Covid, da Wuhan a variante Arturo passando per Omicron. “Sì, siamo a fine pandemia”

Lo studio italiano pubblicato sulla rivista 'European Journal of Internal Medicine'. "Si va verso una nuova era in cui il virus pian piano ridurrà le sue caratteristiche di diffusività e letalità".

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Redazione

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Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità si prepara, nelle prossime settimane, a decretare la fine dello stato pandemico relativo al Covid-19, uno studio tutto italiano conferma che il passaggio del virus per la strada delle diverse varianti emerse sta portando alla graduale endemizzazione dello stesso, secondo l’ipotesi che la competizione tra nuove varianti del Sars-CoV-2 possa portare alla riduzione, seppure graduale, di mutazioni minacciose per l’uomo.

Lo studio italiano

E0′ dunque probabile che la ‘zuppa’ di varianti Covid in cui ci troviamo immersi oggi, a oltre 3 anni dalla comparsa di Sars-CoV-2, ci possa portare fuori dalla pandemia. “È verosimile che ci stiamo dirigendo verso una nuova era in cui il virus pian piano ridurrà le sue caratteristiche di diffusività e letalità”. Punta sulla competizione tra varianti come fattore in grado di decretare la fine dell’incubo Covid l’ipotesi prospettata da due studi italiani condotti da scienziati dell’università degli Studi dell’Insubria, come spiega Fabio Angeli, docente di Malattie dell’apparato cardiovascolare, che ha coordinato il gruppo di ricerca. Il lavoro degli esperti è pubblicato sulla rivista ‘European Journal of Internal Medicine’ e si concentra sulle varianti di Sars-CoV-2 in un viaggio dal virus Wuhan ad Arturo, l’ultima ‘figlia’ di Omicron (un ricombinante) che sta guadagnando terreno in particolare in alcune aree come l’India.

La ‘competizione’ tra varianti

Le analisi dei ricercatori italiani aprono all’ipotesi che la competizione tra nuove varianti del Sars-CoV-2 possa portare alla riduzione, seppure graduale, di mutazioni minacciose per l’uomo. Uno dei due lavori è uscito oggi e analizza l’evoluzione del virus dal 2020 ai tempi odierni, raccontando proprio come, negli ultimi mesi, le nuove varianti siano entrate in competizione tra loro, aprendo un nuovo scenario di speranza. Lo studio fa seguito a un articolo uscito nelle settimane scorse sempre sull’European Journal of Internal Medicine, nel quale gli studiosi avevano preso in esame gli effetti delle mutazioni sulla variante Kraken. Entrambi i lavori sono firmati da Angeli con Martina Zappa, biotecnologa dell’università dell’Insubria, e Paolo Verdecchia, ricercatore cardiovascolare di Perugia.

“Nonostante il fatto che il meccanismo responsabile dell’infezione sia rimasto sostanzialmente immutato, l’evoluzione del virus osservata negli ultimi tre anni – commenta Angeli all’Adnkronos – è stata caratterizzata da numerose mutazioni che di fatto sono entrate in ‘guerra’ tra di loro. Ma negli ultimi mesi, questa competizione non ha portato alla dominanza assoluta di particolari varianti. Attualmente lo scenario pandemico è caratterizzato da un ‘brodo’ di diverse varianti, che fa ipotizzare (grazie ai risultati di complessi modelli matematici) una graduale riduzione nel tempo della probabilità di nuove mutazioni responsabili di maggiore diffusione ed aggressività del virus”.

Lo studio dell’Insubria sta quindi ipotizzando che la competizione tra varianti possa decretare la fine della pandemia? “È verosimile – ribadisce Angeli – che ci stiamo dirigendo verso una nuova era in cui il virus pian piano ridurrà le sue caratteristiche di diffusività e letalità. Questa ipotesi dovrà essere valutata nel tempo, continuando a monitorare il Sars-CoV-2 e cercando di spiegare gli effetti delle restrizioni e della vaccinazione anti-Covid sulle mutazioni e caratteristiche del virus”.