Sciopero dei balneari contro il Governo: cosa chiedono a Meloni

Lo sciopero dei balneari del 9 agosto non nasce dalla paura di una lobby di perdere privilegi, come molti hanno scritto: manca una legge a tutela degli operatori

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Pubblicato: 9 Agosto 2024 10:02

Ombrelloni chiusi per due ore dalle 7:30 alle 9:30. Lo sciopero annunciato in pompa magna dai balneari non avrà effettive ripercussioni sul loro fatturato. È servito però a mandare un messaggio a un Esecutivo che, tra il ministro che faceva cadere i governi dal Papeete e la ministra proprietaria del Twiga, da sempre si è mostrato vicino al settore. Eppure qualcosa si è rotto e le promesse non sono state mantenute. Ma perché il 9 agosto è stata indetta l’agitazione? Quali sono le richieste dei balneari a Giorgia Meloni?

Perché è stato indetto lo sciopero dei balneari: le motivazioni

Nelle parole di Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari, che aderisce a Fipe Confcommercio, e di Maurizio Rustingoli, presidente di Fiba Confesercenti, le motivazioni sono da ricercare nell’assenza di un provvedimento legislativo che “dia certezza agli operatori pubblici e privati sulla questione balneare”.

Qualcosa si starebbe muovendo a Palazzo Chigi, da cui è arrivato un segnale “che non intendiamo sottovalutare”, con l’annuncio di una discussione in materia in uno dei prossimi Consigli dei Ministri. “Nei prossimi giorni si riuniranno nuovamente gli organismi dirigenti per valutare la situazione che, da anni, tiene con il fiato sospeso 30.000 imprese e 100.000 addetti diretti ed eventualmente confermare o sospendere le altre successive manifestazioni”.

Consiglio dei Ministri sulla questione balneare a settembre

Salvo Cdm straordinari estivi, il Governo non si riunirà ancora dopo il vertice sul decreto Omnibus. Sembrerebbe che la compagine di Meloni stia prendendo tempo, in attesa, come avrebbero riferito fonti ministeriali agli operatori, che la nuova commissione europea inizi le attività. Si parla dunque di gennaio 2025, ben oltre qualsiasi scadenza data dall’Europa e dal Consiglio di Stato.

Al settore è stato promesso però un intervento entro settembre, con la questione balneare all’ordine del giorno. Tanto è bastato per annullare i prossimi scioperi in programma:

  • il 19 agosto dalle 7:30 alle 11:30;
  • il 29 agosto dalle 7:30 alle 15:30.

Che legge chiedono i balneari al governo di Giorgia Meloni

Ma qual è la legge non ancora arrivata richiesta a gran voce dai concessionari degli stabilimenti balneari? I governi italiani, negli anni, si sono limitati a prorogare i permessi per l’uso del demanio marittimo. Draghi, Conte e poi Meloni, come sottolineato più volte dal Consiglio di Stato, sono andati contro le leggi comunitarie, infrangendo la direttiva Bolkestein (non ancora recepita dall’Italia) e alcuni articoli del Trattato sul funzionamento dell’Ue.

L’ultima idea del Governo è la proroga al 2030, anche se i permessi di utilizzo delle spiagge sono ufficialmente scaduti il 31 dicembre 2023 ed è necessario che i Comuni lancino immediatamente nuovi bandi per le concessioni, al fine di garantire la libera concorrenza. I regolamenti prevedono l’apertura dei bandi a tutti i player europei e non solo alle società italiane.

A oggi tra l’altro mancano le linee guida che dovrebbero essere decise a livello nazionale e senza le quali c’è il rischio concreto che gli operatori rimangano non solo senza concessione, ma anche senza indennizzi per gli investimenti fatti negli anni. Insomma, impoveriti e con il rischio di essere rimpiazzati da aziende straniere, magari multinazionali dell’hospitality.

Che rischi corrono i concessionari del demanio marittimo

Checché se ne pensi dell’utilizzo delle spiagge, bisogna considerare che chi per – tanti, forse troppi – anni ha avuto in concessione lo stesso spazio ha investito in servizi, spazi e infrastrutture per gli utenti. Alcuni territori, come la Toscana e l’Emilia-Romagna, hanno annunciato di voler dare una buonuscita ai balneari meritevoli, ripagandoli dei soldi spesi, e imporre regole che premino i virtuosi, ma la situazione non è la stessa su tutte le coste italiane

Il timore degli operatori del settore, che oggi si uniscono allo sciopero dei balneari, è di rimanere danneggiati da decisioni prese dai singoli enti locali, che potrebbero non avere neanche i fondi per risarcirli per gli investimenti fatti. Senza una legge chiara, inoltre, tutto ciò che si trova sui demani diventerebbe automaticamente di proprietà dello Stato o di chi vincerà il nuovo bando, gratuitamente.