Elena Mirandola, CEO del Como Women: “Stiamo ridisegnando il calcio femminile”

Innovazione, parità di genere e una nuova visione per il calcio femminile. Elena Mirandola non è solo la nuova CEO del Como Women, ma il volto di un cambiamento che unisce visione imprenditoriale, sport e women empowerment

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Pubblicato: 14 Gennaio 2025 16:06

È la CEO del Como Women ma soprattutto una leader che sta ridefinendo il futuro del calcio femminile in Italia. Con un percorso professionale internazionale e una strategia precisa, Elena Mirandola sta portando al club lariano un approccio innovativo che combina business e innovazione a valori fondamentali come lo sport e la parità di genere. La sua mission è chiara: diventare un punto di riferimento per il calcio femminile non solo per i risultati sportivi, ma anche per l’impegno nel cambiare la percezione del calcio femminile in Italia.
In un contesto ancora fortemente influenzato da stereotipi e disparità di genere, la ceo del Como Women sottolinea quanto sia cruciale creare un ambiente che valorizzi le atlete a 360 gradi. Tra le iniziative spiccano il progetto Beyond per preparare le giocatrici al futuro dopo la carriera sportiva, e una strategia di comunicazione sui social che parla direttamente alle nuove generazioni, il pubblico più appassionato di calcio femminile. Per Elena Mirandola, il calcio è il veicolo per ispirare generazioni e trasformare il modo in cui la società guarda alle donne, sia sul campo che fuori. Sotto la sua guida, il Como Women sta riscrivendo le regole del gioco e vuole dimostrare che il calcio femminile è molto più di uno sport. E “chi sceglie di posizionarsi a fianco del calcio femminile, sceglie di posizionarsi con le donne”.

Com’è iniziato il tuo percorso nel Como Women e cosa ti ha convinta ad accettare questa sfida?

Ho iniziato a fine agosto, e ciò che mi ha appassionato fin da subito è stato il fatto che questo ruolo rappresentasse l’intersezione di tre aspetti fondamentali del mio percorso. Il primo è l’esperienza manageriale e di business: non è la mia prima esperienza in un contesto di start-up, quindi la sfida mi affascinava molto. Il secondo aspetto è lo sport, che ho sempre vissuto in prima persona, quindi cercavo un ruolo che mi permettesse di entrare attivamente in questo mondo. L’ultimo punto, non meno importante, è l’aspetto della parità di genere. Il mio percorso di carriera si è sempre svolto all’estero, dove non ho mai percepito che l’essere una donna fosse un ostacolo. Tre anni fa sono rientrata in Italia e mi sono resa conto che le cose qui sono decisamente diverse. Sono anche membro di European Women on Boards, un’associazione no profit nata in Belgio con il supporto dell’Unione Europea, che aiuta le donne a ricoprire ruoli nei consigli di amministrazione, in linea con le nuove normative sulla parità nei board aziendali. Questi tre aspetti – business, sport e valori – sono ciò che mi ha spinta ad accettare con entusiasmo questa sfida.

Cosa significa assumere un ruolo così importante in un club di calcio?

Io non vengo dal mondo del calcio, quindi la prima cosa che ho fatto è stata mettermi in ascolto e osservare, per comprendere meglio il contesto. In una start-up è importante non perdere tempo ed essere rapidi nel fare dei cambiamenti. Siamo un club molto innovativo e sono grata alla proprietà Mercury/13 per i nuovi imprinting che stanno dando, non solo al nostro club ma anche agli altri che sono in fase di acquisizione. Non abbiamo grandi vincoli e nemmeno la legacy che una grande squadra di calcio ha alle spalle, come una squadra maschile, e questo ci rende più indipendenti, autonomi, snelli e orientati al risultato. Tutto quello che facciamo è fortemente orientato ai nostri obiettivi di business e sportivi, che sono strettamente connessi.

Parli di una start-up di calcio femminile, perché hai introdotto un modello di business innovativo e una serie di iniziative e tecnologie a supporto del progetto e delle persone coinvolte, dal management, allo staff, alle giocatrici. Come funziona?

