Emergenza cinghiali: italiani vogliono la caccia, ma serve davvero?

Ben 8 italiani su 10 sono favorevoli alla caccia e all'abbattimento dei cinghiali, ma secondo gli esperti potrebbe non risolvere l'emergenza

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Con l’avvistamento e la successiva cattura del cinghiale che trascorreva le serate ai Navigli di Milano, si è riaccesa l’attenzione su un problema crescente in Italia. Con 2,3 milioni di esemplari, la specie rischia di causare danni all’economia e alla popolazione. Ogni 41 ore, nell’ultimo anno, questi suidi hanno causato un incidente stradale. Nonostante continuino a prosperare in natura, senza interventi umani, sono ormai antropizzati, abituati al contatto con le persone e a vivere in ambienti dove circolano le auto. Non hanno paura di noi e dei nostri veicoli, e per questo sono diventati un rischio per noi e se stessi.

Tutti i numeri dell’emergenza cinghiali: danni all’agricoltura e alla norcineria

Coldiretti continua a evidenziare la necessità di trovare una soluzione all’invasione dei cinghiali in Italia. Oltre a essere un problema in strada, infatti, sono un flagello per i campi. Devastano i raccolti degli agricoltori già provati dalla siccità e dai rincari delle materie energetiche e delle materie prime. Ettore Prandini, presidente dell’associazione, ha dichiarato di considerare “paradossale” la situazione di molti operatori del settore che, dopo aver pagato costi eccessivi per coltivare la terra, si vedono il raccolto distrutto dagli animali selvatici.

“Ci sono anche agricoltori che hanno addirittura perso la vita a causa dei cinghiali e in un Paese normale ciò non dovrebbe essere possibile”. In Italia, tra l’altro, secondo un’indagine condotta da Ixè per Coldiretti, l’81% della popolazione ritiene che sia giusto ricorrere agli abbattimenti dei cinghiali, magari con personale specializzato, per fermarne la proliferazione. Il 26% degli intervistati, dunque 1 italiano su 4, ha dichiarato di essersi trovato faccia a faccia con uno di questi animali.

Oltre a mettere a repentaglio il settore agricolo, la diffusione dei cinghiali potrebbe dare un duro colpo alla norcineria. Una filiera che, tra allevamento, trasformazione del prodotto, trasporto e distribuzione, ha un fatturato annuo di circa 20 miliardi di euro e dà lavoro a circa 100 mila di persone. Sono diventati infatti i principali vettori della peste suina, come spiegato qui, con tantissimi allevatori di Piemonte, Liguria e Lazio costretti ad abbattere migliaia di maiali. Ne abbiamo parlato qua.

Perché la caccia potrebbe non essere la soluzione all’emergenza cinghiali

Insomma, 8 italiani su 10 sono favorevoli alla caccia al cinghiale, o comunque all’abbattimento degli esemplari. Una soluzione che invece non piace agli ambientalisti, e non solo per una questione di principio. Come riporta il WWF, infatti, numerosi studi scientifici hanno dimostrato che per risolvere l’emergenza sarebbe meglio non affidarsi a una soluzione venatoria. Con maggiori pressioni sulle popolazioni, infatti, gli animali si riproducono di più e i gruppi familiari si destabilizzano. I cinghiali diventano così più pericolosi per l’agricoltura e gli automobilisti.

Da anni inoltre fare affidamento “quasi soltanto su doppiette e carabine” non ha risolto la situazione,  che “è tutt’altro che migliorata”. Insieme agli esperti dell’Università di Teramo, l’associazione consiglia altre misure. Come le catture con i chiusini, i recinti elettrificati e la sterilizzazione degli animali. Interventi certamente più complessi, ma che sul lungo termine potrebbero risolvere definitivamente quella che è ormai un’emergenza nazionale. Soluzioni che potrebbero essere utili anche per limitare le attività dei lupi in città e negli allevamenti. Altra emergenza di cui vi abbiamo parlato qui.