest’anno, passando dallo 0,5% delle transazioni totali di gennaio al 26% addirittura di agosto.

Lo yuan viene sempre più utilizzato negli accordi commerciali internazionali della Russia e molte delle sue più grandi società hanno iniziato a emettere obbligazioni in yuan nel tentativo di raccogliere capitali. La sua popolarità è dovuta alla crescente “tossicità” del dollaro e dell’euro per i russi, come hanno spiegato diversi analisti, tra cui l’ex consulente della Banca centrale russa Alexandra Prokopenko.

I russi hanno anche iniziato a fare scorta di moneta cinese, visto che un numero crescente di banche offre ai clienti la possibilità di aprire depositi in yuan. Secondo i dati della Banca centrale russa, lo scorso mese i connazionali hanno acquistato il record di 4,5 miliardi di yuan, pari a circa 0,65 miliardi di euro.

Gli analisti hanno affermato che il possibile passaggio della Russia allo yuan potrebbe fornire una spinta alle ambizioni della Cina di promuovere un maggiore utilizzo internazionale della sua valuta, aiutando anche Mosca a bypassare le sanzioni occidentali che spingono per separarla dal sistema finanziario globale (qui i veri effetti delle sanzioni sull’economia russa, che sta lentamente implodendo).

“A causa delle sanzioni – ha spiegato Prokopenko – i conti russi all’estero possono essere congelati in qualsiasi momento, non tutte le banche straniere sono disposte a collaborare con banche russe e le transazioni che coinvolgono dollari ed euro richiedono molto tempo per essere elaborate. Mentre non ci sono problemi del genere con lo yuan”.

Come risposta alle sanzioni, Mosca ha rafforzato la sua vicinanza alla Cina. Nei primi otto mesi di quest’anno, il fatturato commerciale tra i due Paesi è aumentato del 31% ed è arrivato a ben 117,2 miliardi di dollari. I funzionari hanno previsto che raggiungerà un record di 200 miliardi di dollari prima del 2023.

Quanto contano le relazioni economiche tra Russia e Cina

Pechino, che ora chiede il cessate il fuoco, è diventata il più grande cliente energetico di Mosca e le aziende cinesi hanno lentamente iniziato a insediarsi là dove quelle occidentali hanno iniziato ad andarsene.

Che questo si traduca nella costruzione di un nuovo ordine mondiale non è tuttavia per nulla detto. Pechino, seguendo il suo proverbiale silenzio, potrebbe tenersi buono sia Putin che l’Occidente (anche se è una realtà che la Cina abbia inviato militari in Russia), oppure anche scaricare il Cremlino.

Oggi, comunque, la Cina è il più grande partner commerciale della Russia. Dall’inizio della guerra, la Russia è diventata il terzo mercato più grande per i pagamenti in yuan al di fuori della Cina continentale, rappresentando quasi il 4% degli accordi internazionali che coinvolgono la valuta cinese a luglio, secondo il sistema di pagamento SWIFT.

All’inizio di questo mese, i giganti energetici statali Gazprom e China National Petroleum Corporation hanno firmato un accordo in base al quale la Cina avrebbe iniziato a pagare le forniture russe di gas naturale esclusivamente in yuan e rubli.

Un numero crescente di colossi aziendali russi sta anche cercando di attrarre finanziamenti nella valuta cinese. Negli ultimi due mesi, il colosso petrolifero statale Rosneft, il produttore di alluminio Rusal, il re dell’oro Polyus e la società metallurgica Metalloinvest hanno emesso obbligazioni in yuan per un valore totale di 25,6 miliardi (pari a circa 3,67 miliardi di euro).

Nel frattempo, il ministero delle finanze russo ha annunciato l’intenzione di emettere obbligazioni sovrane in yuan, anche se, per questo, ci vorranno ancora almeno un anno o due.