L’Antitrust apre un’istruttoria su Atac, sotto accusa gestione e fondi

Atac nel mirino per disservizi e assenze tra i verificatori. L’Antitrust indaga, Assoutenti chiede trasparenza, mentre il crollo delle vendite minaccia il trasporto pubblico

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 25 Febbraio 2025 11:32

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha messo Atac sotto la lente per presunte storture nella gestione del trasporto pubblico. Il triennio 2021-2023 è finito nel mirino per la distanza siderale tra i servizi promessi e quelli effettivamente forniti, una discrepanza che rischia di trasformarsi in un boomerang per la società. Il contratto con il Comune di Roma e la tanto decantata Carta della Qualità dei Servizi sembrano essere stata persa per strada.

Perché l’Antitrust ha preso di mira l’Atac

L’Antitrust ha avviato un’indagine su Atac per presunte inefficienze nella gestione del trasporto pubblico a Roma. Sono state riscontrate numerose criticità, tra cui corse soppresse, ascensori e scale mobili non funzionanti e problemi di illuminazione nelle stazioni della metropolitana.

Questi elementi sono stati sufficienti per mettere in discussione il rispetto degli standard previsti dai contratti di servizio, ponendo interrogativi sulla qualità e l’affidabilità dell’offerta ai cittadini.

Assoutenti e la battaglia per i diritti dei consumatori

L’azione dell’Antitrust su Atac ha trovato sponda anche tra le associazioni dei consumatori, da tempo sul piede di guerra per la mancata applicazione degli standard promessi ai cittadini.

Assoutenti ha colto l’occasione per rilanciare la necessità di dare un peso concreto alle Carte dei Servizi, spesso sventolate come garanzia di trasparenza e qualità, ma nella pratica ridotte a fogli inutili.

Secondo il presidente Gabriele Melluso, le aziende non possono trattare queste carte come semplice burocrazia, perché la legge impone un coinvolgimento diretto delle associazioni dei consumatori fin dalla loro redazione.

L’assenteismo tra i verificatori e la posizione dei sindacati

Un’altra spina nel fianco di Atac è il personale addetto ai controlli, che risulta più assente del previsto. Gran parte dei verificatori, infatti, sono ex autisti riqualificati, molti dei quali con problemi di salute e oltre la soglia dei 50 anni. Un esercito di lavoratori riconvertiti che, tra permessi e limitazioni fisiche, non sempre riesce a garantire una presenza costante sui mezzi.

Nel tentativo di recuperare 22 milioni di euro in tre anni dalla lotta all’evasione tariffaria, Atac ha inserito nel Piano Economico Finanziario una stretta sugli assenti, ma il sindacato Faisa Cisal non ci sta. Per loro, il mancato pagamento dei biglietti è il sintomo di un sistema che non funziona, non il risultato di un numero esiguo di controllori.

“Un’azienda che non incassa, a causa degli evasori, non può essere un’azienda sana”, dichiarano i rappresentanti sindacali, mettendo sul banco degli imputati una gestione incapace di affrontare il problema alla radice.

Vendita di biglietti e abbonamenti in calo

Oltre alla gestione zoppicante del servizio, Atac deve fare i conti con un’emorragia di vendite di biglietti e abbonamenti. Rispetto al 2019, i ricavi degli abbonamenti mensili si sono sgonfiati di oltre 22 milioni di euro, mentre quelli annuali arrancano con un buco di sette milioni.

Ancora più evidente il crollo dei biglietti singoli, che nel 2019 fruttavano circa 50 milioni in più rispetto al 2024. E non si può dare la colpa esclusivamente allo smartworking.

Bilancio aziendale e prospettive future

Nonostante il tonfo nelle vendite, Atac ha chiuso il bilancio 2023 con un utile di 10,9 milioni di euro, un cambio di rotta rispetto alla voragine da oltre 50 milioni dell’anno precedente. A dare ossigeno ai conti, la frenata sui costi dell’energia e il taglio delle spese per il personale.