Bonus di 1.800 euro ai medici che riducono ricette e visite specialistiche

L’Ausl di Modena premia con 1.800 euro i medici che riducono visite ed esami non necessari. Tra elogi per l’efficienza e dubbi etici crescenti

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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Un incentivo economico per i medici di base che riducono il numero di visite specialistiche ed esami considerati non appropriati. È questa la misura introdotta dall’Ausl di Modena, siglata con i medici di medicina generale attraverso la Fimmg. Sta già sollevando il dibattito tra entusiasmo e forti perplessità.

Il bonus da 1.800 euro

Il meccanismo è semplice: per ogni paziente assistito, il medico riceverà 1,2 euro all’anno se riuscirà a contenere le prescrizioni di determinate prestazioni entro una soglia di circa il 25% in meno rispetto ai livelli del 2024.

Considerando che uno studio medico ha in media 1.500 assistiti, il premio massimo per il dottore potrebbe arrivare a 1.800 euro annui.

Le prestazioni coinvolte sono dodici e includono visite in ambiti come dermatologia, gastroenterologia, oculistica, urologia, e esami come TAC, risonanze magnetiche, gastroscopie e colonscopie.

La dichiarazione dell’Ausl

L’obiettivo dichiarato dall’Ausl non è una riduzione indiscriminata, ma una spinta verso una maggiore “appropriatezza prescrittiva”. Come spiegato dal direttore generale, Claudio Vagnini, l’intento è

prescrivere meglio per i pazienti giusti.

L’iniziativa punta a un uso più efficiente delle risorse, incentivando i medici a prescrivere solo ciò che è veramente necessario, anche quando questo significa dover spiegare a un paziente perché un esame richiesto non è indispensabile.

Il provvedimento, definito dal dg come innovativo, regola tuttavia, su ammissione dello stesso Vagnini:

una parte molto difficile della relazione medico-paziente.

Al centro della delibera, già adottata in alcune province del Veneto, i medici di base che si trovano spesso su richiesta dei pazienti a compilare la famosa ricetta rossa dopo che i pazienti si sono rivolti a specialisti.

Non sempre però, secondo il segretario provinciale della Fimmg e storico medico di base di Pavullo Dante Cintori, quelle visite sono necessarie:

Non c’è bisogno di fare una visita dermatologica tutti gli anni se non ci sono nei potenzialmente maligni. Oppure di fare tre TAC a un malato oncologico nell’ultimo mese di vita. Questi sono solo esempi per entrare nel merito e capire meglio di cosa parliamo. Nessuno nega ai pazienti visite quando sono necessarie. Anzi, a Modena abbiamo un catalogo urgenze che funziona benissimo, in questi casi entro 10 giorni riusciamo a garantire una visita.

Polemiche dalla Regione

Non tutti i medici, tuttavia, hanno accolto positivamente l’accordo. Alcuni esprimono scetticismo, sottolineando come molti fattori che influenzano le prescrizioni, come le indicazioni degli specialisti o le insistenze dei pazienti, siano fuori dal loro diretto controllo. Senza contare che in Italia si spende già poco sulla prevenzione.

La polemica è arrivata anche in Regione Emilia-Romagna, con un’interrogazione di Fratelli d’Italia, a prima firma di Annalisa Arletti.

Il partito chiede alla Giunta:

un’attenta riflessione (e chiarire) se intende estendere tale modello anche in altre Aziende sanitarie.

Il punto più critico sollevato dall’opposizione riguarda proprio la relazione di fiducia tra dottore e paziente. Come ha sottolineato Annalisa Arletti:

Il provvedimento rischia di minare la fiducia del cittadino nei confronti del medico il quale, agli occhi del paziente, potrebbe assumere decisioni per andare nella direzione di percepire l’incentivo economico.

La notizia arriva proprio a ridosso della pubblicazione dei dati Agenas sul turismo sanitario in Emilia-Romagna, diventata la prima regione di arrivo per pazienti di tutta la Penisola.