Come funziona RESIL-Card, il piano anti-crisi per le emergenze sanitarie

Il progetto RESIL-Card ha appena compiuto un anno e vuole studiare quanto e come il sistema sanitario italiano (e non solo), saprà rispondere ad un’eventuale emergenza sanitaria o ambientale.

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 2 Gennaio 2025 11:00

Ce lo chiediamo spesso. Come potrebbe reagire la sanità di fronte ad un altro evento inatteso come una pandemia? E soprattutto, quali potrebbero essere le risposte delle strutture in tempi di crisi e difficoltà concentrate, anche e soprattutto considerando le principali sfide sanitarie, come le malattie cardiovascolari?
Trovare una risposta non è facile. Ma aumentano le segnalazioni di iniziative scientifiche e sanitarie che puntano proprio ad offrire strumenti validi in questo senso, al fine di poter misurare in anticipo cosa potrebbe accadere. In questo solco si muove il progetto RESIL-Card, che ha appena compiuto un anno. E punta diritto sulle capacità di risposta nella gestione e nell’assistenza delle patologie come infarti, ictus e scompensi cardiaci.

Misurare la resilienza

Come detto, l’obiettivo di questa iniziativa è cercare di comprendere quanto e come il sistema sanitario italiano (e non solo), saprà rispondere ad un’eventuale emergenza sanitaria o ambientale.
RESIL-Card, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma EU4Health, mira infatti a mettere a punto uno strumento in grado di misurare la resilienza dei sistemi sanitari, proprio come un dinamometro, dinanzi alle crisi. L’iniziativa coinvolge moltissimi interlocutori che pongono diversi “mattoni”, sia sociali che sanitari.
Per l’Italia, partecipano sul fronte scientifico la Società Italiana di Cardiologia interventistica (GISE), affiancata dall’Unità di ricerca sui servizi e sistemi sanitari del centro medico Amsterdam UMC (Paesi Bassi), dalla rete globale di cardiologi interventisti We CARE (Francia) e dal Servizio sanitario catalano CatSalut (Spagna).

Conclusa la prima fase

“Il progetto RESIL-Card, partito lo scorso anno, ci permetterà di comprendere quali sono i punti deboli dei sistemi sanitari che potrebbero andare in tilt durate una crisi, qualunque essa sia, e di stilare una serie di indicazioni utili per ridurre le vulnerabilità e aumentare la resilienza dell’assistenza e delle cure cardiovascolari – spiega Francesco Saia, cardiologo interventista all’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico Sant’Orsola”.

Il progetto triennale, avviato già da un anno, si articola in tre fasi.
“La prima, conclusa, si è incentrata sull’analisi della letteratura e su uno screening fra gli operatori sanitari che ci hanno permesso di individuare le criticità che hanno impedito l’erogazione regolare delle cure cardiologiche nel periodo pandemico – segnala Alfredo Marchese, responsabile cardiologia interventistica dell’Ospedale S.Maria GVM di Bari. La seconda, conclusa, ha organizzato focus group nelle diverse nazioni coinvolte a cui hanno partecipato le figure che compongono la ‘filiera sanitaria’ e che hanno stabilito i criteri organizzativi per la realizzazione dello strumento di resilienza, il cosiddetto ‘dinamometro’ che prevediamo di aver pronto, almeno in versione preliminare, entro la primavera 2025”.

Le prove sul campo

Siamo ormai vicini alla partenza della terza ed ultima fase dell’iniziativa. Si tratta di una sperimentazione che coinvolgerà professionisti e istituzioni sanitarie dell’Italia e della Catalogna e alla fine verrà stilato un vero e proprio piano anti-crisi, utilizzando l’esperienza portata anche da Pierre Carli, direttore del servizio emergenza-urgenza (SAMU) di Parigi e coordinatore del piano sanitario delle recenti Olimpiadi di Parigi.

Insomma, non si può permettere che quanto avvenuto nei primi mesi della pandemia da Covid-19 si ripeta. E per questo gli esperti stanno lavorando ad un progetto che mira a rafforzare i sistemi sanitari europei nel fornire continuità di cura per la diagnosi e il trattamento dei pazienti cardiovascolari durante le crisi, come pandemie, conflitti o sfide climatiche. L’obiettivo finale del consorzio RESIL-Card (di cui fanno parte tra gli altri l’unità di ricerca sui servizi sanitari e sui sistemi del centro medico Amsterdam UMC, la rete di cardiologi interventisti globali We CARE, appunto la Società italiana di cardiologia interventistica GISE e il servizio sanitario catalano CatSalut) è quindi imparare dalle lezioni della pandemia per mettere a punto uno strumento di valutazione della resilienza innovativo da applicare ai percorsi di cura cardiovascolare europei. Questo strumento supporterà gli stakeholder dei sistemi di assistenza cardiaca nella valutazione della resilienza dei percorsi di cura, nonché nell’identificazione e nell’affronto delle lacune utilizzando gli standard raccomandati.