Torna l’incubo influenza aviaria: dove si sta diffondendo

Tra 2021 e 2022 è stata registrata la più grande epidemia di virus H5N1 mai registrata in Europa. Quali sono i rischi per l'uomo e cosa bisogna sapere

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Redazione

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Il Covid non è l’unico agente patogeno che continua imperterrito a destare timore in Europa (soprattutto dopo il balzo dei contagi, di cui abbiamo parlato qui). La salute pubblica è minacciata anche da una vecchia conoscenza: l’influenza aviaria. A riferirlo è un rapporto realizzato dall’European Food Safety Authority (EFSA), l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e l’EU Reference Laboratory for Avian Influenza.

Epidemia di aviaria: dove e quando è scoppiata

Quella che si è registrata nell’estate 2022 in Europa e Gran Bretagna è una vera e propria epidemia di aviaria. Addirittura la più grande mai vista nel Vecchio Continente, se si considera il biennio 2021-2022. Complice anche la pandemia Covid, che ha catalizzato la totalità dell’attenzione di autorità sanitarie e cittadini, è stata abbassata la guardia sul virus trasmesso dai pennuti all’uomo.

Tra l’anno scorso e il 2022 sono stati abbattuti quasi 50 milioni (47,7 per la precisione) di uccelli affetti da aviaria, per un totale di oltre 2.500 focolai acclarati. L’EFSA ha parlato di una diffusione geografica “senza precedenti”, dalla Norvegia al Portogallo. Nell’autunno del 2021 il virus H5N1, responsabile dell’aviaria, è arrivato per la prima volta in Nord America, causando gravi epidemie nel pollame del Canada e degli Stati Uniti e uccidendo grandi quantità di volatili selvatici (focolai sono stati segnalati anche ad aprile in Usa e Cina, come avevamo spiegato qui).

I numeri dell’aviaria

I dati resi noti dal report sono relativi a 37 Paesi europei. Gli esperti parlano di 187 rilevamenti del contagio in uccelli in cattività. Solo tra giugno e settembre 2022 sono stati segnalati 788 casi di virus HPAI (High Pathogenic Avian Influenza, influenza aviaria ad alta patogenicità). La maggior parte dei contagi (710) riguarda uccelli selvatici, mentre gli altri sono stati segnalati nel pollame (56) e in volatili in cattività (22).

Quali rischi per l’uomo?

Nonostante il numero eccezionale di casi recentemente rilevati, nonché i numerosi eventi di trasmissione a diverse specie di mammiferi, “per fortuna non ci sono state infezioni umane durante i recenti focolai di influenza aviaria nello Spazio economico europeo”, ha osservato la direttrice dell’ECDC Andrea Ammon. Il rischio per gli esseri umani nel mondo, nonostante un piccolo numero di contagi asintomatici, resta “a livelli bassi”. L’EFSA valuta come “trascurabile” il rischio di trasmissione all’uomo attraverso l’esposizione di prodotti derivati da pollame contaminato.

Tuttavia il rischio zero non esiste, come abbiamo sperimentato nostro malgrado col Covid. Ci sono gruppi di persone, principalmente quelli che lavorano nel settore animale, che “risultano maggiormente a rischio di esposizione ad animali infetti. È fondamentale che medici, esperti di laboratorio ed esperti di salute, sia nel settore animale che umano, collaborino e mantengano un approccio coordinato. È necessaria vigilanza per identificare le infezioni da virus influenzali il prima possibile e per informare le valutazioni del rischio e l’azione di salute pubblica”.

Cos’è l’aviaria

Individuato nel 1996 in Asia e diffusosi in Europa e Africa nei primi Anni 2000, il virus aviario colpisce soprattutto le specie selvatiche. Da qui la pericolosità epidemiologica, legata alle abitudini migratorie di questi uccelli, che permettono dunque al virus di diffondersi e contagiare pennuti di altri Paesi. Come riporta il Ministero della Salute, la cosiddetta “aviaria” rappresenta un’infezione virale che si diffonde normalmente tra gli uccelli e che, sporadicamente, può infettare anche le persone. I sintomi possono variare da una lieve infezione delle vie respiratorie superiori (febbre e tosse) a una grave polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto (difficoltà respiratoria), shock e (in casi rarissimi) persino la morte.

I virus influenzali veicolati da animali come maiali o uccelli possono infettare gli esseri umani, causando malattie da lievi a molto gravi, spiega l’ECDC nelle sue nuove linee guida. “Questi virus possono potenzialmente incidere gravemente sulla salute pubblica”, come è successo durante le epidemie di aviaria H5N1 in Egitto o H7N9 in Cina. O ancora con la pandemia di H1N1 del 2009, provocata da un virus inizialmente diffuso dai maiali all’uomo.