La Commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera a un emendamento alla manovra che apre alla possibilità di uccidere la fauna selvatica per motivi di sicurezza stradale anche nelle aree protette e nelle città. L’emendamento ha come primo firmatario Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia. Secondo quanto è emerso, la proposta avrebbe subito tre modifiche. La prima riguarda il parere positivo dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la ricerca ambientale, la seconda sottolinea che non si tratta di una norma sull’attività venatoria e la terza riguarda l’abilitazione solo di persone formate e con la licenza legale.
L’emendamento è stato pensato per arginare l’emergenza cinghiali che colpisce molte città italiane. Nel testo si legge che gli animali che saranno abbattuti potranno essere destinati al consumo alimentare qualora dalle analisi igienico-sanitarie non dovessero emergere infezioni o criticità.
Le opposizioni contro l’emendamento sulla caccia ai cinghiali in città: i motivi
In Aula è stata respinta la richiesta delle opposizioni – ovvero del Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, del Partito Democratico di Enrico Letta e dell’Alleanza Verdi Sinistra Italiana – di stralciare dalla manovra i commi del maxi emendamento relativi alla caccia in città. Le voci critiche hanno sottolineato infatti che si tratterebbe di modifiche inammissibili perché non pertinenti con la materia della legge di Bilancio.
Fabio Rampelli, presidente di turno della Camera dei Deputati, ha però bocciato gli interventi spiegando che non ci sarebbero stati i presupposti per la convocazione della Giunta per il Regolamento, considerando dunque ammissibile la norma.
A causare polemiche è stato in particolare la possibilità di cacciare all’interno dei parchi nelle aree urbane “tutti gli animali senza nessuna distinzione“, come ha dichiarato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde a RaiNews, specificando che si tratta di “una vergogna” che dovrà essere fermata dall’Unione Europa, a cui “ci appelleremo” per fermare questa “norma inaccettabile”.
I chiarimenti sulla caccia ai cinghiali nei parchi cittadini: non sarà il Far West
Nel mentre sono emersi nuovi dettagli che riguardano l’emendamento, che hanno risposto ad alcune delle riserve sollevate dalle opposizioni. Chi potrà cacciare gli animali nei parchi cittadini potrà farlo previa la frequenza di corsi di formazione, coordinati dagli agenti dei corpi di polizia regionale o provinciale, partecipando ai piani di controllo del numero dei cinghiali, che ne prevedono l’abbattimento e la cattura anche nelle aree urbane.
I piani sono regolati dalle Regioni dopo il parere positivo dell’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, e solo qualora altre misure di controllo si rivelano inefficaci. L’emendamento, dunque, non è una via libera per tutti e non permetterà a chiunque di imbracciare armi all’interno dei parchi alla ricerca di cinghiali. Oltre ai cacciatori, anche i proprietari e gli affittuari dei terreni in cui si attuano i piani potranno, se dotati di licenza per l’esercizio venatorio, partecipare alle attività dopo la frequenza dei corsi di formazioni.
La misura, pensata per arginare la presenza dei suini selvatici in città, potrebbe non essere una soluzione. Certo è che delle soluzioni devono essere prese con urgenza, considerando la diffusione della peste suina, con le zone rosse di contenimento.