Taglio alle liste d’attesa della Sanità, le Regioni potranno usare i fondi Covid non spesi

Un emendamento al decreto fiscale potrebbe permettere alle Regioni di ridurre le liste d'attesa utilizzando i fondi Covid non spesi

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 19 Novembre 2024 21:57Aggiornato: 19 Novembre 2024 22:25

Il Governo avrebbe presentato un emendamento in Commissione Bilancio al Senato, dove in questi giorni è in discussione il decreto fiscale, per permettere alle Regioni di utilizzare i fondi per l’emergenza Covid-19 non spesi come finanziamento per smaltire le liste d’attesa, appoggiandosi sulla sanità privata per le cure di alcuni pazienti.

La situazione delle liste d’attesa in Italia continua a essere critica e di recente la Corte dei Conti ha criticato la metodologia con cui sono stati assegnati i 2 miliardi stanziati per ridurle tra il 2020 e il 2024. I problemi starebbero soprattutto nel sistema di autocertificazioni che permette alle Regioni di avere i fondi.

Fondi Covid per le liste d’attesa, il piano del Governo

Con un emendamento in Senato, il Governo vorrebbe permettere alle Regioni di riutilizzare i fondi non spesi durante la pandemia da Covid-19 per affrontare il problema delle liste d’attesa degli ospedali, diventato ingestibile in molte parti del Paese. L’idea sarebbe quella di dirottare i pazienti verso la sanità privata, pagando le prestazioni degli specialisti proprio grazie a questi fondi.

Si tratta evidentemente di una misura temporanea ed emergenziale. Non è ancora chiaro come sarà possibile risolvere a livello strutturale il problema senza l’inserimento di un numero massiccio di medici e infermieri all’interno del Sistema sanitario nazionale. Non è stato nemmeno stimato quanti siano i fondi che sono effettivamente rimasti dall’emergenza Covid. Diversi report, tra ministeri e Corte dei Conti, affermano che le Regioni non hanno utilizzato questo denaro in maniera efficiente, ma segnalano anche una grave disomogeneità sul territorio nazionale.

La scadenza per utilizzare questi fondi sarà il 31 dicembre 2025, quando i fondi ancora non spesi dovrebbero essere restituiti allo Stato centrale. Le stime dei fondi non spesi in totale da tutti gli enti locali per l’emergenza Covid parlano di 1,5 miliardi di euro ma non è chiaro quanti di questi siano in mano alle Regioni.

I problemi dei fondi per le liste d’attesa

Proprio mentre il Governo di Giorgia Meloni faceva questa proposta, la Corte dei Conti ha diffuso un’analisi sull’utilizzo dei fondi per ridurre le liste d’attesa tra il 2020 e il 2024. Si tratta in tutto di circa 2 miliardi di euro, che secondo la Corte non sono stati sfruttati in maniera ottimale.

“Il controllo sull’attuazione delle misure assunte durante l’emergenza pandemica, con oltre 2 miliardi di euro stanziati per la riduzione delle liste d’attesa tra il 2020 e il 2024, ha evidenziato criticità nella metodologia adottata, basata su dati autocertificati da parte di Regioni e Province autonome che appaiono non omogenei, stante il mancato utilizzo di flussi informativi nazionali e di sistemi informativi strutturati, allo stato non disponibili” recita il comunicato diffuso dalla Corte dei Conti.

“Il documento evidenzia le difficoltà incontrate dal ministero stesso nello svolgimento delle attività di coordinamento e monitoraggio, sia sul versante della verifica dell’avvenuta programmazione, sia per quanto attiene alla capacità delle autonomie territoriali nel comunicare tempestivamente il grado di raggiungimento degli obiettivi da esse programmati” prosegue il comunicato, segnalando quindi difficoltà non solo a livello di enti locali, ma anche per quanto riguarda il coordinamento ministeriale delle operazioni.