Antitrust contro influencer, nel mirino la pubblicità nascosta: chi è nei guai

Proseguono i controlli sugli influencer e sei sono finito nel mirino dell'Antitrust: sono accusati di pubblicità ingannevole

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha avviato procedimenti istruttori nei confronti di 6 influencer, tra cui Luca Marani e Big Luca, per aver promosso guadagni facili senza chiarire la natura pubblicitaria dei contenuti. L’azione vuole far luce sulla pubblicità nascosta che inganna i consumatori. Parallelamente, l’Agcm ha emesso avvisi di moral suasion verso altre 4 influencer per analoghe violazioni.

Istruttoria Antitrust per 6 influencer: cosa hanno fatto

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha avviato sei procedimenti istruttori nei confronti di influencer accusati di non chiarire la natura pubblicitaria dei loro contenuti (sulla scia della stretta agli influencer). Il contenuto, inoltre, fa riferimento a pratiche di “guadagni facili e veloci”.

Tra i nomi coinvolti ci sono:

  • Luca Marani
  • Big Luca
  • Alessandro Berton
  • Hamza Mourai
  • Michele Leka
  • Davide Caiazzo.

Parallelamente, l’Autorità ha avviato iniziative di moral suasion verso altre 4 altre influencer. Si tratta di:

  • Ludovica Meral Frasca
  • Sofia Giaele De Donà
  • Milena Miconi
  • Alessandra Ventura.

Queste sono accusate di sponsorizzare brand e strutture turistiche senza dichiarare la finalità commerciale dei loro post.

Perché la pubblicità nascosta è un problema?

La pubblicità nascosta è una pratica ingannevole che può influenzare le decisioni di acquisto dei consumatori senza che questi siano consapevoli della natura commerciale dei contenuti che stanno visualizzando. Il comportamento non solo viola le normative sulla trasparenza pubblicitaria, ma può anche danneggiare la fiducia dei consumatori nei confronti degli influencer e delle piattaforme social.

Secondo l’Agcm (che ha agito in altre occasioni su questa linea, come le accuse rivolte a Chiara Ferragni), è fondamentale che i consumatori siano chiaramente informati quando un contenuto è pubblicitario. L’obiettivo è permette di fare scelte consapevoli e di valutare correttamente il valore e l’affidabilità delle informazioni che ricevono.

Chi sono gli influencer nel mirino dell’Antitrust?

Gli influencer nel mirino dell’Antitrust sono 6. Tra i nomi emergono quelli di Luca Marani, Big Luca, Alessandro Berton e Davide Caiazzo che sono accusati di pubblicare sistematicamente contenuti sui social media e sui loro siti internet, promuovendo metodi per ottenere guadagni facili e sicuri. Secondo l’Autorità, i contenuti non chiariscono la natura pubblicitaria e non forniscono informazioni rilevanti come il costo dei beni o servizi offerti, l’identità e il recapito della società. Inoltre, la loro popolarità potrebbe essere falsata dalla presenza di follower non autentici e da testimonianze non verificabili.

Hamza Mourai e Michele Leka sono invece accusati di pubblicizzare metodi per ottenere guadagni tramite investimenti in criptovalute, senza menzionare i rischi connessi. Anche in questo caso, i contenuti non indicano chiaramente la natura promozionale e mancano di informazioni rilevanti per i consumatori.

Infine Ludovica Meral Frasca, Sofia Giaele De Donà, Milena Miconi e Alessandra Ventura sono oggetto di moral suasion (che in italiano si può tradurre con poca vicinanza al termine originale con “persuasione morale”) da parte dell’Agcm per pubblicare contenuti su Instagram che mettono in evidenza brand, hotel e altre strutture turistiche senza dichiarare la natura commerciale dei loro post. Anche in questo caso, la loro popolarità potrebbe essere artificialmente gonfiata da follower non autentici.

La replica di Davide Caiazzo

Riportiamo integralmente il comunicato arrivato in redazione dall’ufficio stampa di Davide Caiazzo.

“I rilievi sollevati nei miei confronti dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) in relazione alla presunta mancanza di trasparenza e conformità alle normative pubblicitarie sono del tutto infondati”, è quanto dichiara l’imprenditore digitale.

“Ogni contenuto sponsorizzato su Meta, infatti, è sempre stato contrassegnato con la dicitura Sponsorizzato direttamente dalle piattaforme social. Sono stato avvocato per un decennio e sono attualmente Amministratore Delegato di diverse aziende con sede in Italia, ho sempre operato nel solco di valori per me fondamentali: il rispetto delle leggi, la massima trasparenza, l’indiscutibile correttezza”, si legge ancora.

“Non avrei mai messo a repentaglio la mia reputazione, quanto costruito in questi anni e il lavoro dei miei collaboratori. Le solide fondamenta giuridiche su cui si basa il mio percorso professionale non solo mi rendono ben consapevole di quali siano le regole e i rischi della mia attività, ma mi spingono anche a operare sempre in conformità ai più alti standard etici e legali”, spiega ancora Davide Caiazzo. E aggiunge di non aver mai “offerto dei metodi per ottenere importanti guadagni né facili né sicuri”.

“A differenza di quanto contestato, sono sempre state fornite informazioni dettagliate e precise sull’identità delle società e altri elementi rilevanti per le decisioni di acquisto dei consumatori. L’identità e il recapito della Dc Academy, che detiene il marchio Davide Caiazzo dal 2022, sono chiaramente indicati su tutti i nostri siti web associati, in conformità con le normative vigenti”, sottolinea ancora l’imprenditore.

“Il mio profilo Instagram (@davidecaiazzo_linkedin) contiene – come è possibile verificare – esclusivamente follower reali. Un precedente profilo è inutilizzato dal 2022, quando è stata rilevata l’intromissione di fake follower. Non corrisponde al vero neanche la contestazione sulla non verificabilità di recensioni e testimonianze sui nostri siti, tutte acquisite tramite il software testimonial.to e quindi verificabili tramite i link ai profili LinkedIn dei testimonial stessi”, chiarisce Caiazzo.

“Tengo inoltre a respingere con fermezza qualsiasi accostamento spiacevole alle pratiche ingannevoli di altri influencer citati nel comunicato dell’Agcm, che peraltro operano prevalentemente dall’estero con metodi e audience molto diversi dai nostri. Il mio operato si distingue per un forte senso di responsabilità e integrità professionale, guidato da un background giuridico solido e anni di esperienza nel campo del diritto”, afferma poi Caiazzo.

“Penso che ogni contestazione sia stata chiarita, ma sono pienamente disponibile a collaborare con l’autorità per fugare ogni ulteriore ed eventuale dubbio. Confidando che questa vicenda possa risolversi rapidamente, rimaniamo impegnati e concentrati nel fornire servizi utili, trasparenti e vantaggiosi per tutti i clienti e la comunità, verso cui sentiamo forte il senso di responsabilità e da cui – a dimostrazione della nostra buona fede – continuiamo a ricevere sostegno e fedeltà”, conclude Caiazzo.