Diabete, l’Ema approva l’insulina settimanale: le iniezioni annuali passano da 365 a 52

L'Ema ha autorizzato l'insulina settimanale per i pazienti affetti da diabete con lo scopo di migliorare la qualità della loro vita: i dati in Italia e il sommerso

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 28 Maggio 2024 21:39

L’Ema, Agenzia europea per i medicinali, ha concesso l’autorizzazione per la prima insulina settimanale al mondo per il trattamento dei pazienti adulti con diabete. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita di chi è affetto da questa malattia, andando di fatto a ridurre il numero di somministrazioni di insulina, che da giornaliere diventano settimanali.

Diabete, l’Ema approva l’insulina settimanale

L’Ema, nel comunicare la propria autorizzazione alla prima insulina settimanale per diabete al mondo, ha parlato di “una novità senza precedenti a distanza di 101 anni dalla scoperta dell’insulina”. Questo progresso del campo scientifico “potrà impattare positivamente sulla gestione del diabete e potrà cambiare la qualità di vita dei pazienti. Perché in un anno, da un minimo di 365 iniezioni si passa a 52“.

I problemi legati all’insulina quotidiana

Così come sottolineato dal gruppo farmaceutico danese Novo Nordisk, l’iniezione quotidiana di insulina nei pazienti con diabete riscontra dei problemi pratici non trascurabili.

“Oggi – dice l’azienda – la terapia insulinica prevede che il paziente si somministri l’insulina almeno una volta al giorno, con un impatto che va dalla gestione della terapia stessa alla sfera sociale, lavorativa e psicologica della persona con diabete e della sua famiglia. Un aspetto legato in particolare alla necessità di monitorare la malattia quotidianamente, programmando di conseguenza l’intera giornata. Il numero di iniezioni – ha aggiunto – può rappresentare un ostacolo importante in termini di qualità di vita e di aderenza alla terapia. I dati mostrano infatti che il 50 per cento delle persone con diabete che necessitano di terapia insulinica ritardano di oltre 2 anni l’inizio del trattamento, con ripercussioni sulla gestione della patologia e delle sue complicanze”.

Al potenziale miglioramento della qualità di vita dei pazienti, si aggiunge anche il fatto che la riduzione delle iniezioni porterà degli evidenti benefici anche in termini di sostenibilità ambientale, con una netta riduzione delle emissioni di CO2.

L’insulina settimanale

Nella nota dell’Ema si legge che “negli studi clinici di fase 3 l’insulina settimanale ha permesso una riduzione della glicemia (misurata come variazione dell’emoglobina glicata HbA1c) rispetto all’insulina basale giornaliera, favorendo il controllo glicemico nelle persone con diabete di tipo 2″. A questo si aggiunge che le malattie croniche, come appunto il diabete, possono avere un enorme impatto negativo sulle relazioni sociali del paziente, con la riduzione delle iniezioni che potrebbe portare a un netto miglioramento dello stile di vita.

Dati sul diabete in Italia

L’approvazione dell’insulina settimanale da parte dell’Ema interessa non poco l’Italia dove, secondo i dati ufficiali, circa il 6 per cento della popolazione soffre di diabete (circa 4 milioni di persone). Si tratterebbe, inoltre di un dato sottostimato, con le mancate diagnosi che sarebbero circa 1,5 milioni.

Per il professor Riccardo Candido, presidente dell’Associazione medici diabetologi (AMD) “l’approvazione da parte dell’EMA della nuova insulina a somministrazione settimanale prefigura una rivoluzione per le persone con diabete in terapia insulinica”. “La riduzione della frequenza delle iniezioni, semplificando il trattamento – ha aggiunto – promette di migliorare l’aderenza terapeutica, consentendo in definitiva un migliore controllo glicemico. Inoltre, la frequenza delle iniezioni di insulina è sempre stata una delle cause dell’annoso problema dell’inerzia terapeutica in diabetologia, spesso dovuta proprio a professionisti e pazienti che ritardavano l’avvio della terapia insulinica, preoccupati della complessità del percorso di cura”.