Eredità Agnelli, i 3 manoscritti non sono sotto indagine: ecco il testamento dell’Avvocato

Sotto indagine l'eredità di Agnelli e i presunti 900 milioni di dollari nascosti al Fisco. I 3 manoscritti non c'entrano

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

L’eredità di Gianni Agnelli è stata divisa, ma non senza una battaglia giudiziaria iniziata dalla figlia Margherita. I 3 manoscritti, letti il 24 febbraio 2003 a un mese dalla morte dell’Avvocato Gianni Agnelli, non dicevano nulla sull’ammontare degli averi di famiglia. Per questo oggi non sono sotto indagine, al contrario del testamento di Marella Caracciolo (moglie dell’Avvocato deceduta nel 2019), che risulta redatto il 12 agosto 2011, con due aggiunte nel 2012 e nel 2014.

La Procura di Torino è interessata a verificare i cambiamenti avvenuti nel tempo, in particolare nella composizione di Dicembre, la holding che controlla il resto delle società di famiglia. I magistrati hanno infatti manifestato perplessità rispetto alla cessione da parte di Marella delle sue quote ai fratelli John, Lapo e Ginevra. Nel decreto di perquisizione parlano di “anomalie evidenti”, dovute principalmente al pagamento delle quote avvenuto attraverso disposizioni fiduciarie e non solo.

Cosa sappiamo oggi del testamento dell’Avvocato Agnelli e cosa c’entrano i manoscritti?

I manoscritti dell’Avvocato: cosa c’era scritto

I 3 manoscritti di Gianni Agnelli non dicevano nulla sull’ammontare degli averi di famiglia. Le schede non sono inedite, né tanto meno oggetti delle indagini sul presunto tesoro nascosto. Il testamento dell’Avvocato è stato composto nel giro di pochi anni, ma era piuttosto sottile: appunto 3 manoscritti.

La prima scheda è stata redatta il 12 dicembre 1983 e prelegava “l’usufrutto delle azioni Gapi spa a mia moglie Marella Caracciolo”. Con “prelegava” si intendeva il carico di tutta l’eredità ed “è a prelevarsi prima di ogni altra ripartizione”. Nella seconda scheda, risalente al 14 gennaio 1985, Agnelli nominava l’esecutore testamentario, ovvero l’avvocato Franco Grande Stevens.

Infine, nella terza scheda risalente al 20 aprile 1999, venivano disposte le proprietà immobiliari. La lettura ha visto la villa nella collina di Torino legata per usufrutto vitalizio alla moglie Marella e per nuda proprietà ai figli Margherita ed Edoardo in parti uguali. Stessa divisione per la proprietà di Villar Perosa di Torino. Una palazzina a Roma è stata lasciata per usufrutto alla moglie, mentre altre costruzioni al figlio Edoardo.

Indagine sull’eredità di Agnelli: ipotesi di un tesoro nascosto

Al contrario dei 3 manoscritti, è finito sotto indagine il testamento di Marella Caracciolo. A questo, redatto nel 2011, sono state fatte diverse aggiunte prima della morte della moglie dell’avvocato Agnelli. I magistrati sono interessati alle anomalie in merito alle quote della holding Dicembre. Infatti, secondo i magistrati, il pagamento è avvenuto attraverso disposizioni fiduciarie e conti bancari esteri non documentati.

L’inizio dei guai è avvenuto con la battaglia intrapresa da Margherita, che aveva rinunciato alle partecipazioni nelle società di famiglia in cambio di 109 milioni di euro e beni per 1,1 miliardi. Nel 2007 ha impugnato l’accordo sostenendo che le era stata nascosta una parte del patrimonio. È così iniziata la ricerca del tesoro, confermata forse proprio dalla riemersione di conti segreti in Liechtenstein, dove risultavano 900 milioni di dollari rimasti oscuri al Fisco. Le due indagini, una per irregolarità e l’altra per le anomalie dell’eredità di Caracciolo sono confluite in una. John Elkann, figlio di Margherita e indagato a Torino dopo l’esposto presentato dalla donna, ha affermato che non c’è alcun tesoro nascosto, che i fondi sono stati regolarmente pagati al Fisco e che continua a pagare le imposte dovute.