Primo sì Ue alle case green, Italia nella bufera: la data in cui cambia tutto

L'Europarlamento dà il primo sì alla direttiva sulle case green fissando le date per l'efficientamento energetico: in Italia è già polemica

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Più volte ci siamo concentrati sulla direttiva Ue sulle case green, illustrandovi quelli che saranno i criteri per la ristrutturazione degli immobili e quali sono quelli esonerati. Ma è con il primo sì arrivato dall’Europarlamento che la riforma sull’efficientamento energetico degli edifici fa passi in avanti verso l’entrata in vigore, anche se ancora l’iter legislativo non è concluso. Il percorso, però, sembra proseguire in maniera spedita, con la commissione Industria al Parlamento Europeo (Itre) che ha approvato una prima parte della misura, via libera che non è stato ben digerito in Italia.

Case green, cambia tutto: c’è la data

Nonostante il netto no della Bce alla misura, con consigli da parte di Christine Lagarde per rivedere una direttiva considerata inapplicabile in gran parte dei Paesi europei, dall’Europarlamento è arrivato il primo sì, con l’iter legislativo che sembra proseguire verso l’ok. Con 49 voti a favore, 18 contrari e 6 astenuti, l’Itre si è espressa favorevolmente su tutti gli emendamenti di compromesso che erano stati presentati, segnale che la misura per l’efficientamento energetico delle case in giro per l’Europa è una materia che nel Vecchio Continente nessuno vuole prendere sottogamba.

La proposta dovrebbe ora approdare al voto in plenaria durante la sessione di marzo. Come avviene in Italia, infatti, anche il lavoro dell’Ue è diviso tra le commissioni competenti e l’assemblea plenaria, con le prime, formate da pochi legislatori specializzati su un settore, che si occupano di studiare e modificare il testo, mentre alla plenaria spetta l’approvazione definitiva.

Ma cosa è stato deciso e cosa cambierà? Stando al testo approvato in commissione, gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il primo gennaio 2030 e D entro il primo gennaio 2033. Scadenze che, se si pensa al gran lavoro che c’è da fare, sono molto vicine. Come ha ricordato il presidente Enea, Gilberto Dialuce, le abitazioni italiane in classe inferiore alla D sono circa il 74% (34% G, 23,8% F, 15,9% E), numeri solo indicativi, perché la direttiva prevede una riclassificazione degli immobili, con il 15% del patrimonio più energivoro che andrà in classe G.

Polemica sulle case green: la posizione in Italia

In Italia, come detto, il primo sì dell’Ue non è stato ben digerito: Proseguono quindi le polemiche, iniziate già svariate settimane fa, sulla riforma che vedrebbe il Bel Paese tra gli Stati membri maggiormente penalizzati dalla misura sulla ristrutturazione degli edifici la cui classe energetica è ancor oggi arretrata. Le nuove date, i paletti imposti dall’Itre, sarebbero troppo vicini e dunque è caos.

Nonostante non si tratti dell’approvazione definitiva, a puntare il dito contro la decisione dell’Ue è la Lega, che tramite gli esponenti all’Europarlamento ha criticato la misura: “La maggioranza del Parlamento europeo guidata dalla sinistra confeziona uno schiaffo alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie italiane. La Lega si è opposta fin dal primo giorno a un provvedimento sbagliato nel merito e nel metodo, portato avanti senza tenere conto delle peculiarità del nostro Paese senza coinvolgere in alcun modo gli esponenti delle categorie”.

Lo stesso Matteo Salvini, leader del Carroccio nonché ministro delle Infrastrutture e vicepremier nel governo Meloni, ha definito la direttiva una “imposizione folle“. “Abbiamo votato contro in commissione Itre e continueremo a dare battaglia ripresentando i nostri emendamenti di buon senso nella sessione plenaria per fermare un’europatrimoniale nascosta che rappresenterebbe un aggravio di spese e di burocrazia del tutto non necessario a settori economici gia’ in difficolta’ e a tutti in cittadini” ha proseguito la Lega.

Di tutt’altra opinione il Partito Democratico che con Patrizia Toia, vicepresidente della commissione Industria, Ricerca ed Energia, ha sottolineato: “Sì al cambiamento ma con più tempo e flessibilità per gli Stati membri, il voto in Commissione industria ed energia è solo un passaggio del nostro lavoro, ma la nostra posizione sull’efficienza energetica degli edifici è sempre stata molto chiara, coerente e costruttiva. Costruttiva per i cittadini, per l’ambiente e per raggiungere al meglio gli obiettivi che sono quelli di minore consumo di energia, bollette più basse, case più salubri e moderne. Ciò che siamo certi le persone vogliono”.