Le spese mediche verranno rimborsate subito, senza aspettare la dichiarazione dei redditi. È quanto prevede il testo coordinato della delega fiscale, con emendamenti e riformulazioni da approvare, frutto dell’accordo tra maggioranza e governo. Per avere la versione definitiva della legge occorrerà però tempo. Il 14 giugno riparte l’esame in commissione Finanze alla Camera, in vista dell’approdo in aula il 20 giugno.
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Spese sanitarie, come cambiano i rimborsi
Il testo testo prevede che non si dovrà più attendere il momento della dichiarazione dei redditi per scaricare il 19% della spesa sostenuta per gli acquisti tracciabili per visite mediche o per l’acquisto di medicinali. In futuro il rimborso del 19% dovrebbe essere immediato e arrivare direttamente sul conto corrente tramite “piattaforme telematiche diffuse”
Spese sanitarie, come funzionerà il cashback
Finora le spese sanitarie, per poter essere detratte, andavano inserite nella dichiarazione dei redditi e solo in un secondo momento si riceveva il rimborso da parte dell’Agenzia delle Entrate. In futuro anziché inserire le spese sanitarie — ad esempio gli acquisti di medicine in farmacia o le visite mediche — nella dichiarazione dei redditi, si otterrà un rimborso immediato sul conto corrente.
Per potere ottenere il rimborso immediato, però, il pagamento per i beni o i servizi sanitari dovrà essere effettuato con strumenti tracciabili. Inoltre il medico o il farmacista coinvolti dovranno comunicare all’anagrafe tributaria la volontà del contribuente di usufruire del cashback fiscale.
Spese sanitarie, gli ostacoli al cashback
Esistono ancora diversi ostacoli all’approvazione della delega fiscale che include questa misura. Il principale sembra essere che il passaggio dalle classiche detrazioni attuali all’accredito sul conto corrente potrà partire solo a seguito del riordino delle tax expenditures, ovvero le riduzioni dei debiti di imposta. Ciò comporterebbe la riduzione o l’eliminazione di sconti fiscali per recuperare risorse per i tagli generalizzati d’imposta.
Anche se l’impresa dovesse riuscire, in ogni caso, non si tratta del ritorno del cashback cancellato fra le polemiche dal governo Draghi: perché in questo caso il meccanismo si applica a detrazioni già riconosciute dal fisco, e quindi non comporta alcuna spesa pubblica.