Il Covid fa male anche al cuore: cosa è emerso dallo studio

Secondo una ricerca americana chi contrae l'infezione corre un rischio più elevato di subire eventi cardiovascolari gravi come infarto o ictus

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Redazione

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Che gli effetti del Covid si ripercuotano nell’organismo anche oltre i polmoni è ormai noto da tempo. Ma uno studio americano ha adesso approfondito il legame tra l’infezione e i problemi al cuore. Gli scienziati analizzando il tessuto cardiaco di pazienti contagiati e le conseguenze su un topo da laboratorio hanno evidenziato come il virus sia in grado di generare stress ossidativo, infiammazione, alterazione dei battiti e compromissione della funzione di pompa di sangue e ossigeno ai tessuti.

Gli effetti del Covid sul cuore: lo studio

Lo studio è stato presentato nel corso del 67esimo meeting annuale della Biophysical Society a San Diego, in California. A curare la ricerca il cardiologo e professore di biofisica alla Columbia University Andrew Marks insieme ad altri colleghi.

Dai risultati è emerso che i problemi cardiaci provocati dal Covid possono essere potenzialmente letali. Rispetto ai non infettati, gli individui che hanno contratto il virus corrono un rischio del 55% maggiore di subire un evento cardiovascolare grave come infarto o ictus. Ma hanno anche più probabilità di manifestare altri problemi minori, come aritmie o miocardite, ossia l’infiammazione del muscolo cardiaco.

Qui abbiamo parlato delle alterazioni del virus sul cervello.

Il meccanismo all’origine dei disturbi

L’equipe del dottor Marks ha osservato nei pazienti Covid oggetto del campione aumenti significativi dello stress ossidativo e segnali infiammatori del tessuto cardiaco. Il principale meccanismo alla base dei disturbi risiederebbe nelle modifiche di una proteina chiamata RyR2, responsabile della regolazione dei livelli di ioni calcio nel cuore.

E proprio il calcio è necessario ai muscoli del corpo per contrarsi. Il cuore lo utilizza per esempio per la contrazione coordinata di atri e ventricoli. Quando l’equilibrio dell’elemento salta, possono quindi insorgere aritmie e insufficienza cardiaca. Al fine di comprendere meglio i danni che il virus provoca al “motore” dell’organismo i ricercatori hanno analizzato un modello di topo infettato.

Nel tessuto cardiaco del roditore hanno visto varie alterazioni, tra cui infiltrazione di cellule immunitarie, accumulo di collagene indicativo di lesioni, morte di cellule cardiache e formazione di coaguli di sangue. Gli studiosi hanno inoltre misurato come mutava il proteoma cardiaco, ossia l’insieme delle proteine espresse dalle cellule del cuore, evidenziando un quadro simile a quello osservato nei pazienti Covid umani.

I vantaggi della ricerca su Covid e cuore

Andrew Marks ha spiegato che “più consapevolezza si guadagna intorno ai meccanismi specifici di una malattia, e più è probabile che si riesca a migliorare la cura dei pazienti”. Da qui l’importanza di rendere consapevoli i medici dei cambiamenti cardiaci legati al Covid. Attraverso la ricerca, ha precisato, si può arrivare a comprendere cosa provoca i disturbi e quindi cercare di risolverli.

Infatti avere le prove dei cambiamenti che l’infezione causa a livello molecolare dentro al cuore può consentire di indicare precise terapie farmacologiche, aiutando gli stessi operatori sanitari a diagnosticare e trattare le problematiche nella maniera più efficace.

“Inoltre – ha aggiunto lo scienziato – vederci più chiaro sulle complicanze cardiache del Covid può aiutare i funzionari della sanità pubblica a prendere decisioni più informate su come rispondere alla pandemia, soprattutto per quanto riguarda i gruppi di persone più vulnerabili”.

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