Nella quarantaseiesima settimana del 2025 l’incidenza delle sindromi simil-influenzali (ILI) in Italia si attesta a 7,91 casi ogni mille assistiti, un valore inserito nella fascia di intensità bassa. Secondo le stime, i nuovi casi di influenza in Italia sono circa 14 mila. Il monitoraggio è realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso la rete Influnet, che ogni settimana pubblica un aggiornamento sull’andamento dei virus influenzali e respiratori. I dati permettono di osservare l’evoluzione della stagione epidemica in rapporto alle annate precedenti. Anche l’Oms per l’Europa sta analizzando l’evoluzione dell’influenza in tutto il continente valutando i trend e individuando il periodo più temuto da tutti, quello relativo al picco di influenza.
Quando è previsto il picco di influenza
Il valore di 7,91 casi ogni mille assistiti rappresenta il picco più alto registrato finora nella stagione 2025-2026. Nelle settimane precedenti l’incidenza era rimasta al di sotto di questa soglia, segnalando un progressivo incremento tipico dell’inizio della stagione influenzale. Nel confronto con la serie storica, il dato resta lontano dal picco più elevato degli ultimi anni: nella cinquantaduesima settimana della stagione 2023-2024 l’incidenza aveva raggiunto i 18,45 casi ogni mille assistiti.
L’andamento attuale appare quindi più contenuto, pur mostrando segnali di crescita da monitorare nelle prossime settimane. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa “La stagione influenzale è iniziata circa 4 settimane prima del solito e sulla base delle tendenze precedenti, si prevede che questa stagione raggiungerà il picco di circa il 50% di positività tra fine dicembre e inizio gennaio”.
Le differenze regionali: dove l’incidenza è più alta
Il quadro geografico dell’Istituto Superiore della Sanità mostra un’intensità variabile sul territorio. La regione con l’incidenza più elevata è il Piemonte, che raggiunge 8,83 casi ogni mille assistiti. Si tratta del valore più alto a livello nazionale nella settimana analizzata. Diverse regioni rientrano nella fascia di intensità bassa: Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Sicilia, Abruzzo, Lombardia, Puglia, Lazio, Sardegna, Toscana e Marche. Al livello basale si collocano Umbria, Molise, Campania, Provincia autonoma di Trento, Liguria, Basilicata, Veneto, Provincia autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta.
Per quanto riguarda le variazioni settimanali, la Puglia registra la flessione più contenuta, con un calo di 0,15 punti (da 8,3 a 8,15). L’aumento più significativo riguarda la Provincia autonoma di Bolzano, che passa da 2,87 a 6,59, con una crescita di 3,72 punti.
Le fasce d’età più colpite
Come accade ogni anno, i dati confermano l’impatto maggiore tra i più piccoli. I bambini in età pediatrica registrano l’incidenza più alta, pari a 25,68 casi ogni mille assistiti, un valore nettamente superiore a quello osservato nelle altre categorie.
Segue la fascia dei bambini e dei preadolescenti, con 7,99, mentre adolescenti e adulti si attestano a 7,59. L’incidenza più bassa riguarda gli anziani, pari a 4,76 casi ogni mille assistiti. Queste differenze ovviamente riflettono la maggiore esposizione di bambini e adolescenti soprattutto considerando i contesti scolastici e di socialità. In queste situazione la trasmissione delle infezioni respiratorie avviene più facilmente.