Per il mio background personale sono molto legata a start-up tecnologiche italiane e non, quindi sto portando innovazione anche nel modo di gestire la società, attraverso strumenti tecnologici che permettano di facilitare alcuni processi, ottimizzare i costi e focalizzare le risorse su attività che generano valore reale per la società. La nostra missione è creare un ambiente performante, dove le atlete si sentano a loro agio e supportate al meglio, sia dentro che fuori dal campo. Il mio lavoro è proprio quello, cercare con i miei collaboratori di fare leva su nuovi strumenti tecnologici per gestire la società in modo snello, anche attraverso l’uso dei social media per coinvolgere sempre più audience.

Ed è proprio con i social che riuscite a coinvolgere una fascia di pubblico molto giovane, fondamentale sia per la tifoseria che per il futuro delle atlete stesse.

Assolutamente sì. I social rappresentano per noi un canale privilegiato per dialogare con il nostro pubblico nel modo più efficace. Uno studio pubblicato recentemente da Deloitte evidenzia che i principali appassionati di calcio femminile sono i giovani tra i 15 e i 24 anni. Quindi i giovanissimi. Anche la fascia d’età dai 25 ai 35 anni mostra un crescente interesse, mentre l’attenzione cala dai 40 anni in su, per non parlare della fascia 50-60 orientata verso il calcio tradizionale.

Quali sono le leve su cui puntate per valorizzare il calcio femminile, così diverso per valori e dinamiche rispetto a quello maschile?

La nostra missione è chiara: creare una piattaforma in cui le nostre atlete siano valorizzate a 360 gradi, perché crediamo fortemente che questo permetta loro di eccellere sul campo e di dare le performance migliori. Tra le nostre priorità c’è fornire le risorse migliori, dai preparatori sul campo ai professionisti fuori dal campo: per esempio, abbiamo scelto un medico donna, che ha sposato la nostra causa e che mette le giocatrici nella condizione di sentirsi più a loro agio. Abbiamo anche una nutrizionista dedicata e, last but not least, stiamo cercando di supportarle anche in quella che è la la pianificazione del futuro dopo la carriera sportiva col progetto Beyond.

Parlaci proprio di questa iniziativa, Beyond, che avete lanciato per preparare le giocatrici al futuro dopo la carriera sportiva.

Beyond è un percorso di incontri formativi pensati per preparare le nostre atlete al futuro oltre e dopo il calcio. Durante ogni incontro invitiamo un ospite di eccezione, legato al mondo dello sport e non solo. Il primo incontro ha visto come ospite una ex pallavolista di Serie A, ora manager in Amazon, che ha raccontato la sua transizione verso un contesto professionale totalmente diverso. Il secondo incontro ha affrontato temi di educazione finanziaria e risparmio, con un focus sull’importanza di iniziare a investire fin da giovani. Il prossimo appuntamento sarà con una ginecologa, che parlerà di fertilità e congelamento degli ovociti.
Tutto questo fa parte di una missione molto chiara e molto specifica: mettere insieme una serie di attività che ci permettano di occuparci a 360 gradi delle nostre atlete.

Di recente avete siglato un accordo che introduce un nuovo modello di sponsorizzazione, coinvolgendo direttamente il pubblico e le giocatrici. Di cosa si tratta?

Abbiamo da poco siglato una partnership con WeAre8,  il nostro nuovo sponsor di maglia, una piattaforma social innovativa con una proprietà tutta al femminile. WeAre8, che ha già oltre un milione e mezzo di utenti in UK, ha rivoluzionato il concetto di social media, cercando di valorizzare economicamente sia i creator che gli utenti che ne fruiscono. Con questa sponsorship andremo a posizionare le nostre giocatrici in un contesto dove loro stesse possono creare dei contenuti, generare audience, creare una fan base e, potenzialmente, monetizzare la loro presenza online. Ancora una volta, ci concentriamo sul supportare le nostre atlete anche al di fuori del campo.

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Fonte: Ufficio stampa Como Women/ Francesca Di Fazio
La nuova maglia di FC Como Women con il main sponsor WeAre8

Il calcio femminile in Italia ha vissuto una significativa evoluzione negli ultimi anni, ma resta ancora indietro rispetto ad altre nazioni dal punto di vista della percezione, della copertura mediatica, degli investimenti economici (Usa, Germania, Inghilterra hanno una tradizione consolidata, Svezia e Norvegia sono diventati degli esempi nel settore, grazie anche al fatto che incentivano lo sviluppo delle giovani professioniste sin dall’inizio). Come può crescere anche in Italia e come può arrivare ad avere lo stesso appeal di quello estero?

