Flop sciopero dei balneari, alla base il mancato accordo tra sindacati

Lo sciopero dei balneari ha generato polemiche con pareri discordanti: per alcuni è stato un flop, per altri una protesta riuscita, ma l’impatto è stato limitato

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Lo sciopero dei balneari che ha avuto luogo oggi sulle spiagge italiane ha scatenato un acceso dibattito, con opinioni contrastanti riguardo al suo successo o fallimento. Alcuni lo considerano una mobilitazione riuscita, mentre altri ne parlano come un’iniziativa fallimentare. Ciò che è emerso chiaramente è che una delle principali associazioni di categoria aveva già deciso di non partecipare, insieme ad altre sigle, riducendo ulteriormente l’impatto dello sciopero, che è durato solo due ore, dalle 7.30 alle 9.30 del mattino. Praticamente il tempo della colazione in hotel. In molti casi, i pochi bagnanti che si sono accorti della protesta sono stati compensati con una colazione offerta dai gestori degli stabilimenti.

Secondo quanto riportato dal Codacons, solo un numero limitato di stabilimenti ha chiuso durante le due ore di protesta, un risultato che ha deluso le aspettative di chi sperava in un segnale forte dal settore. La scelta di protestare in piena stagione estiva, infatti, non sembra aver riscosso il successo sperato, suscitando critiche non solo tra i consumatori ma anche tra alcuni gestori, che hanno manifestato dubbi sull’efficacia dell’iniziativa.

Prezzi dei servizi balneari in continua ascesa

In parallelo allo sciopero, emerge un altro tema che tocca da vicino il settore che rende molto difficile empatizzare con i balneari: il rincaro costante delle tariffe negli stabilimenti. Il Codacons ha evidenziato come i costi per affittare ombrelloni, lettini e cabine siano aumentati di anno in anno, trasformando il business dei lidi in un settore che muove circa 10 miliardi di euro all’anno. Di sicuro ha empatizzato il governo con la proposta di prolungare le concessioni fino al 2030.

Le differenze territoriali sono marcate: in alcune spiagge del Lazio, ad esempio, un ombrellone e due lettini possono costare tra i 20 e i 25 euro al giorno, mentre in località esclusive della Sardegna la cifra può arrivare fino a 120 euro. Anche in Toscana, i prezzi variano sensibilmente, con un minimo di 27 euro fino a un massimo di 70 euro al giorno, a seconda dello stabilimento scelto.

La Riviera romagnola, la Toscana e il Lazio non deludono: grande adesione allo sciopero

Nonostante le osservazioni del Codacons, alcune aree come la Romagna e la Toscana hanno registrato una partecipazione massiccia allo sciopero. Secondo quanto dichiarato da Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, oltre l’80% degli operatori balneari ha chiuso il servizio ombreggio in segno di protesta. Rustignoli ha espresso soddisfazione per questa adesione, ritenendola un passo importante per portare all’attenzione del Governo la necessità di una legge definitiva che possa finalmente offrire certezze al comparto balneare. Il presidente ha anche evidenziato il sostegno ricevuto dai clienti, che hanno appoggiato la chiusura simbolica degli ombrelloni.

Sul litorale romano, in particolare ad Ostia, la protesta ha visto un’adesione quasi totale.

Bonelli (Avs) attacca la gestione delle spiagge in Italia

Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi Sinistra e portavoce nazionale di Europa Verde, ha espresso durissime critiche nei confronti della situazione attuale. “Oggi i gestori degli stabilimenti balneari hanno indetto uno sciopero di due ore per chiudere gli ombrelloni, ma hanno fallito. Quello che accade in Italia con i balneari è incredibile. Noi porteremo avanti ancora più convintamente la nostra proposta di legge che prevede quattro passaggi essenziali: la triplicazione dei canoni, 70 per cento delle spiagge libere, che le nostre coste vengano dichiarate beni inviolabili e comuni, per restituire il mare ai cittadini senza discriminazioni di sorta e stop privatizzazione spiagge.”

Bonelli ha poi puntato il dito contro i canoni di concessione attualmente in vigore, definiti ridicoli, considerando che il settore balneare genera un fatturato di circa 10 miliardi di euro all’anno, mentre lo Stato ne incassa appena 115 milioni. “Il rapporto tra il fatturato degli stabilimenti e il canone versato allo Stato è praticamente inesistente. Il disastro compiuto da questo governo è evidente: pur di non applicare la direttiva Bolkestein, o addirittura la mediazione del governo Draghi, hanno inviato in Europa una proposta di mappatura delle spiagge, estendendone la lunghezza di 3.000 km per mettere in concessione le ultime spiagge libere del nostro Paese. È un falso ideologico,” ha concluso il deputato, manifestando tutta la sua indignazione per l’attuale gestione delle coste italiane.