Procuratori e serie A, commissioni alle stelle: spesi 1,5 miliardi in 10 anni

In attesa di un ipotetico regolamento della Fifa, ecco qual è la situazione tra club e procuratori: i dettagli dei guadagni

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Il rapporto tra il mondo del calcio e i procuratori è peggiorato in maniera evidente nel corso degli ultimi anni. La loro presenza è sempre più insistente nel tessuto, fragile, dei rapporti tra società e professionisti, per non parlare dei tifosi.

Non sono mancati presidenti che si sono espressi in maniera pubblica contro di loro. Basti pensare al patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Non è il ruolo in sé a rappresentare un ostacolo, quanto il chiaro interesse, dettato dalle ricche commissioni, nell’accettare nuovi accordi, con altri club o lo stesso, attraverso vendite e acquisizioni o rinnovi. Tutto ciò ha portato negli ultimi 20 anni a una netta riduzione del valore delle firme poste sui contratti. Nel dettaglio, però, che peso hanno i procuratori nel calcio italiano?

Procuratori e serie A, i conti

Il rapporto tra club e procuratori è tra i più complessi del calcio moderno. Utili e salvifici, tanto per garantirsi plusvalenze quanto per sondare il terreno e agevolare acquisti. Ma quanto costa questo servizio? Non si può non citare uno dei procuratori simbolo di questa era, il compianto Mino Raiola. Si pensi ai 27 milioni di euro incassati nell’affare Pogba al Manchester United (di ritorno), pagato 105 milioni alla Juventus.

In attesa del nuovo regolamento Fifa, è importante guardarsi alle spalle e tirare le somme. Come riportato da Calcioefinanza, nel 2015 le squadre di serie A hanno versato 84,4 milioni di euro nelle tasche degli intermediari. Un anno importante, dal momento che proprio allora la Figc ha reso ufficiali questi trasferimenti economici.

Sotto questo aspetto l’evoluzione è stata rapida, trascinata anche dagli equilibri esteri, dove i club hanno maggiori disponibilità. Nel 2023, dunque, le cifre pagato sono più del doppio, pari a un totale di 220,2 milioni di euro. La media per singolo club è così passata da 4,2 milioni a 11,1 (fonte dati ufficiali Figc).

Tutti i pagamenti negli anni

  • 2015 – 84,4 milioni di euro;
  • 2016 – 193,3 milioni di euro;
  • 2017 – 138,1 milioni di euro;
  • 2018 – 171,6 milioni di euro;
  • 2019 – 187,9 milioni di euro;
  • 2020 – 138 milioni di euro;
  • 2021 – 173,8 milioni di euro;
  • 2022 – 205,7 milioni di euro;
  • 2023 – 220,2 milioni di euro.

Il totale è di 1,51 miliardi di euro in 9 anni e, stando all’evoluzione evidenziata, la cifra sarà probabilmente raddoppiata entro il 2035/2040 (in assenza di nette regole restrittive). Guardando però alle somme indicate, è interessante anche rendersi conto di quella che è stata la redistribuzione tra i club.

In cima alla classifica dei club “preferiti” dai procuratori troviamo la Juventus. Ha infatti versato l’ammontare di 293,4 milioni di euro (19,39%) dal 2015 al 2023. Segue l’Inter con 190,8 milioni di euro (12,61%) e poi spazio alla Roma (sorprendentemente, a fronte dei titoli vinti) con 165,5 milioni di euro (10,94%). Ecco il resto della top 10:

  • Milan, 8,89% – 134,5 milioni di euro;
  • Fiorentina, 5,85% – 88,5 milioni di euro;
  • Napoli, 5,73% – 86,7 milioni di euro;
  • Atalanta, 4,41% – 66,7 milioni di euro;
  • Udinese, 3,39% – 51,2 milioni di euro;
  • Bologna, 3,30% – 49,9 milioni di euro;
  • Torino, 3,13% – 47,3 milioni di euro.

Quanto guadagnano i procuratori

Guardando al mondo del calcio, oggi la figura del procuratore è divenuta di certo una delle più intriganti. Non si può di certo pensare di partire al vertice, a meno d’avere i giusti agganci, ma la strada sta generando sempre più interesse.

Basti pensare a quelle che sono le cifre all’estero, con la Premier League che ha versato 2,6 miliardi di euro agli agenti a partire dal 2016 e fino al 2023. È tutto doppio, o più, in Inghilterra a partire dai ricavi dei club. Il fatturato netto del nostro massimo campionato è infatti stato di 21,1 miliardo di euro in questi anni (sale a 26,6 miliardi se si includono le plusvalenze). In quest’ottica, i pagamenti indirizzati ai procuratori rappresentano il 7,16% del fatturato netto e il 5,68% di quello complessivo.

Era atteso per ottobre 2023 il nuovo regolamento della Fifa, che avrebbe dovuto introdurre un tetto alle commissioni. La percentuale massima garantita avrebbe dovuto essere pari al 5% dello stipendio del proprio assistito, se al di sotto dei 180.000 euro lordi, del 3% invece una volta superata tale soglia.

In caso di doppia rappresentanza (calciatore e società acquirente), pari al 10% con un salario netto sotto i 180.000 euro e il 6% sopra tale cifra. Il procuratore in rappresentanza del club venditore, invece, dovrebbe ricevere al massimo il 10% del valore dell’operazione agevolata.

Tutto ciò però non è accaduto. La Fifa ha deciso di sospendere il nuovo regolamento, fino a che non si raggiunga una decisione in tribunale (Fifa citata in giudizio). Un campo minato, è evidente, con Gianni Infantino, presidente Fifa, che ha chiesto l’intervento dei governi nazionali: “Siamo stati citati in giudizio da alcuni agenti, ma la FIFA continuerà a difendere la sua posizione in tribunale. Invito i governi e i legislatori a unirsi a noi e a svolgere un ruolo attivo nel garantire che i fondi generati dai trasferimenti siano conservati all’interno del calcio e condivisi con club di tutto il mondo, poiché sono assolutamente fondamentali per le generazioni attuali e future di calciatori”.