Le banche cinesi “mangiano” la Russia: la mossa che cambia tutto

Le sanzioni Usa e Ue alla Russia e la "fuga" degli istituti occidentali da Mosca hanno lasciato spazio alla "colonizzazione finanziaria" da parte della Cina. Quadruplicano i prestiti provenienti da Pechino

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La più grande preoccupazione geopolitica degli Stati Uniti si fa sempre più reale: la Cina sta approfittando di una Russia isolata e debole per lo sforzo bellico per rafforzare se stessa. Che la guerra d’Ucraina non è altro che una fase del più ampio conflitto fra Washington e Pechino è ormai noto (quasi) a tutti. Per sopravvivere a embarghi, blocchi e sanzioni, Mosca ha stretto legami più saldi con la Repubblica Popolare guidata da Xi Jinping, fornendo idrocarburi e grano a prezzi vantaggiosi.

Anche nel campo della finanza e degli interscambi di valute e commerciali i due Paesi hanno fatto notevoli passi avanti, l’uno verso l’altro. Una situazione che ha fatto la fortuna delle banche cinesi, che stanno letteralmente “mangiando” le controparti russe attraverso maxi prestiti da miliardi di dollari. Una situazione che potrebbe fare la vera grande differenza anche nel conflitto in corso, oltre che sugli equilibri internazionali.

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Prestiti miliardari cinesi alle banche russe

A rivelare il fiume di miliardi di yuan che confluisce a Mosca lungo la via da Pechino è stato il Financial Times, il quale sottolinea che le più grandi banche cinesi stanno approfittando appieno della “fuga” dei creditori occidentali dalla Russia. L’intento del Dragone è proprio quello: sostituirsi a Occidente e Stati Uniti in terra russa anche dal punto finanziario, consolidando la propria posizione di “senior partner” nell’alleanza con il Cremlino e di grande sfidante globale dell’egemonia di Washington. La fase attuale punta a potenziare la circolazione dello yuan nel sistema globale dei cambi, minacciando il primato del dollaro (obiettivo di lungo termine della coalizione anti-Nato dei Brics, come abbiamo spiegato qui).

Fin dall’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio 2022, l’Occidente ha bersagliato Mosca con sanzioni, bloccando l’accesso al sistema di pagamento internazionale Swift ed esortando gli istituti di credito a sospendere ogni attività nel Paese. Un vuoto colmato, per l’appunto, dai cinesi. Anche secondo un’indagine del Kyiv School of Economics, tra febbraio 2022 a marzo 2023 l’Industrial and Commercial Bank of China, la China Construction Bank e l’Agricultural Bank of China hanno dirottato verso il grande partner confinante circa 9,7 miliardi di dollari. L’interscambio tra i due Paesi ha raggiunto la quota record di 185 miliardi di dollari nel corso del solo 2022. Il tutto in yuan cinesi, a discapito della circolazione di dollari ed euro.

Dollaro ed euro: valute “tossiche” contro lo yuan

Prima dell’invasione del febbraio 2022, oltre il 60% dei pagamenti della Federazione Russa per le sue esportazioni veniva effettuato in quelle che le autorità di Mosca ora chiamano “valute tossiche”: vale a dire il dollaro e l’euro. Da allora, secondo i dati della Banca Centrale Russa, le monete occidentali sono scese a meno della metà dei pagamenti all’export, mentre lo yuan è arrivato a rappresentare il 16% del volume complessivo.

L’austriaca Raiffeisen Bank è una delle poche banche occidentali che ha mantenuto una presenza significativa in Russia, dopo che diversi altri istituti di credito stranieri hanno tagliato i rapporti e venduto le filiali lo scorso anno. Le riforme introdotte dal Cremlino in estate hanno però reso molto più difficile per le banche straniere vendere le loro filiali russe. Al punto che il viceministro delle Finanze russo, Alexei Moiseev, ha riaffermato la posizione del governo di ostacolare le vendite degli istituti esteri. La BCE, da parte sua, sta aumentando il pressing proprio sugli istituti di credito sotto la sua vigilanza (compresa la Raiffeisen) affinché abbandonino la Russia.