L’Italia sta sicuramente facendo progressi e inizia ad andare nella direzione giusta. La Federazione, guidata dalla nuova presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica Federica Capelletti, sta facendo degli sforzi per creare delle nuove leve di visibilità. Anche se i nostri capitali e il supporto economico restano limitati, non solo a livello di club individuale ma come movimento generale. In UK la banca Barclays ha investito fortemente nella Lega di calcio femminile inglese, infatti in Inghilterra il calcio femminile ha quasi la stessa valenza di quello maschile. La nostra Federazione sta implementando dei nuovi metodi di misurazione, quindi anche noi squadre abbiamo la possibilità di avere più dati su, per esempio, quante persone vanno allo stadio. Per noi è importante perché più dati hai, più riesci a monitorare e a capire quali sono le azioni da fare.
In un mondo ideale, le grandi aziende italiane che sono dei simboli nel nostro paese potrebbero investire e supportare il calcio femminile, perché quando si parla di calcio femminile c’è un grossissimo risvolto anche su quelle che sono le tematiche di parità di genere. Il calcio in Italia è per definizione maschile, quindi riuscire a dimostrare che il calcio femminile può avere un suo sviluppo indipendente e magari non deve parlare necessariamente alla stessa persona che va a vedere il calcio maschile, è un successo. Noi per esempio cerchiamo di parlare ad un pubblico femminile che non necessariamente si è interessato al calcio in passato, però vuole supportare altre donne. Quindi, tornando al punto, un’azienda che sceglie di posizionarsi a fianco del calcio femminile è un’azienda che sceglie di posizionarsi con le donne. E questo è un messaggio veramente forte.

Quale messaggio vorresti trasmettere alle giovani ragazze che vogliono costruire una carriera del calcio, sia come atlete che come professioniste nel settore sportivo?

Il mondo dello sport femminile sta cambiando rapidamente. Ci sono più opportunità e maggiore riconoscimento. Credo che sia un buon momento anche dal punto di vista mediatico e che ci sia un buon contesto sociale in questo momento per lavorare nel mondo dello sport femminile. Basta guardare a produzioni come quelle di Netflix, che recentemente ha fatto diverse serie su atleti uomini e donne raccontandole in maniera equilibrata dal punto di vista di genere.
Anche in Italia si stanno facendo dei passi avanti: due anni fa il calcio femminile è diventato professionistico, le atlete oggi hanno un contratto, dei contributi e un fondo simile al Tfr. Per quanto ci sia un enorme salary gap rispetto agli uomini, è un mondo che sta andando nella direzione giusta. Il mio consiglio è quello di non tirarsi indietro perché il settore sta crescendo e le donne hanno esattamente le stesse possibilità degli uomini di eccellere.

Per concludere, quali obiettivi vi siete prefissati di raggiungere con la squadra a medio e lungo termine, in campo e fuori dal campo?

In questo momento abbiamo raggiunto il miglior risultato di sempre in campo. Ovviamente il campionato non è finito e le prossime partite saranno determinanti per definire se saremo tra le top 5 della Poule Scudetto, oppure se saremo all’interno della Poule Salvezza. Dal punto di vista sportivo, il nostro obiettivo è sicuramente quello di registrare il miglior risultato mai fatto in campionato, ed è un obiettivo ben chiaro ad ogni persona che lavora all’interno del club.
Da un punto di vista non sportivo, credo che sia abbastanza visibile dall’esterno che stiamo ridisegnando il calcio femminile. Lo stiamo ridisegnando in Italia e stiamo ricevendo anche tantissima attenzione dall’estero. Dalla prossima partita lavoreremo sull’arricchimento dell’esperienza all’interno dello stadio con una fan cam, perché vogliamo aumentare il coinvolgimento dei nostri tifosi. Vogliamo raggiungere sempre più persone che si appassionino alla nostra storia e ai nostri valori.

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Fonte: Ufficio stampa Como Women/ Mircea Gida
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