L’overtourism è un problema che i comuni italiani stanno combattendo, con scarsi risultati

L'Italia combatte l'overtourism con restrizioni e tasse, ma il problema persiste. Misure come i biglietti d'ingresso a Venezia e multe salate nelle Cinque Terre non frenano l'afflusso turistico

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

L’Italia sta affrontando ormai da tempo l’ostacolo dell’overtourism, un fenomeno che ha portato a un eccesso di visitatori che mettono sotto pressione le risorse e le infrastrutture delle città. Recentemente, sono state adottate misure più severe per contrastare questo problema, incluso il divieto per i turisti di sostare sui ponti, soprattutto nelle affollate città come Venezia.

Il turismo in Italia è tornato ai livelli prepandemici

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, nel 2022, quasi 50 milioni di persone hanno varcato i confini italiani, un numero quasi pari alla popolazione residente del paese. Questo afflusso massiccio di visitatori ha spinto l’Italia a intensificare i suoi sforzi per combattere l’overtourism, con l’implementazione di nuove tasse d’ingresso e restrizioni sulle dimensioni dei gruppi a Venezia per il 2024.

Il fenomeno dell’overtourism sta mettendo a dura prova molte delle destinazioni turistiche più famose del mondo. Dalle spiagge sovraffollate alle città storiche soffocate dalle masse di visitatori, le autorità locali stanno cercando attivamente di trovare soluzioni per gestire l’afflusso di turisti e preservare il patrimonio culturale e ambientale delle loro comunità.

La domanda è se le misure adottate per contenere il turismo siano effettivamente utili a ridurlo. Parrebbe di no, per il momento. Solo il tempo dirà se le nuove restrizioni introdotte saranno sufficienti a risolvere il problema dell’overtourism, ma una cosa è certa: è essenziale trovare un equilibrio tra il desiderio di promuovere il turismo e la necessità di proteggere le risorse naturali e culturali del paese.

Jon Henley del Guardian sostiene che limitare l’entusiasmo dei turisti sembra essere l’unica soluzione praticabile per evitare che i residenti vengano soffocati dall’afflusso quotidiano di visitatori. Questo può implicare l’imposizione di tariffe di accesso, sistemi di prenotazione rigorosi e altre restrizioni.

Venezia, per entrare si paga il biglietto

È recentissima l’ultima disposizione, per ora in fase sperimentale, che prevede il pagamento di un contributo di 5 euro per entrare nella Serenissima. Venezia è diventata la prima grande città italiana e una delle prime al mondo a introdurre un biglietto a pagamento per i turisti (e Amsterdam potrebbe seguirla a ruota).

Secondo le disposizioni, i visitatori che soggiornano solo per il giorno devono pagare, mentre sono esentati coloro che pernottano in strutture ricettive o che rientrano in categorie specifiche, come lavoratori pendolari e studenti.

Secondo i dati forniti dal comune, delle 113.000 persone che si erano prenotate in anticipo, 15.700 hanno dovuto pagare il contributo di 5 euro per l’accesso giornaliero. Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha espresso soddisfazione per l’incasso di poco più di 78.000 euro registrato nel corso della prima giornata.

Nonostante le aspettative, l’effetto sperato di limitare la presenza dei turisti giornalieri non è stato raggiunto, dimostrando che questo alla fine si tratta per lo più di un pedaggio ulteriore per entrare nella città, piuttosto che una misura per limitare gli accessi.

Diversi comitati e associazioni civiche hanno protestato contro il contributo di accesso, sostenendo che viola il diritto alla libertà di circolazione sancito dalla Costituzione italiana. Anche alcuni residenti hanno lamentato i disagi causati dai controlli.

In una manifestazione spontanea, un gruppo di protesta ha esposto uno striscione con la scritta “Veniceland”, interrompendo temporaneamente il tram e causando tensioni con le forze dell’ordine.

Marina Lalli, presidente di Federturismo, avverte che nonostante l’iniziativa veneziana, limitare l’accesso non può essere l’unica soluzione e non può essere sostenibile a lungo termine per tutte le destinazioni. Una soluzione più sostenibile potrebbe essere una programmazione razionale per ridistribuire i flussi turistici in modo equo.

Cinque Terre, multe salatissime anti-selfie

La zona delle Cinque Terre non è esente da queste misure. Nella pittoresca Portofino lo scorso anno venivano bloccati i turisti che si trattenevano troppo a lungo per selfie, con multe fino a 275 euro per coloro che fermavano il traffico o i pedoni in due “zone rosse” della baia.

Renzo Piano ha costruito il suo primo castello di sabbia a Genova. I bambini in vacanza a Portofino non sono così fortunati, dal momento che, come riporta il The Guardian, è vietato costruire castelli di sabbia sulla spiaggia, con multe fino a 250 euro per coloro che violano questa norma.

Allo stesso modo, camminare sui sentieri sopra le Cinque Terre in infradito o sandali può costare fino a 2.500 euro di multa.

