Eredità Agnelli, continua la disputa in tribunale: vittoria per gli Elkann

Il tribunale di Torino respinge il ricorso di Margherita Agnelli sulla società Dicembre, confermando la gestione degli Elkann nonostante i dubbi sui documenti

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Quella dell’eredità Agnelli sembra una storia senza fine, con una trama sempre più fitta di intrecci legali che coinvolgono madre e figli. La disputa che vede coinvolta la famiglia Agnelli per il controllo di società influenti come Stellantis e Juventus ha avuto un nuovo sviluppo.

Il Tribunale Civile di Torino ha respinto il ricorso di Margherita Agnelli de Pahlen, figlia dell’Avvocato Gianni Agnelli, confermando la legittimità delle procedure adottate dalla Camera di Commercio per l’iscrizione nel Registro delle Imprese della società Dicembre. Questa società, fulcro del controllo familiare su Exor, è stata ritenuta regolarmente gestita sotto la direzione di John Elkann e dei suoi fratelli, Ginevra e Lapo Elkann.

Il giudice respinge il ricorso, ma rimangono dubbi sull’autenticità dei documenti

Come anticipato poc’anzi, il Tribunale Civile di Torino ha respinto il ricorso presentato da Margherita Agnelli contro l’iscrizione dei suoi figli, John, Lapo e Ginevra Elkann, come soci della società semplice Dicembre, considerata la cassaforte della famiglia.

Il giudice ha stabilito che le procedure seguite dalla Camera di Commercio di Torino sono state corrette, nonostante l’assenza degli originali degli atti che attribuiscono le quote della Dicembre ai tre fratelli.

Tuttavia, il giudice Enrico Astuni ha sollevato dubbi sull’autenticità dei documenti presentati, riferendosi specificamente alle scritture del 19 maggio 2004, le quali, sebbene dotate di una “attestation et légalisation de signatures” da un non completamente identificabile notaio di Ginevra di nome presumibile “Etienne A. Jeandit”, mancano di validità legale in Italia. Questo perché, come sottolineato dal giudice, tali documenti non sono accompagnati dalle necessarie postille secondo la Convenzione dell’Aja del 1961, né sono stati legalizzati da un console italiano, rendendo le firme legalmente irrilevanti.

La questione centrale riguarda le firme e i sigilli di un notaio svizzero, ritenuti insufficienti per confermare la legittimità dei trasferimenti di quote effettuati post-mortem di Marella Caracciolo, nonna dei fratelli Elkann.

Società Dicembre: quale futuro?

L’ordinanza del 26 aprile ha quindi portato un respiro di sollievo per John, Lapo e Ginevra Elkann, attribuendo loro il 60% delle quote per John e il rimanente diviso tra gli altri due. La disputa si è concentrata sulla mancanza di documentazione originale presentata per la registrazione delle quote.

Il giudice del registro di Torino, Enrico Astuni, ha precisato però che il controllo di legittimità e qualità è compito del notaio che ha certificato i documenti.

La creazione della società Dicembre risale al 1984, un’iniziativa di Gianni Agnelli per consolidare il controllo della sua eredità industriale. Alla sua morte, avvenuta nel 2003, una significativa parte delle quote passò alla figlia Margherita, che ha successivamente ceduto i suoi interessi nel 2004 attraverso un accordo miliardario, una decisione che ha poi continuato a contestare nei tribunali.

La disputa non sembra essersi conclusa del tutto

Questo verdetto non chiude la questione, poiché esiste ancora una causa pendente riguardante la successione, oltre a un’indagine penale che coinvolge John Elkann e altri membri della famiglia e consulenti. Il destino della società Dicembre rimane quindi sotto stretto monitoraggio sia legale che finanziario, con possibili ulteriori sviluppi nei corridoi giudiziari di Torino e oltre.

Margherita Agnelli non risulta essere socia di Dicembre, e il fronte legale rappresentante Margherita si prepara a fare appello e a coinvolgere anche il notaio responsabile dell’autenticazione dei documenti contestati.

Nel frattempo, l’esito favorevole in tribunale ha generato una sensazione di soddisfazione tra i tre fratelli Elkann, rafforzando la loro posizione nell’impervio percorso giudiziario che continua a tenere banco nelle cronache economiche e giudiziarie italiane, e che a tratti sfocia nel gossip.