Il ricorso del Comune di Milano in merito al vincolo relativo al secondo anello dello stadio San Siro è inammissibile. Si è così espresso il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia. Un nuovo tassello nello scontro con la Sovrintendenza, che aveva espresso parere contrario al ricorso. Di seguito spieghiamo cosa voglia dire tutto ciò per il Meazza e, al tempo stesso, per Inter e Milan.
Secondo anello vincolato: ricorso bocciato
Confermato un vincolo culturale per lo stadio Meazza di Milano. Uno stop duro da digerire, quello incassato dal sindaco Beppe Sala, che avrebbe voluto veder annullati i pareri positivi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti per la Città Metropolitana di Milano, così come della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale. Il tutto formulato a luglio 2023.
Quasi un anno dopo, il capitolo si chiude e le conseguenze potrebbero essere gravose. Il motivo lo spiega Carlo Monguzzi, consigliere comunale dei Verdi, per quanto ritenga tutto ciò una vittoria: “Ora l’unica strada reale che rimane è la ristrutturazione del Meazza, come noi chiediamo da anni”.
Il problema è rappresentato dai fondi e, ovviamente, dall’utilizzabilità dell’impianto nel prossimo futuro. Il consigliere definisce “fanfaluche” le ipotesi di San Donato e Rozzano, ovvero le nuove case di Milan e Inter, nonostante i progetti proseguano.
I club vogliono un impianto nuovo e all’avanguardia e in tal senso la ristrutturazione del Meazza non si sposa con i progetti futuri. Il Comune di Milano sembrava disposto ad accordare una demolizione. Per questo motivo il 19 maggio 2023, con una nota indirizzata alla Soprintendenza e al Segretariato regionale, era stata chiesta una valutazione anticipata dei profili di interesse che potesse presentare il secondo anello.
Ciò a fronte di un cronoprogramma dello studio di fattibilità per il “nuovo San Siro”, con demolizione della struttura allo scadere dei 70 anni dalla realizzazione degli interventi effettuati dal 1953 al 1955.
Il parere del TAR
Dinanzi ai pareri contrari incassati, il Comune di Milano ha presentato ricorso, contestando la valutazione di sussistenza dell’interesse culturale. Nel tentativo profuso, sono stati indicati diversi profili di illegittimità. Tra i vari la ritenuta esistenza di un archivio esposto. Si è evidenziato, infatti, come i beni in questione non siano di proprietà comunale, appartenendo rispettivamente a Inter e Milan.
Ecco in che modo si è espresso il parere contrario del TAR:
- inammissibili il ricorso principale e il ricorso per motivi aggiunti per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, nella parte in cui contestano gli atti gravati in relazione alla configurazione di un archivio pubblico;
- inammissibili nel resto il ricorso introduttivo e il ricorso per motivi aggiunti, secondo quanto esposto in motivazione;
- si dichiara di compensare tra le parti le spese di lite.
Il futuro di Inter e Milan
Il timore, oggi, è che l’intero quartiere paghi le spese di un contrasto tra forze politiche. Si prevedeva l’abbattimento, la costruzione di un nuovo stadio all’avanguardia e, al contempo, la riqualificazione dell’intera area.
Questo è almeno ciò che una parte dello schieramento sostiene. Esiste però un coordinamento di cittadini riuniti, che ha indetto un referendum per salvare il Meazza dall’abbattimento. A dare loro voce è stata l’avvocata Veronica Dini, che dava di fatto per scontato tale esito.
Lo scorso marzo si era tenuto un vertice a Milano tra i club, WeBuild e, ovviamente, il sindaco Sala. Ogni scenario sembra ancora possibile ma il tempo stringe e nessuna via è stata ancora tracciata con certezza. Da una parte due nuovi stadi di proprietà e dall’altra una ristrutturazione massiva, al netto del vincolo da rispettare.
Un’ipotetica ristrutturazione seguirebbe determinati criteri:
- stadio moderno, secondo dettami indicati;
- costi contenuti;
- prosecuzione dell’uso di San Siro durante le operazioni di ristrutturazione;
- riduzione dei ricavi al minimo durante i lavori
Non è da escludere, dunque, che possa esserci un lieto fine per tutti. Da un alto chi vuole una ristrutturazione e dall’altra, il Comune, che non intende ritrovarsi con un impianto largamente inutilizzato, a danno dell’intera area. Da tener conto, però, di quello che è il documento effettivo presentato dalle società, soprattutto sotto l’aspetto della divisione dell’esborso economico. Da capire inoltre se nel maxi progetto potrà rientrare anche un intervento massivo sul quartiere.