Multe salatissime, che non hanno di certo fermato l’afflusso di turisti nella zona. Nel 2023, il Parco Nazionale delle Cinque Terre ha registrato un afflusso straordinario di visitatori, con un totale di quattro milioni di persone, un milione in più rispetto all’anno precedente, concentrati su poco più di un chilometro quadrato di territorio in Liguria.

Questi dati emergono da uno studio preliminare commissionato dall’ente parco e condotto da Mic-Hub, che ha analizzato quantitativamente i flussi turistici e ha rivelato un quadro chiaro di overtourism. Durante i mesi primaverili ed estivi, i picchi giornalieri di visitatori hanno superato i 17.000 accessi al parco, con un massimo di oltre 18.000 durante il periodo pasquale del 2023, di cui circa 11.500 avvengono tramite il treno.

I mesi di giugno, agosto e settembre hanno visto un notevole afflusso di visitatori, con arrivi mensili che superano i 200.000. Nonostante la discontinuità delle rilevazioni negli anni precedenti, i dati del 2023 evidenziano un ulteriore aumento degli arrivi, con un aumento del 30% delle Cinque Terre Card vendute.

Spiagge a numero chiuso in Sardegna

La Sardegna continua a implementare la sua politica di regolamentazione dell’accesso alle spiagge, nota come “spiagge a numero chiuso“. Secondo le autorità locali, questa misura è necessaria considerando che le spiagge della zona sono riconosciute come di interesse comunitario e non possono sopportare un afflusso eccessivo di visitatori.

Ad esempio, Cala dei Gabbiani e Cala Biriala, premiate come le più belle d’Italia nel 2022, consentiranno l’accesso a un massimo di 300 turisti al giorno. Per garantirsi un posto in queste acque cristalline, i visitatori dovranno prenotare tramite l’app “Cuore di Sardegna” almeno 72 ore prima della visita.

L’accesso a Cala Goloritze, raggiungibile solo a piedi o in barca, richiederà il pagamento di un biglietto d’ingresso di 6 euro. Anche Cala Mariolu, un’altra spiaggia rinomata, imporrà una tariffa di ingresso e di attracco per le barche. La permanenza sarà limitata a un massimo di 90 minuti per i visitatori provenienti dai barconi e a 70 minuti per coloro che utilizzano gommoni a noleggio o natanti privati.

La tassa di ingresso contribuirà alla sorveglianza, al parcheggio e alla manutenzione delle spiagge. La prenotazione anticipata resterà obbligatoria anche per la famosa spiaggia della “Pelosa” a Stintino.

Arzachena si prepara invece a proteggere e conservare i suoi 88 chilometri di litorale dalle minacce dell’erosione costiera, con un’iniziativa volta a regolamentare l’accesso alle spiagge più delicate. La nuova gestione guidata da Roberto Ragnedda ha avviato un primo esperimento a Le Piscine, sulla costa di Cannigione, dove l’ingresso sarà contingentato per garantire una fruizione sostenibile. Anche qui, un’applicazione consentirà la prenotazione dell’accesso in spiaggia, con una quota riservata ai residenti e ai bambini sotto i 12 anni, che potranno accedere gratuitamente. Il sistema di accesso controllato sarà attivo dal 15 luglio al 31 agosto 2024, al fine di monitorare i flussi e affinare il sistema per gli anni a venire.

Queste misure, alcune di queste applicate anche gli anni scorsi, non hanno fermato i turisti, che hanno letteralmente assediato la Sardegna nel 2023, un aumento del 6% rispetto agli anni precedenti. L’anno scorso, il traffico passeggeri tra porti e aeroporti ha raggiunto quasi 14,6 milioni di arrivi, superando i numeri del 2022 e del 2019.

Negli aeroporti sardi, il traffico ha registrato un aumento significativo, con oltre 9,5 milioni di passeggeri, segnando una crescita di oltre 500.000 rispetto al 2019 e al 2022. In particolare, l’aeroporto di Cagliari ha visto un boom, superando il record del 2019 con oltre 4,8 milioni di passeggeri, seguito da Olbia con 2,2 milioni e Alghero con 1,4 milioni.

Restrizioni per combattere l’overturismo

Non è solo il numero di turisti a preoccupare le autorità italiane, ma anche i comportamenti inappropriati e maleducati che mettono a rischio il patrimonio culturale e naturale del paese. Non è raro, purtroppo, che i turisti si tuffino e facciano il bagno nella storica Fontana di Trevi a Roma, a mo’ di replica della Dolce Vita. Questi eventi hanno sollevato la questione della necessità di regolamentare l’accesso a monumenti iconici e siti storici.

In risposta a queste sfide, le autorità locali stanno adottando una serie di misure per promuovere un turismo più responsabile e sostenibile. A partire da giugno di quest’anno, i gruppi turistici a Venezia saranno limitati a 25 persone per gruppo, e i tour leader non potranno più utilizzare altoparlanti per comunicare con i loro gruppi, al fine di ridurre la confusione e i disturbi.

