È morto all’età di 79 anni il noto economista ed ex ministro della Difesa e degli Esteri nei governi Berlusconi, Antonio Martino. Nato a Messina, figlio di Gaetano Martino, uno dei padri dell’Unione europea, laureato in Giurisprudenza all’Università di Messina nel 1964, Martino era stato docente di Storia e politica monetaria alla facoltà di Scienze politiche de La Sapienza di Roma e poi preside della facoltà di Scienze politiche della Luiss di Roma.
Gli studi con Friedman sul liberismo
Era stato nominato “Harkness Fellow of the Commonwealth Fund” in Europa per il biennio 1966-1968, dopo una specializzazione a Chicago. Dal 2014 in poi era segretario del comitato scientifico della Fondazione Italia USA. I primi passi in politica li aveva compiuti con i liberali: nel dicembre ’88 era stato candidato di minoranza alla segreteria del Pli.
Deputato per sei legislature, dal 1994 al 2018, a Chicago era stato allievo del premio Nobel per l’Economia Milton Friedman, il principale esponente della teoria economia del monetarismo, che su di lui ebbe una grandissima influenza. Martino si definiva “semplicemente liberale”, e riteneva che il fallimento delle politiche stataliste fosse dovuto a ragioni non solo tecnico-economiche, ma prima ancora etiche e filosofiche.
La fondazione di Forza Italia con Berlusconi
Fondamentale il suo apporto al programma di Forza Italia fin dal 1994, tanto da essere ricordato per essere stato un fedelissimo di Silvio Berlusconi, nonché tra i fondatori di Forza Italia, di cui aveva la tessera n. 2, dopo appunto quella del Cavaliere. Era stato proprio lui ad aiutare Berlusconi nel suo progetto di riforma fiscale basato sulla flat tax.
Rappresentò l’Italia a Vienna alla Conferenza sulla sicurezza e sulla cooperazione in Europa, e fu accusato di “euroscetticismo”, anche se in realtà spiegò che era solo contrario all’introduzione dell’euro come moneta unica.
Famose le sue divergenze, per la sua posizione liberista in economia, con l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti: più volte Martino lo accusò, anche in interventi a Montecitorio, di avere posizioni illiberali e anti-mercato.
Il suo “ruolo” nella guerra in Iraq
Nel 2003 Martino sostenne la convinzione che l’Iraq avesse acquistato uranio dal Niger, affermazione che in un certo senso cambiò il corso della storia, perché venne inclusa in un documento del governo inglese intitolato “Iraq’s Weapons of Mass Destruction: The assessment of the British Government” (“Le armi irachene di distruzione di massa: la valutazione del Governo britannico”).
Successivamente questo documento fu citato dal presidente degli Stati Uniti George Bush, che sulla base anche di queste informazioni decise di andare in guerra, pronunciando queste parole passate alla storia: “The British government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa” (“Il Governo britannico ha scoperto che Saddam Hussein ha ottenuto notevoli quantità di uranio dall’Africa”).
Nel 2004 fu il principale promotore dell’anticipo della sospensione della leva militare, decisa formalmente già nel 2001, ma che doveva iniziare nel 2007: il servizio militare venne così sospeso a tempo indeterminato dal 1º gennaio 2005.
Il ricordo di Berlusconi
“Con Antonio Martino se ne va un amico carissimo, uno studioso illustre, un uomo libero. Con lui ho condiviso l’idea della nascita di Forza Italia, della quale ebbe la tessera numero 2. Fu uno dei più apprezzati ministri dei nostri governi, agli Esteri e alla Difesa, stimatissimo in tutti i contesti internazionali e soprattutto negli Stati Uniti, dove si era formato e dove era di casa” ha commentato Silvio Berlusconi apprendendo della sua morte.
“Mi mancheranno i suoi modi squisiti, le citazioni colte, l’ironia tagliente, la discrezione. Quella con cui scelse di farsi da parte da una politica attiva che in fondo non aveva mai amato, che intendeva come un dovere civile e morale, al servizio della libertà. Anche in questo eravamo profondamente affini”, ha detto il leader di Forza Italia.