Una delle nuove regole più controverse è il divieto per i turisti di sostare sui ponti delle città italiane. Questa misura mira a migliorare la gestione dei flussi turistici e a garantire la sicurezza e la protezione dei monumenti e delle infrastrutture storiche. Elisabetta Pesce, funzionario responsabile della sicurezza di Venezia, ha riferito alla Bbc che questa è una parte essenziale della promozione di un turismo sostenibile.

Le restrizioni non si limitano a Venezia. In altre località italiane, come Portofino e Alto Adige, sono state adottate misure simili per gestire il sovraffollamento e proteggere le risorse locali.

Mentre alcune persone possono essere scettiche sull’efficacia di queste misure nel ridurre il turismo di massa, altri sostengono che è importante esplorare alternative e promuovere un turismo più autentico ed esperienziale.

Auto bandite per i turisti

Ai visitatori è proibito portare i propri veicoli sulle isole di Lampedusa e Linosa, situate tra la Sicilia e il Nord Africa. La stessa restrizione è stata applicata sull’isola di Procida, nel Golfo di Napoli. Il sindaco di Procida, Raimondo Ambrosino, ha sottolineato l’efficacia di questa misura, definendola l’unica soluzione praticabile: “Essendo l’isola più densamente popolata d’Europa, la questione della mobilità è diventata problematica”, ha dichiarato al giornale Il Messaggero. Con circa 600.000 turisti che affollano l’isola di soli 4 chilometri quadrati ogni anno, la presenza di auto e ciclomotori porta solo a un caos inutile, secondo Ambrosino.

L’estate scorsa è stata introdotta una limitazione all’accesso al lago Pragser Wildsee nel Parco Naturale Fanes-Sennes-Prags, nella provincia settentrionale italiana dell’Alto Adige. L’accesso è consentito solo previa prenotazione online, utilizzando i mezzi pubblici, viaggiando in bicicletta o a piedi. Inoltre, l’Alto Adige ha imposto un tetto massimo al numero di posti letto disponibili nelle strutture ricettive destinate ai turisti.

Affitti a breve termine, una delle cause principali dell’overtourism

Il controllo degli affitti a breve termine, come a Firenze, ha lo scopo di liberare alloggi per i residenti locali e ridurre l’impatto dell’overtourism sul mercato immobiliare.

Uno dei principali motori dell’overtourism è la diffusione di piattaforme per gli affitti brevi. Un’analisi approfondita dell’impatto negativo di questa tendenza è stata condotta dalla giornalista Sarah Gainsforth per la Fondazione Feltrinelli, e ha evidenziato come in soli 15 anni questa pratica abbia contribuito a svuotare le città e innalzare a livelli proibitivi i prezzi degli affitti.

Molti stanno cercando di contrastare questa situazione imponendo limiti agli affitti brevi, un’azione alla quale Airbnb ha risposto intentando cause contro le amministrazioni, senza successo.

Oltre alla gentrificazione e alla commercializzazione turistica delle destinazioni, l’overtourism è alimentato dall’esplosione dei viaggi a basso costo e dall’uso dei social media. Questi ultimi non solo consentono di prenotare e organizzare interi viaggi, ma anche di scoprire e condividere l’esistenza di luoghi remoti e meravigliosi, spesso poco toccati dal turismo di massa e quindi non in grado di gestire l’afflusso di visitatori in cerca del selfie perfetto nella natura.

Il cosiddetto “turismo da selfie” rappresenta un ulteriore problema dell’overtourism, evidenziando una visione superficiale delle vacanze e dei viaggi, priva di un’esperienza consapevole dei luoghi e delle loro esigenze. Si tratta piuttosto di un atteggiamento consumistico e fugace che mina e danneggia le destinazioni.

L’italia non può non permettersi il turismo

Il turismo in Italia è da sempre uno dei pilastri portanti dell’economia nazionale, con un impatto significativo sul Pil e sull’occupazione. Secondo dati recenti, il settore turistico contribuisce direttamente al 5% del Pil italiano e indirettamente al 13%. Questa imponenza economica è alimentata principalmente dal ricco patrimonio artistico e naturalistico del Paese.

Nel 2020, l’Italia contava ben 4.265 musei e istituzioni culturali aperti al pubblico, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Questi tesori culturali, insieme a migliaia di luoghi di culto, borghi medievali e residenze storiche, costituiscono un’attrazione senza pari per i visitatori provenienti da tutto il mondo.

L’Italia vanta anche il primato mondiale per il maggior numero di siti riconosciuti patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Con oltre il 5% dei siti Unesco del mondo, nonostante rappresenti solo lo 0,2% delle terre emerse, l’Italia si conferma come una destinazione di prim’ordine per gli amanti dell’arte, della storia e della cultura.